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Riforma Terzo settore: i fundraiser chiedono una proroga di 6 mesi

Ci scrive il presidente di ASSIF (Associazione Italiana Fundraiser) per spiegare le ragioni della campagna per il rinvio: «Serve un confronto più sereno e approfondito sugli effetti della legge. Se per la fretta di rispettare i termini si promulgassero norme non chiare, ci troveremmo ad applicare assieme le brutte norme di ieri e le poco chiare norme di domani»

di Luciano Zanin

Perché noi, fundraiser e comunicatori del non profit, promuoviamo una petizione a favore di una proroga della legge delega sul Terzo Settore? Semplicemente perché una buona legge è meglio di una legge veloce!

Se normalmente si accusa il legislatore di essere esasperatamente lento nel produrre i provvedimenti, può sembrare strano che si richieda una proroga di 6 mesi, ma la situazione è la seguente: ci sono meno di 10 giorni di tempo per il governo per decidere quello che ne sarà di imprese sociale, di associazioni e di centri di servizi per il volontariato, del cinque per mille e del testo di riferimento che dovrebbe essere il Codice Unico del Terzo Settore. I Ministeri – in primis quello del Lavoro e delle Politiche sociali – hanno prodotto con i propri funzionari e esperti i testi dei 5 o 6 decreti legislativi della riforma. Solo negli ultimi giorni si è avviato un vero dialogo (condivisione dei testi, confronto, ecc) con alcune componenti del non profit. Chi ha letto le bozze ne è rimasto colpito dalla complessità degli argomenti, dal moto rivoluzionario (davvero “tutto cambia”) e dal modo non semplice in cui essi sono scritti.

Questo è un settore che, a dispetto delle dimensioni economiche che sono comunque considerevoli – 70 miliardi di € di volume , 680 mila posti di lavoro e 7 milioni di volontari – produce un valore aggiunto incalcolabile. Tutto questo varrà bene 6 mesi in più di pensiero?

Luciano Zanin

Il Terzo Settore per tantissimi anni è stato normato da un nodo gordiano di leggi, decreti e provvedimenti vari; se passano altri 6 mesi utili per sciogliere questo nodo non succederà alcun armageddon, ma al contrario potremo avere un confronto più sereno e approfondito sugli effetti della legge. Invece, se per la fretta di rispettare i termini si promulgassero norme non chiare, ci troveremmo ad applicare assieme le brutte norme di ieri e le poco chiare norme di domani.

Non è tanto la proroga che dovrebbe essere al centro dell’attenzione, ma quello che si potrebbe fare in questo tempo che potrebbe essere utilizzato per valutare una serie di osservazioni che anche noi, come Assif, abbiamo fatto.

Nella petizione, in nove punti abbiamo sintetizzato il nostro pensiero e cercato chi fosse disponibile a condividerlo. Fino ad oggi, pur se con l’intenzione di tutelare, si è di fatto realizzata un sistema normativo che imbriglia il dono all’interno di maglie così complicate e strette da renderlo a volte impossibile, e questo fa perdere alla nostra società molte opportunità.

Questo è un settore che, a dispetto delle dimensioni economiche che sono comunque considerevoli – 70 miliardi di € di volume , 680 mila posti di lavoro e 7 milioni di volontari – produce un valore aggiunto incalcolabile che influisce sulla qualità della vita delle persone e delle nostre comunità, nel presente e nel futuro, in modo decisivo. Tutto questo varrà bene 6 mesi in più di pensiero?


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