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Economia & Impresa sociale 

Legacoop alla sfida del nuovo welfare

La presentazione della nuova Area Welfare di Legacoop Toscana è stata l'occasione per un dibattito serio e approfondito sul futuro di questo mondo. Lusetti: «Abbiamo davanti a noi opportunità enormi». Come coglierle? Il resoconto dei passaggi principali del dibattito

di Redazione

Non è stato un convegno di routine quello organizzato da Legacoop Toscana sotto il titolo di “Orizzonti di welfare”. Tutt’altro. L’occasione è stata la presentazione pubblica della neonata Area Welfare di Legacoop Toscana affidata ad Eleonora Vanni e costituita da 210 cooperative associate: cooperative sociali di tipo A e B (150), cooperative di abitazione (45), cooperative di medici e professionisti della sanità (15) e la società di mutuo soccorso Insieme Salute Toscana, per un totale di quasi 30mila soci). Ma come hanno ricordato il presidente nazionale Mauro Lusetti e con lui il presidente toscano Roberto Negrini «la costituzione di aree multisettoriali all’interno del nostro mondo risponde all’esigenza di rispondere in modo più efficiente ai nuovi bisogni che emergono». «Ci sono spazi enormi che si aprono davanti a noi, che sono opportunità storiche per il mondo cooperativo. Penso», ha continuato Lusetti, «a settori come il socio-sanitario e il welfare aziendale».

Su questi terreni la chiave di volta è l’integrazione delle risorse, delle forze in campo e quindi delle filiere produttive. Ragiona Vanni: « Un elemento qualificante e trasversale a tutte le proposte è rappresentato dalla Integrazione tecnologica e dallo sviluppo di competenze. Le tecnologie sono uno strumento fondamentale per ridisegnare i servizi nell’offerta e nelle modalità di fruizione, mettere a sistema e rendere tracciabile e più efficiente la gestione, creare le condizioni per nuovi modelli di relazione che incentivano e rinnovano lo scambio fra le persone. Una sfida che mette al centro le risorse umane e le competenze integrate: cultura digitale per qualificare gli operatori dei servizi alla persona, ma anche per i manager cooperativi nell’ottica dell’investimento e della promozione dei lavoratori delle cooperative troppo spesso svalutati da stereotipi e da un senso comune negativo».

Sempre Vanni: «Tutto questo fa parte di una “cassetta degli attrezzi” utile alla qualità del lavoro che facciamo, ma non può prescindere da un “orizzonte di senso” che deve essere rinnovato, deve far parte del bagaglio culturale delle governance cooperative».

Un approccio che l’assessore regionale alla salute, al welfare e (non a caso) all’integrazione socio-sanitaria Stefania Saccardi condivide in pieno. «Badate bene», ha esordito, «non siamo di fronte a una scelta, ma ad una strada obbligata: l’amministrazione pubblica non è più nelle possibilità di gestire tutto in casa». Da qui la necessità di costruire rispose in partnership con le forze sociali che il territorio esprime.

L'integrazione fra pubblico e privato sociale non è una scelta, è una strada obbligata. Su cui noi abbiamo molto da dire. Come dimostrano le sperimentazioni che abbiamo messo in campo

Stefania Saccardi (assessore regione Toscana)

Saccardi elenca alcuni terreni su cui la regione Toscana ha già avviato progetti sperimentali in particolare rivolti alla non autosufficienza (pronto badanti ed Rsa per esempio) e ha ricordato come «la nostra amministrazione ha scelto di destinare il 20% delle risorse del Fondo sociale europeo che ci spettano (circa 200 milioni) a politiche sociali costruite in partenariato con le cooperative e il non profit, risorse che prima erano spese sostanzialmente in formazione». «Un passaggio», ha rimarcato, «non certo facile come può immaginare chi conoscer le dinamiche interne alle amministrazioni pubbliche».

L'integrazione da sola non puà bastare. Sull'orizzonte del modello cooperativo ci sono tre sfide: la co-progettazione disegnata sui bisogni; l'apertura verso mondi altri e nuove professionalità e infine il cambio di management

Paolo Venturi (direttore di Aiccon)

Infine il direttore di Aiccon Paolo Venturi. «La progettazione della nuova generazione di servizio deve avvenire dentro uno schema che poggia su tre C: servizi comunitari, collaborativi e coesivi». Ma per raggiungere l’obiettivo la cooperazione non si può fermare alla richiesta di maggiore integrazione col pubblico. All’orizzonte, secondo Venturi, ci sono tre sfide: «La prima ha a che fare con i nuovi luoghi della co-progettazione che devono essere disegnati sui bisogni e non sulle esigenze/capacità della committenza; la seconda riguarda il modello di innovazione che deve essere aperto alla contaminazione di nuove professionalità provenienti anche da altri mondi; la terza sfida infine è quella del change management»


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