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Cooperazione & Relazioni internazionali

Mare Jonio ferma davanti Lampedusa, Open Arms libera di tornare in mare

Il gip del tribunale di Agrigento ha convalidato il sequestro della Open Arms e ha predisposto la restituzione della nave alla Ong spagnola: “Sussiste il fumus del sequestro di persona, nessuna responsabilità per l’organizzazione e l’equipaggio”. E Mare Jonio che ieri ha soccorso 100 migranti tra cui 22 minori al di sotto dei dieci anni rimane ferma a 13 miglia da Lampedusa

di Alessandro Puglia

«Sussiste il fumus del reato di sequestro di persona da parte dei pubblici ufficiali in corso di identificazione sulla base del fatto che il Tar aveva sospeso il divieto di ingresso in acque territoriali e i migranti sono, quindi, stati trattenuti indebitamente dal 14 agosto». É quanto scrive il gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto che convalidando il sequestro alla Open Arms ha disposto la restituzione della nave della Ong spagnola al momento ormeggiata al porto di Porto Empedocle.

Il magistrato ha scritto che «non sussistono, dopo l'evacuazione e il soccorso dei migranti, esigenze probatorie anche in considerazione del fatto che non si ascrive all'organizzazione e all'equipaggio alcuna responsabilità».

Inoltre nel provvedimento del gip di Agrigento vengono rilevate «analogie con la cosiddetta vicenda Diciotti e che in questo caso è stato omesso il preciso obbligo di individuare un porto sicuro spettante all'Italia in quanto primo porto di approdo in base al trattato di Dublino».

Dopo i 19 giorni in mare per i migranti a bordo della Open Arms a seguito dell’ultimo salvataggio da parte della Ong spagnola, il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio aveva ordinato il sequestro della nave e lo sbarco immediato per le gravi condizioni in cui si trovavano i naufraghi a bordo. «Erano presenti a bordo ancora un centinaio di naufraghi con gravi rischi per la loro incolumità e per la loro salute fisica e psichica»

Resta invece ferma a 13 miglia da Lampedusa la nave Mare Jonio di Mediterranea che ieri aveva soccorso 100 migranti, tra cui 22 bambini al di sotto dei dieci anni, altri sei minori e otto donne in stato di gravidanza.

«Come sempre fatto in passato, dalla Mare Jonio potranno scendere donne, bambini e malati. Rimane confermato il divieto di ingresso e sbarco per una nave che non rispetta le leggi e che preordinatamente provoca lo stato di necessità a bordo per sbarcare in Italia», rende noto il Viminale che ieri ha notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane alla Mare Jonio.

Dalle prime testimonianze raccolte dall’equipaggio di Mare Jonio a bordo ci sarebbero: un bambino di sei anni che ha perso due dita della mano in una sparatoria in Costa D’Avorio, e molte donne giovani, alcune sole e incinta, violentate e torturate in Libia.

«Per noi il salvataggio si concluderà solo quando ognuno dei naufraghi sarà a terra, curato e assistito. Fino ad allora noi con loro, loro con noi», scrive l’equipaggio di Mediterranea Saving Humans a bordo della Mare Jonio che rimane ferma a 13 miglia nautiche a Sud di Lampedusa.

Rimane senza l'assegnazione di un porto anche la nave Eleonore della Ong Mission LifeLine al terzo giorno in mare con più di 100 persone soccorse.


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