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Famiglia & Minori

Nessun automatismo per quantificare le ore di sostegno

Anffas dichiara irricevibile qualsiasi proposta che leghi in maniera automatica la condizione di disabilità e il numero di ore di sostegno. «I sostegni vanno individuati caso per caso, devono sempre essere frutto di una attenta valutazione collegiale e devono essere condivisi con la famiglia attraverso il PEI», afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas

di Redazione

Nessun automatismo può esistere nel quantificare le necessarie ore di sostegno per un alunno con disabilità: né l’automatismo attuale tra condizione sanitaria e ore di sostegno né quello che ora sembra profilarsi all’orizzonte tra di “debito di funzionamento” dell’alunno con disabilità rilevato alla fine dell’anno scolastico e ore di sostegno spettanti per il successivo anno scolastico. «Il percorso di inclusione scolastica non è una mera lotta di ore di sostegno aumentate o diminuite a seconda delle forze in campo o peggio dei ricorsi giudiziali. I sostegni vanno individuati caso per caso, devono sempre essere frutto di una attenta valutazione collegiale e devono essere condivisi con la famiglia attraverso il PEI», afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas.

Ad adombrare l’ipotesi di una nuova modalità di determinazione delle ore di sostegno, è la relazione illustrativa alla Legge di Bilancio attualmente in discussione alla Camera, cge tratteggerebbe «un sistema di razionalizzazione nell’individuazione delle ore di sostegno didattico» a partire dal prossimo anno scolastico. Il tutto mentre la riforma del sistema di inclusione scolastica langue nei vari cassetti del ministero, in particolare il decreto che doveva approvare il nuovo modello di Pei e relative linee guida per la sua stesura, nonché quello per l’istituzione del nuovo profilo di funzionamento, senza cui non è praticabile predisporre il nuovo Pei.

«Dalla padella alla brace», commenta Speziale. «Se si vuole veramente costruire un nuovo sistema di un inclusione scolastica, la via maestra da percorrere, senza scorciatoie e deviazioni, è quella di completare al più presto la riforma con i decreti mancanti, mettendo in atto una imponente attività formativa che accompagni quanto la riforma prevede ed introduce sia in termini di innovazione che di nuove e diverse competenze. In buona sostanza occorre introdurre un sistema fortemente basato sulla corresponsabilità dei soggetti che a vario titolo interagiscono con gli studenti con disabilità al fine di garantirne la piena e compiuta inclusione nel mondo della scuola. L’intero processo valutativo deve vedere un ruolo centrale della famiglia che non può essere mai relegata ad un ruolo marginale o meramente destinataria di altrui decisioni».

Per Anffas l’inclusione scolastica «non può essere solo un problema di quantità, ma prima di tutto deve essere una questione di qualità che unitamente alle giuste motivazioni e disponendo di figure adeguatamente formate e professionalmente adeguate sia in grado di garantire ad ogni studente con disabilità di poter disporre di tutti i sostegni di cui necessita per poter trarre dal “tempo scuola” il massimo profitto possibile da spendere poi positivamente in tutti gli altri suoi contesti di vita. Per tali motivazioni Anffas richiede lo stralcio della previsione sul punto riportata nella relazione alla legge di bilancio e la convocazione urgente dell’Osservatorio per capire come contribuire a completare rapidamente la riforma, in modo che già a partire dal prossimo anno scolastico si avvii, dopo il terribile periodo che tutti gli studenti stanno vivendo, la “buona inclusione scolastica”».


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