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Il Comitato editoriale compatto: «Noi ci siamo, VITA non deve chiudere»

Il resoconto dell'incontro di ieri fra la direzione, il nuovo management e i rappresentanti della maggior parte delle oltre 60 organizzazioni e reti del Terzo settore italiano che compongono il comitato editoriale del Gruppo

di Sara De Carli

«VITA assumerà la forma di un’impresa sociale e le organizzazioni non profit che sono già azionisti di VITA o che lo diventeranno, saranno a tutti gli effetti i proprietari di VITA. È la realizzazione di un sogno, che VITA diventi una proprietà del Terzo settore italiano e stiamo lavorando con il notaio Monica De Paoli per fare questo passaggio. Attraversare un momento difficile come questo deve essere necessariamente l’occasione per ripensarsi, per ripensare la governance di VITA in modo che non possa più accadere nulla di quanto è successo in questo ultimo periodo, secondo modalità nuove e più forti di partecipazione e sviluppo. 23 organizzazioni mi hanno già dato un riscontro, un sostegno forte e per certi versi inaspettato, di cui ringrazio»: così Riccardo Bonacina, nel pomeriggio di ieri mercoledì 12 luglio, ha tracciato le prospettive per il futuro di VITA dinanzi alle organizzazioni di un partecipato comitato editoriale. È stato il primo incontro da quando, a inizio dicembre, il Gruppo è entrato in una situazione di particolare difficoltà, situazione che ha dato origine alla campagna #iostoconvita.

Bonacina, fondatore e presidente di VITA, ha parlato con franchezza e trasparenza di quanto si è fatto in questi sei mesi (vd anche l'editoriale del numero del magazine in edicola). Il primo obiettivo «è stato quello di tenere fede a un impegno di informazione con la chiave che conoscete, tener viva un’esperienza che ci sentiamo di difendere e di provare a rilanciare e far vivere ancora. Ringrazio pubblicamente tutti quelli che lavorano a Vita, perché uno dei complimenti più belli che mi è arrivato in questo periodo è stato “non ci siamo accorti di nulla”, un complimento non tanto a me ma a chi ha lavorato in questi mesi in condizioni di oggettiva sofferenza». In secondo luogo «abbiamo lavorato per cercato di capire come uscirne. La decisione fondamentale è stata quella di ricorrere al concordato preventivo, che abbiamo chiesto il 14 aprile. Nel frattempo stiamo lavorando alla ristrutturazione del debito e a dimostrare a noi stessi, prima che al tribunale, che una volta pulita la società sta in piedi con i propri mezzi. Da gennaio ad agosto la situazione è in equilibrio». La terza scommessa riguarda la ricostituzione del patrimonio: «Voi siete i nostri stakeholder più prossimi, diteci, VITA è utile ancora? Se lo è, dateci un segno, anche simbolico, se questa è una scommessa solo di chi lavora in VITA o se può essere una scommessa di sistema».

Voi siete i nostri stakeholder più prossimi, diteci, VITA è utile ancora? Se lo è, dateci un segno, anche simbolico, se questa è una scommessa solo di chi lavora in VITA o se può essere una scommessa di sistema

Riccardo Bonacina, presidente VITA

Il Comitato Editoriale ha risposto in maniera compatta e affettuosa all’appello. Tanti sono stati i presidenti presenti che hanno ribadito con forza il loro #iostoconvita, tanti altri lo hanno fatto con una telefonata e davvero ci scusiamo per non riuscire qui a citare tutti personalmente.

Stefano Granata, presidente di Cgm, ha ricordato che «chi è seduto oggi in questa sala ha creduto a VITA come luogo di scambio e confronto, ci ha anche investito economicamente, il vostro parlare qui oggi a carte scoperte è apprezzabile, è un passo per ridare credibilità. Nel nostro mondo il capitale reputazionale è il 90% di ciò che abbiamo e quello che avete presentato oggi, il desiderio di rimettersi in gioco, mi fa dire che questa è una partita che si può giocare. Non nascondo che anche a me nei mesi scorsi era sorto dubbio: riusciremo a riconquistare fiducia? Quella di oggi è la dimostrazione che la sedimentazione di legami veri lascia tracce forti. CGM ci crede e mi auguro che VITA possa essere ancora a lungo il tracciato culturale di questo paese. Seve umiltà da parte di tutti, ma anche fiducia. Vogliamo continuare a ritenere questo un luogo dove possano sedimentare le riflessioni che diventano patrimonio del Paese. L’anima di VITA è stata salvaguardata, si tratta di dargli nuova linfa».

Nel nostro mondo il capitale reputazionale è il 90% di ciò che abbiamo e quello che avete presentato oggi, il desiderio di rimettersi in gioco, mi fa dire che questa è una partita che si può giocare. Non nascondo che anche a me nei mesi scorsi era sorto dubbio: riusciremo a riconquistare fiducia? Quella di oggi è la dimostrazione che la sedimentazione di legami veri lascia tracce forti. L’anima di VITA è stata salvaguardata, si tratta di dargli nuova linfa

Stefano Granata, presidente Cgm

Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione AVSI, ha ribadito che «in un momento di svolta del Terzo settore, quale è quello attuale, la presenza autorevole di VITA, che racconti la positività di questo nostro mondo è fondamentale. Aver scelto la forma dell’impresa sociale è importante ed è di esempio per tutto il nostro mondo. Insomma, c’è una possibilità e la si cavalca fino in fondo, insieme». Per Paolo Pigni, direttore generale di Fondazione Sacra Famiglia Onlus, VITA invece è «un contenitore di confronto permanente per le realtà del sociosanitario non profit, realtà operative, che quotidianamente hanno dinanzi approcci diversi, il profit e il pubblico, ma che non hanno in quanto non profit un contesto in cui confrontarsi»: lo spunto è stato immediatamente raccolto immaginando dei tavoli tematici di lavoro all’interno del comitato, su focus verticali, nell’ottica anche di una maggior partecipazione del comitato editoriale. Infine il CSI con Sergio Contrini della direzione nazionale ha parlato di VITA come di «unica testata che riesce a fare cultura nel mondo dello sport, perché è sempre più necessario avere la capacità di mettere lo sport nei binari sociali».

L’incontro è stato anche l’occasione per presentare alle organizzazioni del Comitato editoriale Fabrizio D’Angelo, che da dicembre sta lavorando pro bono al nuovo piano industriale di VITA e che sarà il volto del nuovo managment di VITA. D’Angelo ha un’esperienza importante in case editrici storiche (Mondadori e Burda), in particolare nella trasformazione di modelli di business vecchi in modelli che possano stare sul mercato oggi: «la sfida di VITA è la stessa». D’Angelo ha insistito molto sul tema della governance, in risposta a quanti, come Paola Crestani, presidente di CIAI, hanno giustamente chiesto rassicurazioni rispetto al fatto che ciò che non ha funzionato non si ripeterà in futuro.

Stiamo lavorando a una nuova governance affinché VITA si doti di stumenti che assicurino trasparenza e costanza nel controllo e un engagement da parte dei proprietari di questa piattaforma anche sulle strategie

Fabrizio D’Angelo, membro del Cda di Vita

«La VITA di domani dovrebbe avere tre elementi», ha affermato D’Angelo, «la presenza forte di un consiglio di sorveglianza, dentro a cui a rotazione annuale o biennale i più importanti enti proprietari siano sistematicamente presenti, per controllare e indirizzare l’operato della società; netta separazione fra CdA e chi gestisce l’azienda, perché il CdA deve controllare l’operato dei manager stessi; esigere un pareggio dei conti per la gestione caratteristica. Questi tre elementi consentirebbero trasparenza e costanza nel controllo e un engagement da parte dei proprietari di questa piattaforma anche sulle strategie».

A supporto dell'intervento di D'Angelo, le parole di Serena Porcari, ceo di Fondazione Dynamo anche lei membro del consiglio di amministrazione del Gruppo e testimone in prima persona di questi ultimi travagliatissimi mesi. «L'obiettivo di tutti noi è quello di superare una fase di profonda crisi determinata da comportamenti che non avevo mai visto in altri contesti societari, pur facendo io parte di consigli di amministrazione di altre società e avendo una lunga esperienza anche nel mondo profit. Detto questo il rilancio di VITA passa certamente dalla partecipazione dei membri del comitato editoriale, ma naturalmente non solo da loro. È però importante che dalla nostra cerchia parta un primo messaggio che, ne sono convinta, avrà un effetto mobilitante anche al di fuori. In ogni caso io, come D'Angelo e Bonacina, da oggi in poi rimaniamo a disposizione per qualsiasi chiarimento risulti necessario».


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