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Adozioni, ma come deve essere un ente serio?

Paola Crestani è la presidente del Ciai, la prima realtà in Italia - era il 1968 - a promuovere l’adozione internazionale. I dubbi sulla trasparenza, serietà e affidabilità degli enti autorizzati espressi dalla presidente della Commissione Adozioni Internazionali, l'hanno portata a fare alcune riflessioni. Ecco i suoi 7 consigli

di Paola Crestani

La settimana scorsa la presidente della Commissione Adozioni ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui ha detto che «ci sono enti seri ed altri che hanno avuto una gestione discutibile», ed invita le famiglie ad «affidarsi ad un ente serio». Tralasciando i commenti sulla gravità di dichiarazioni di questo tipo fatte dalla presidente dell’istituzione che dovrebbe garantire la serietà di tutti gli enti che autorizza, mi sono domandata: ma come faranno le famiglie ad «affidarsi ad un ente serio»? Come riusciranno ad orientarsi nella loro scelta? Insomma, come deve essere un ente serio?

È una domanda che mi sono sentita fare moltissime volte da amici e conoscenti che, sapendo del mio interesse nel campo delle adozioni internazionali, si rivolgono a me per avere qualche consiglio. Ho provato allora a stendere una lista dei requisiti che dovrebbe avere un ente serio, un lista non istituzionale, non un “regolamento” degli enti, ma una serie di consigli che darei agli amici che devono mettersi alla ricerca di un ente a cui affidare una delle cose più preziose della vita: il destino di un figlio.

Un ente serio deve essere trasparente: deve dare tutte le informazioni che chiedete, nel modo più chiaro ed esaustivo possibile. Diffidate di chi vi dice solo cose positive: l’adozione, come ogni genitorialità, non è tutta rose e fiori, le situazioni dei bambini che vengono segnalati per l’adozione internazionale sono sempre più complesse e i tempi di attesa, che dipendono in gran parte dal Paese di provenienza, possono essere anche molto lunghi. L’ente trasparente dovrebbe pubblicare tutte le informazioni generali dell’ente sul sito: lo statuto, i bilanci, i dati delle adozioni, la carta dei servizi con i costi della pratica di adozione. Le informazioni devono essere chiare e leggibili, non serve uno statistico per spiegare che i dati più sono aggregati e meno sono comprensibili.

Un ente serio deve essere coerente: le informazioni che vengono date devono poi corrispondere a quanto accade nella realtà. Certamente tante cose cambiano nel lungo tempo che serve per condurre a termine un’adozione (i Paesi chiudono, cambiano leggi o linee guida, aumentano i costi di certi servizi), ma non dovrebbe mai succedere che vengano chiesti soldi per voci non previste o per attività diverse da quelle di adozione.

Un ente serio deve essere scrupoloso: il futuro di un bambino è una cosa seria e l’ente deve garantire attenzione a tutti gli aspetti della pratica. In particolare la scrupolosità è importante per quanto riguarda la verifica della situazione psico-fisica del bambino che viene segnalato e che potrebbe diventare vostro figlio. Spesso le notizie che mandano i Paesi non bastano per avere un quadro sufficientemente chiaro, l’ente serio deve fare degli approfondimenti, anche se questo può comportare dei tempi più lunghi.

Un ente serio deve essere professionale: è importante che il personale dell’ente sia professionalmente preparato e adeguato al ruolo che ricopre. La sola qualifica di genitore adottivo non è sufficiente per svolgere attività di adozione, serve preparazione ed esperienza. Il confronto con altri genitori adottivi è sempre utile ma non c’è bisogno di un ente autorizzato per quello: esistono le associazioni familiari, i blog, o altri luoghi di confronto “tra pari”, molto utili ma con un obiettivo ed un ruolo diverso.

Un ente serio deve essere radicato sul territorio: sia in Italia, dove le linee guida prevedono una sede effettiva almeno in ogni macroarea di riferimento, in modo da poter essere raggiunta agevolmente dagli utenti, ma soprattutto all’estero. Deve avere una sede nel Paese in cui andate a prendere il vostro bambino, con personale qualificato e preparato. Per maggiore garanzia di correttezza delle procedure il personale all’estero dovrebbe sempre essere stipendiato e non pagato “a pratica”.

Un ente serio deve essere attento e vicino: vi deve seguire da vicino in tutte le fasi della procedura. Deve dare risposte e magari proporre momenti di confronto durante il periodo dell’attesa, l’abbinamento deve essere fatto in modo professionale, di persona (non si cambia la vita delle persone con una telefonata o via mail!), deve garantire di seguirvi adeguatamente per il tempo della permanenza all’estero e durante il momento del primo incontro con il vostro bambino, un periodo molto delicato in cui dovete poter contare su un supporto – anche dall’Italia se serve – ogni volta che ne abbiate bisogno.

Un ente serio vi segue anche dopo l’adozione: l’avventura dell’adozione non finisce con l’arrivo in famiglia del vostro bambino ma da li comincia e dura tutta la vita. I momenti di necessità possono essere tanti e dovete poter contare sempre sul sostegno dell’ente a cui vi siete affidati che deve garantire servizi di supporto post-adozione non solo per i primi periodi dopo l’adozione ma in qualsiasi momento della vita, in particolare durante le fasi più sensibili dell’inserimento a scuola e dell’adolescenza.

Un ente serio dovrebbe poter contare su di un’istituzione seria che ne verifica l’adeguatezza e lo sostiene nel suo lavoro. Ma questa è tutta un’altra storia.

Foto by QAIS USYAN/AFP/Getty Images


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