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Al fundraising serve un nuovo paradigma

Francesco Quistelli, ceo di Atlantis Company, ragionando sulle raccolte fondi osserva che «Servono relazioni forti, narrazioni innovative e integrazione tra off e online» e guardando al prossimo anno invita a programmare fin da subito il 2021 «a ragionare sul fatto che sarà un anno in cui si potrà tornare a pieno regime»

di Antonietta Nembri

Sul fronte fundraising il 2020 rischia di essere un anno da dimenticare: da marzo sono saltati banchetti nelle piazze, campagne programmate, aste, cene…
Moltissime associazioni hanno prima rinviato, poi annullato tutto. Ora, dopo le abituali campagne pasquali stanno saltando anche quelle più tradizionali di Natale. «Molte organizzazioni hanno vissuto un anno sulle montagne russe. A soffrire di più questa situazione sono quelle che non avevano sviluppato delle competenze specifiche nel campo del fundraising digitale» spiega Francesco Quistelli, ceo di Atlantis Company, società di consulenza per il non profit. «A resistere meglio alla situazione innestata dalla pandemia sono le organizzazioni che avevano un database donatori ben strutturato e soprattutto quelle che hanno avuto a che fare con l’emergenza, quelle che si occupano di sanità e di ricerca scientifica».

Per Quistelli (nella foto) la crisi innestata dal Covid come tutti i momenti critici «colpisce soprattutto le realtà meno attrezzate. Ma allo stesso tempo porta opportunità ed è occasione di accelerazione di cambiamenti». Il primo è ovviamente quello della digitalizzazione «e chi era già indirizzato in questa direzione è stato più veloce a reagire, soprattutto perché ha al suo interno delle competenze».

Resta il fatto che la recente survey condotta da Atlantis sulle aspettative natalizie ha mostrato un certo pessimismo: il 50% delle organizzazioni che hanno partecipato al sondaggio si aspettano una netta flessione delle donazioni in quello che per molte è di solito il periodo dell’anno migliore. Dal suo osservatorio Quistelli aggiunge anche che sul fronte delle imprese il 2020 «sarà un anno più tirato. Molte aziende stanno risentendo della crisi e sono diventate molte più attente ai costi. A salvarsi ancora una volta sono le organizzazioni che negli anni hanno saputo costruire delle relazioni forti con i donatori, applicare al meglio il donor care e soprattutto quelle che hanno potenziato la loro capacità di raccontarsi e di comunicare».

Il ceo di Atlantis invita a programmare già ora il 2021 «a ragionare sul fatto che sarà un anno in cui si potrà tornare a pieno regime». Con un’avvertenza: «anche se riprenderanno gli eventi di piazza l’online avrà ancora e sempre più spazio perché si è visto che dove ha funzionato ha dato ottimi risultati. Personalmente prevedo una crescita sul fronte del fundraising, soprattutto se si applicherà un mix on e offline». L’ultimo consiglio è quello di «guardare già al 5 per mille e a Pasqua 2021, così da essere pronti e chi prima avrà attrezzato la propria struttura al cambiamento inevitabile potrà giovarne. Aspettare un ritorno al “tutto come prima” non ha senso ed è controproducente».


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