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Crescono i poveri “della porta accanto”: boom dei pacchi alimentari

Dai dati del bilancio sociale 2018 di Banco Alimentare della Lombardia emerge come la consegna del pacco viveri, con le Unità di strada e gli empori solidali siano la distribuzione di cibo più importante: è l’87% del totale. Lo scorso anno sono stati recuperati e raccolte oltre 19 mila tonnellate di alimenti pari a 38,3 mln di pasti

di Antonietta Nembri

Sono 105mila le persone bisognose che in media, in Lombardia, hanno ricevuto un pasto dal Banco Alimentare, grazie da un lato a chi sostiene la racconta e, dall’altro agli enti caritativi che ricevono gli aiuti alimentari. Lo scorso anno sono stati 38,3 milioni i pasti equivalenti donati (ogni pasto è pari a 500 grammi di alimenti). Sono alcuni dei dati che si possono leggere nel Bilancio sociale 2018 di Banco Alimentare della Lombardia che lo scoro anno ha raccolto e recuperato 19.170 tonnellate di alimenti. Come sottolinea il presidente Dario Boggio Marzet «il 2018 è stato un anno di ulteriore crescita per la nostra opera, una crescita che si è concretizzata non solo e non tanto in termini di cibo raccolto, ma soprattutto nel vivere sempre più concretamente il desiderio e l’ambizione di non essere solo una, efficiente, cinghia trasmissiva dell’aiuto alimentare, ma anche un elemento attivo, perché la cultura della condivisione e della solidarietà arrivi sempre più a permeare il mondo in cui viviamo».
Un anno, il 2018, durante il quale le persone assistite da Banco Alimentare della Lombardia sono state 215mila (circa un terzo dei poveri assoluti della regione 703mila) di questi 1 su 4 è un minore tra 0 e 15 anni. La metà delle persone che hanno ricevuto un aiuto dall’associazione vive a Milano. A colpire in modo particolare tra i dati del Bilancio sociale vie è la modalità di distribuzione del cibo: il 75,9% arriva alle persone bisognose con i pacchi viveri (50,1% in Milano città). «Rispetto a qualche anno fa l’incidenza dei pacchi viveri è cresciuta», commenta Marco Magnelli, direttore dell’associazione. «Questo testimonia di come la povertà sia sempre più diffusa. Prima di andare a fare la coda a una mensa una persona, o una famiglia, si rivolge prima alla Caritas o alla San Vincenzo o al Banco di Solidarietà». Magnelli ricorda anche che dagli studi presentati negli anni scorsi la povertà alimentare nasceva per la mancanza di lavoro, ma il trend mostrava sempre più pesante l’incidenza dei cosiddetti working poor, ovvero le persone che pur lavorando non arrivano ad avere un reddito sufficiente.
Un altro aspetto interessante è la differenza tra Milano e il resto della Lombardia, nel capoluogo quasi la metà del cibo viene distribuita attraverso due canali: le mense (21,7%) e le Unità di strada (25,9%).

Passando alla modalità di raccolta, quello che viene definito il ponte dell’aiuto alimentare vede come principale fonte di approvvigionamento (64%) il recupero della filiera alimentare – produttori agricoli, industriali, distribuzione, ristorazione – il 25% arriva invece dalla Comunità europea con il programma Fead attraverso l’Agea (Agenzia per le erogazioni in Agricoltura), mentre l’11% è frutto delle diverse collette (Nazionale, aziendali e locali). «Solo 5-6 anni fa il rapporto era diverso» osserva Magnelli «la fonte principale erano l’Agea e le collette che rappresentavano insieme la maggioranza. Oggi è invece triplicato il recupero delle eccedenze dalle aziende ed è una cosa estremamente positiva perché dimostra una maggiore attenzione che consente di recuperare dei costi e di far crescere il consenso reputazionale». Per Magnelli importante è anche riuscire a trovare «un approccio proattivo da parte delle imprese della filiera alimentare».

Le 12.277 tonnellate di alimenti recuperati nel 2018 lungo la filiera alimentare (+11% rispetto al 2017) hanno avuto un impatto, non solo nei confronti delle persone in difficoltà cui sono stati ridistribuiti gli alimenti, ma anche ambientale. «Abbiamo misurato l’impatto ambientale secondo i criteri utilizzati dalla Fondazione Barilla Center For Food & Nutrition» continua Magnelli. I risultati parlano di oltre 20mila tonnellate equivalenti di Co2, con l’acqua risparmiata si potrebbero invece riempire 8.748 piscine olimpioniche e si è anche evitato lo spreco di terreno.
Insomma i benefici sono tanti: sociali, economici, ambientali ed educativi. Una filiera positiva che produce valore moltiplicandolo e grazie all’effetto leva si può dire, come sottolinea il direttore dell’associazione, «se ci doni un euro noi riusciamo a donare un pasto a 21 persone attraverso le strutture caritative. E per ogni euro di costo operativo sostenuto raccogliamo e doniamo alimenti per un valore economico di 27 euro, un vero e proprio effetto leva. Non siamo maghi, ma sono risultati che nascono dallo stesso sistema Banco Alimentare».


Tutte le tabelle sono tratte dal Bilancio Sociale 2018 di Banco Alimentare della Lombardia


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