Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Medici senza Frontiere dice basta ai fondi UE

“Europa vergogna” sembra gridare la dichiarazione di Medici senza Frontiere che venerdì ha annunciato di non voler più accettare fondi da parte dell'Unione Europea e dei suoi stati membri, per sottolineare il dissenso con le politiche migratorie dell’UE

di Ottavia Spaggiari

Medici Senza Frontiere non prenderà più fondi da parte dell'Unione Europea e dei suoi stati membri. Una decisione, annunciata venerdì a Bruxelles, che suona come una denuncia delle politiche migratorie Europee e dell’accordo UE/Turchia.

Più di 8.000 persone, tra cui centinaia di minori non accompagnati, sono bloccate sulle sole isole greche come diretta conseguenza dell’accordo.

Tra le 49mila e le 50mila persone sono invece bloccate sulla terraferma in attesa del procedimento per la richiesta d’asilo, ricollocamento o ricongiungimento famigliare. Si tratta di persone che, come si legge nel comunicato stampa di MSF, “hanno vissuto in condizioni disastrose, in campi sovraffollati, a volte per mesi. Temono un ritorno forzato in Turchia e sono ancora prive di assistenza legale, la loro unica difesa contro un’espulsione collettiva.” La maggior parte di esse è fuggita dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan.

Il pacchetto finanziario dell’accordo UE-Turchia prevede un miliardo di euro in aiuti umanitari ma, secondo MSF, nonostante vi siano dei bisogni reali in Turchia, un paese che ospita attualmente quasi tre milioni di rifugiati siriani, questi aiuti sono stati negoziati come una ricompensa per l’impegno nel controllo delle frontiere, piuttosto che sulle reali esigenze delle persone. “Questa strumentalizzazione degli aiuti umanitari è inaccettabile,” secondo MSF.

L’annuncio arriva tre settimane dopo lo smantellamento di Idomeni, al confine tra Grecia e Fyrom, il campo informale più grande d’Europa dove, come avevamo raccontato, proprio MSF costituiva la presenza umanitaria più ingente, con uno staff di circa 200 persone e due cliniche da campo, di cui una interamente dedicata alle donne, le vittime più frequenti di violenze e abusi durante il viaggio per arrivare in Europa.

In Italia, MSF non riceve fondi istituzionali e tutti i fondi raccolti provengono da donazioni private. A livello internazionale, i fondi raccolti da MSF derivano per il 92% da donazioni private, mentre una parte minoritaria di risorse, che vengono utilizzate in programmi specifici, proviene anche da fondi istituzionali.

“Per mesi MSF ha denunciato la vergognosa risposta europea, concentrata sulla deterrenza invece che sulla necessità di fornire alle persone l’assistenza e la protezione di cui hanno bisogno”, dichiara Jerome Oberreit, segretario generale internazionale di Medici Senza Frontiere. “L'accordo UE-Turchia ha messo in pericolo il concetto stesso di ‘rifugiato’ e la protezione che offre”.

Secondo MSF, “l'accordo UE-Turchia costituisce un pericoloso precedente per altri Paesi che ospitano rifugiati, perché lascia intendere che prendersi cura di chi è costretto ad abbandonare la propria casa è facoltativo e che ci si può comprare un’alternativa per non fornire asilo. Il mese scorso, il governo keniota ha citato la politica europea sulla migrazione per giustificare la decisione di chiudere il più grande campo profughi del mondo, Dadaab, rimandando in Somalia chi ci vive. Allo stesso modo, l’accordo UE-Turchia non fa nulla per incoraggiare i paesi che confinano con la Siria, che già ospitano milioni di rifugiati, ad aprire le frontiere a chi ne ha bisogno.”

L’organizzazione è inoltre estremamente critica rispetto alla nuova proposta presentata la scorsa settimana dalla Commissione europea, per tenere sotto controllo i flussi migratori: “Gli accordi imporrebbero infatti tagli commerciali e agli aiuti allo sviluppo per quei paesi che non arginano la migrazione verso l'Europa o che non facilitano i rimpatri forzati, premiando quelli che lo fanno. Tra questi potenziali partner ci sono la Somalia, l'Eritrea, il Sudan e l'Afghanistan – quattro dei primi dieci paesi di origine dei rifugiati.”

“Il tentativo dell'Europa di esternalizzare il controllo della migrazione sta avendo un effetto domino, con frontiere chiuse lungo tutto il tragitto fino in Siria. Le persone non hanno più alcun posto dove andare e questa situazione peggiora sempre di più”, ha aggiunto Jerome Oberreit. "La situazione di oggi ad Azaz, dove 100.000 persone sono bloccate tra il confine chiuso e la linea del fronte, diventerà la regola invece che una pericolosa eccezione?”

Foto: GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA