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Famiglia & Minori

Infanzia Prima: il bilancio di un anno di lavoro

Conclusa la fase di sperimentazione: raggiunti 1.454 bambini e 1.059 genitori, il 66% di essi ha potenziato le competenze genitoriali; le risorse umane coinvolte hanno dedicato quasi 18.500 ore ai progetti (il 20% a titolo di volontariato). Il 76% dei piccoli ha aumentato il proprio benessere relazionale

di Tiziano Vecchiato

In alcuni territori il futuro dei servizi per l’infanzia è già presente. Si sono chiesti come realizzare servizi inclusivi e generativi. Sono stati incoraggiati dal Tfiey (Transatlantic Forum on Inclusive Early Years) che ha preparato le condizioni per “Infanzia Prima”, un cantiere di innovazione con 10 siti sperimentali tra nord, centro e sud, promossi da Compagnia di San Paolo, Fondazione con il Sud, Fondazione Cariplo, con l’accompagnamento della Fondazione Zancan e la collaborazione di Fondazione Cariparo nelle attività di formazione.
Complessivamente, nel primo anno di sperimentazione, le risorse umane coinvolte hanno dedicato quasi 18.500 ore ai progetti (il 20% a titolo di volontariato). Hanno raggiunto 1.454 bambini e 1.059 genitori, in modi coordinati e collaborativi. Nella prima annualità le organizzazioni coinvolte sono aumentate del 50%, 218 genitori hanno arricchito l’offerta socioeducativa (mettendo a disposizione 1.126 ore) e 122 hanno contribuito alla personalizzazione degli ambienti (1.120 ore, mediamente 9 ore per genitore), 50 hanno aiutato altri genitori (500 ore, 10 ore per genitore). Il 77% dei bambini ha acquisito nuove capacità e il 76% ha aumentato il proprio benessere relazionale. Il 66% dei genitori ha potenziato le competenze genitoriali.

Sono dati che descrivono il valore redistribuito a vantaggio di tutti, in particolare dei bambini fragili (il 39% ha potuto accedere per la prima volta ai servizi) e dei genitori svantaggiati (40% di nuovi accessi ai servizi). È stato facile? No, ma è stato bello, bonificando le resistenze del “come sempre” e contrastando le vischiosità delle pratiche tradizionali, fatte di tanti “non si può”, quando invece si può fare.

Una parte degli indicatori sono qualificanti e generativi perché aiutano a far luce su tutti gli altri (di accesso, fruizione, esito e impatto sociale). Aiutano ad amplificare il senso di quello che è avvenuto, senza accontentarsi dei risultati raggiunti, come fanno gli atleti: sono felici del nuovo traguardo ma in attesa di quello successivo.

In apertura photo by Picsea on Unsplash


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