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Cooperazione & Relazioni internazionali

Basta accusare le ONG!

Dopo Gentiloni, Minniti, Orlando, Boldrini, Grasso, Renzi, tocca a Lia Quartapelle, capogruppo per il PD nella Commissione Esteri della Camera dei Deputati, opporsi alla macchina del fango di cui sono vittime le ONG. Lo fa su Vita.it, ricordando il loro prezioso contributo nella lotta contro la povertà per far fronte alle cause strutturali e alle conseguenze della migrazione.

di Lia Quartapelle

L’insistenza con cui Luigi Di Maio, in una competizione becera con Salvini per qualche voto dell’elettorato leghista, torna sul vergognoso paragone “ONG taxi del mare” mi spinge a valorizzare alcuni aspetti del contributo delle ONG nel dibattito intorno alle politiche migratorie. Lo faccio perché, avendo lavorato a fianco delle ONG prima fuori e poi dentro il Parlamento, ne ho apprezzato il contributo sempre fecondo perché dialettico. Proprio perché non governative queste organizzazioni spesso non hanno condiviso in toto le proposte del governo – o dei partiti di governo – ma hanno sempre dato spunti utili per fare meglio quel lavoro complesso che è la gestione della sfida migratoria.

Va comunque premesso che, come chiarito molto bene dal ministro Minniti, le generalizzazioni fanno male sia alla ricerca della verità che alla reputazione di tanti volontari, verso i quali bisognerebbe mostrare rispetto e gratitudine, che ogni giorno lavorano per salvare centinaia di persone in mare. Non c’è oggi nessun indagato né un reato contestato, ci sono solo ipotesi di lavoro del procuratore Zuccaro a cui devono seguire risultati nel più breve tempo possibile, per chiarire se effettivamente si può procedere con l’apertura di un fascicolo oppure se non ci sono reati da contestare.

Come chiarito molto bene dal ministro Minniti, le generalizzazioni fanno male sia alla ricerca della verità che alla reputazione di tanti volontari.

Le ONG, risorsa preziosa del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo

Le ONG sono preziose parti del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo, ovvero di quel sistema che aiuta a fare fronte alle cause strutturali e alle conseguenze della migrazione.

Il primo contributo che le ONG danno in questa fase è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’educazione alla cittadinanza globale. Nel 2016, secondo i dati raccolti da Open Cooperazione, in Italia sono stati 427.451 i singoli cittadini che con piccoli versamenti hanno dato un contributo economico a una ONG. Se si sommano tutti questi piccoli contributi, si arriva al 47% dei bilanci delle ONG: più che soldi, un capitale di fiducia e condivisione delle modalità e delle finalità con cui operano queste organizzazioni.

In Italia sono stati 427.451 i singoli cittadini che con piccoli versamenti hanno dato un contributo economico a una ONG.

Nel loro lavoro di raccolta fondi le ONG svolgono anche un preziosissimo sforzo di sensibilizzazione (prima di versare, devi sapere che ci sono dei bisogni), fondamentale anche perché le nostre politiche siano più coerenti con gli obiettivi di riduzione della povertà a livello globale. Avere cittadini sensibili ai temi della diseguaglianza globale vuole dire avere un appoggio quando si decide di aumentare le risorse per lo sviluppo; quando si introduce una misura come la Tobin Tax; quando ci si dà obiettivi ambiziosi per la riduzione del cambiamento climatico come previsto dagli Accordi di Parigi.

Una presenza indispensabile nei paesi di origine e di transito dei migranti

In secondo luogo, con 2,897 progetti realizzati nel 2016 nei paesi dove operano, queste organizzazioni, da quando esistono, contribuiscono ad affrontare alcune delle cause strutturali che sono alla radice dei movimenti di persone attraverso il Mediterraneo. La povertà endemica, la mancanza di opportunità di lavoro, l’instabilità di molte zone dell’Africa sub-sahariana e del Mediterraneo sono ciò da cui i migranti spesso fuggono.

Le ONG lavorano prevalentemente nei paesi di provenienza e transito – il 91% dei loro dipendenti lavora lì – spendendo un ammontare che sostanzialmente pareggia quello della cooperazione bilaterale (561 milioni di euro all’anno): senza il contributo delle ONG la presenza dell’Italia a contrasto di questi fenomeni sarebbe dimezzata.

Le ONG contribuiscono ad affrontare alcune delle cause strutturali che sono alla radice dei movimenti di persone attraverso il Mediterraneo.

Accuse diffamanti

Infine le ONG, proprio in virtù del loro operato nei paesi del sud del mondo, in questi anni sono state un stimolo importante nella definizione di politiche per la gestione migratoria. I contributi che abbiamo ricevuto non sono sempre stati allineati con la linea governativa o con le scelte europee: spesso le ONG sono state molto critiche di alcune politiche adottate in questi anni. E non perché, come pare adombrare una parte della polemiche sul loro ruolo, sono parte di “chi fa i soldi” sul traffico. La posizione di MSF, per esempio, presentata da ultimo il 4 aprile in audizione alla Camera, è stata molto dura con le politiche dei muri e del blocco navale che secondo l’organizzazione sono in atto nel Mediterraneo perché queste alimenterebbero il traffico illegale di persone.

Accusare queste organizzazioni di connivenza con gli scafisti, o addirittura di approfittare del traffico di persone per guadagnarci, è quindi una posizione ignorante e in malafede.

Accusare queste organizzazioni di connivenza con gli scafisti, o addirittura di approfittare del traffico di persone per guadagnarci, è quindi una posizione ignorante e in malafede. Ed è una posizione pericolosa, perché indebolisce tutti quegli strumenti che abbiamo per strutturare risposte integrate per far fronte alla crisi migratoria: lotta ai trafficanti, intervento sulle cause strutturali delle migrazioni, ma soprattutto fiducia in valori condivisi di solidarietà e umanità.

Foto di copertina: Gabriel Bouys/Getty Images.


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