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Politica & Istituzioni

Sapelli: «Il caso Palamara? Sancisce il declino dello Stato liberale»

L'economista non ha dubbi: «quello che è successo non fa altro che portare alla luce un fenomeno che c’è sempre stato. La vera domanda è perché emerga oggi. Penso si prepari in Italia l’avvento di un sistema di poliarchia illiberale in cui il potere sarà nelle mani dei pubblici ministeri». L’intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

Continuano a essere pubblicate nuove intercettazioni che svelano le relazioni tra i membri del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex membri del Governo. Una trama volta a gestire il potere giudiziario in Italia. Un sistema corruttivo che, dopo la delegittimazione del potere politico avvenuto con Tangentopoli, getta una luce inquietante sull’altro potere dello Stato. Per capire cosa stia succedendo e quali ricadute possa avere l’inchiesta che in queste ore sta decimando il Csm abbiamo chiesto al sociologo Giulio Sapelli.

La democrazia si è sempre retta su due poteri, quello politico e quello giudiziario. Prima è stato delegittimato quello politico attraverso scandali e casi di corruzione. Ora anche quello giudiziario sembra andare incontro alla stessa sorte…
Non penso che la magistratura abbia preservato la democrazia dopo la delegittimazione della politica. Io poi non uso mai la parola democrazia ma uso il termine poliarchia. Perché nei fatti è un insieme di rappresentanza territoriale, il parlamento, e poi ci sono i gruppi di interesse e le lobby. E soprattutto, quello che è più interessante e che Alessandro Pizzorno aveva già previsto una ventina di anni fa nel suo “Le radici della politica assoluta e altri saggi”: nella crescente devertebrazione degli Stati, dovuta all’avvento della globalizzazione economica e a forme ibride di rappresentanza, laddove non erano i militari a tenere assieme la poliarchia sarebbero stati i giudici. Questo in Europa ha raggiunto il punto massimo perché l’Unione è un tentativo di tenere insieme dei Paesi senza una Costituzione dove decidono solo le sentenze della Corte di Giustizia. Dalla poliarchia democratica l’Europa si è trasformata in una poliarchia giurisprudenziale.

Il caso Palamara però è qualcosa di inedito e che mette in crisi il sistema italiano, o no?
Quello che è capitato in Italia disvela qualcosa che è sempre avvenuto. Il nostro poi è un regime eccezionale, uno dei pochi al mondo, come quello giapponese, un sistema in cui vige il processo accusatorio. Che vuol dire dare un potere immenso alle procure. Non sono i presidenti di tribunale ad avere il potere ma i pubblici ministeri. In più siamo l’unico regime al mondo, insieme al Portogallo, che non prevede la divisione delle carriere. Se a questo, come spiega Mauro Calise, si aggiunge il fattore M, e cioè l’unione tra il potere dei procuratori con quello dei mass media e dei social, nasce un sistema di potere sconfinato. Quello che dicevo che è emerso è qualcosa che si è sempre saputo, come dimostrano gli studi di Massimo Morisi sotto la guida di un grande intellettuale che era il professore Alberto Guerrieri già vent’anni fa: tra la magistratura e le classi politiche c’è sempre stato un sistema di scambio che bypassava le decisioni parlamentari. Il punto di caduta che ha spostato il potere nelle mani dei giudici è l’eliminazione dell’immunità ai parlamentari. È nato lì un ordine e potere giudiziario vero.

Che però è venuto a galla solo oggi…
Credo però che la vera domanda sia un’altra: come mai è emerso oggi?

Che spiegazione si è dato?
Sta succedendo quello che successe già all’inizio degli anni 90 con l’emersione della corruzione, che però c’era sempre stata. Così secondo me oggi telluricamente si sta preparando qualcosa di simile. Una tangentopoli due con la trasformazione della poliarchia democratica in una poliarchia autoritaria via magistratura.

Cosa vuol dire?
Che si sposterà il potere del Csm verso l’estrema destra. Cioè nelle mani di magistrati che vogliono spingere nelle mani dei giudici il potere della classe politica. Ci avviamo a diventare un sistema poliarchico illiberale. Non per quello che si legge sui giornali, per via della Lega o dei sovranisti, ma per via dei magistrati. Una sorta di evoluzione unica al mondo in cui il potere dei Pm sarà infinito.

Si può fermare questo processo?
Non credo. L’unico modo di frenarlo è l’intervento della Corte di Giustizia Europea. Per cui però serve che qualcuno faccia una denuncia. E tutti sanno cosa significhi in Italia mettersi contro i magistrati. Basti pensare al caso Mastella, con ripercussioni sulla famiglia e una sorta di confino politico. Penso che ormai questa trasformazione sia inevitabile ed è una trasformazione in senso autoritario come non ne avevamo mai viste. Forse c’è un periodo della Repubblica Romana con i dictators. Ma questa volta sarebbero i magistrati. Come sempre l’Italia anticipa i fenomeni. Stiamo assistendo al tramonto dello Stato liberale.


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