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Politica & Istituzioni

Elezioni amministrative; l’88% dei seggi elettorali ancora nelle scuole

L'indagine svolta da Cittadinanzattiva sui 1.005 Comuni che voteranno il 12 giugno: solo 78 hanno individuato spazi diversi dalle scuole per i seggi. I dati emergono dall’indagine, presentata oggi presso la Sala stampa della Camera dei Deputati. Trovare spazi pubblici con le caratteristiche dettate dalla legge è impossibile, dicono, e comunque costerebbe troppo. Ma in vista delle politiche del 2023 serve accelerare. «Il Governo stanzi più risorse», dice Anna Lisa Mandorino

di Sara De Carli

Una PEC per ognuno dei 1.005 Comuni (di cui 25 capoluogo di provincia) che andranno ad elezioni amministrative il prossimo 12 giugno 20222, per 10 milioni di abitanti complessivi. Solo 191 hanno risposto e fra di loro sono 78 i Comuni che si sono attivati per spostare i seggi fuori dalle scuole: 16 hanno previsto lo spostamento di tutte o di una parte delle sezioni elettorali e 62 hanno già realizzato lo spostamento. Quattro sono in Campania, undici in Calabria, cinque in Emilia Romagna, 39 in Lombardia, 27 in Piemonte… i numeri sono di questo ordine di grandezza. È quanto emerge dall’indagine svolta da Cittadinanzattiva, presentata oggi presso la Sala stampa della Camera dei Deputati. Questo l’elenco dei Comuni che hanno deciso di spostare i seggi da questa tornata elettorale: Piacenza, Gorizia, Preone (UD), Calizzano (SV), Bozzolo (MN), Castellucchio (MN), Giussago (PV), Rosora (AN), Tolentino (MC), Morano sul Po’ (AL), Bastia Mondovì (CN), Frabosa Soprana (CN), Valgioie (TO), Feltre (BL), Possagno (TV), Noventa di Piave (VE). Ci sono Comuni che per questi spostamenti hanno dovuto effettuare sia interventi di edilizia leggera che di tipo strutturale, spendendo cifre fra i 13mila e i 15mila euro. Le sedi maggiormente individuate per lo spostamento dei seggi dalle scuole sono le sale municipali, le palestre comunali, le palestre e altri spazi didattici all’interno delle scuole ma che non interferiscono con le attività didattiche in quanto sono dotate di ingressi e percorsi indipendenti. C’è chi, come il Comune di Noventa di Piave (VE), ha deciso di utilizzare strutture mobili da allestire per ogni consultazione elettorale, al costo di circa 13mila euro a tornata: un costo sostenuto dal Comune.

Cittadinanzattiva da tempo si batte per far passare l’idea che spostare i seggi elettorali in sedi alternative agli istituti scolastici non solo si può, ma si deve. Per rispetto dei ragazzi e del loro diritto all’apprendimento. Ad oggi infatti circa l’88% delle sezioni elettorali si trova nelle scuole, una cattiva pratica – specialmente dopo due anni di pandemia e i conseguenti lunghi periodi di DAD – che danneggia la comunità didattica causando l’interruzione di un servizio pubblico essenziale. Nel 2020 a spostare i seggi elettorali in sedi alternative agli istituti scolastici erano stati 471 Comuni. Nel 2021, invece, anche grazie al fondo di due milioni di euro – proposto dagli On. Giuseppe Brescia, Vittoria Casa e Lucia Azzolina, della Ministra dell’Interno Lamorgese e di ANCI) – 117 Comuni hanno fatto istanza per accedere ai fondi, con la possibilità di liberare più di 500 seggi, a beneficio di circa 30mila studenti.

«Le sperimentazioni già realizzate in autonomia da alcuni Comuni negli anni scorsi o quelle sostenute grazie al contributo pubblico stanziato per la prima volta nel 2021 dimostrano una attenzione crescente da parte dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche rispetto a questo tema, anche se il numero complessivo delle richieste resta ancora basso. Per proseguire su questa strada occorre che il Governo preveda ulteriori stanziamenti ad hoc e che l’ANCI continui a sensibilizzare i Comuni», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. «Allo stesso tempo, chiediamo che il Ministero dell’Interno e le Prefetture facciano un’operazione di trasparenza sui 2 milioni di euro stanziati lo scorso anno, rendendo noti i Comuni che hanno effettivamente realizzato lo spostamento, l’entità dei fondi utilizzati a tal scopo e di quelli avanzati, rendendo note le sedi alternative trovate e i motivi e gli eventuali intoppi che hanno impedito altrove lo spostamento dei seggi».

Perché è così difficile cambiare

Fra i 113 Comuni che hanno risposto al sondaggio, dichiarando che non sposteranno i seggi dalle scuole a giugno (sono il 60% dei rispondenti), le motivazioni citano pressoché tutte le difficoltà o l’impossibilità di reperire locali con le caratteristiche indicate dalla normativa vigente. In particolare, «abbattimento barriere architettoniche, servizi igienici, e spazi per alloggiare le Forze dell'Ordine sono un vincolo per qualsiasi alternativa», dice il Comune di Militello in Val di Catania (CT). Anche il Comune di Serravalle Sesia (VC) racconta che «non esistono altre strutture idonee ad ospitare seggi elettorali. Le possibili soluzioni presentano caratteristiche non compatibili con quelle richieste dalle vigenti normative. Era stato chiesto alla Prefettura di capire se all’interno di un unico locale grande (es. palestra) si possano ospitare più sezioni separate solo da transenne che delimitano i percorsi, se le Forze dell’Ordine debbano avere necessariamente un locale separato o se la zona da riservare alle forze dell’ordine possa essere delimitata solo da pannelli divisori (separè) e se i servizi igienici possano essere condivisi tra forze dell’ordine e personale di servizio ai seggi”, tuttavia non si è avuto alcun riscontro. Solo in caso di risposta affermativa, questo comune potrebbe valutare lo spostamento dei seggi elettorali».

Le sperimentazioni già realizzate in autonomia da alcuni Comuni negli anni scorsi o quelle sostenute grazie al contributo pubblico stanziato per la prima volta nel 2021 dimostrano una attenzione crescente da parte dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche rispetto a questo tema, anche se il numero complessivo delle richieste resta ancora basso. Per proseguire su questa strada occorre che il Governo preveda ulteriori stanziamenti ad hoc e che l’ANCI continui a sensibilizzare i Comuni

Anna Lisa Mandorino

«Creda, questo Ufficio, coordinandosi con il Sindaco e gli Amministratori, ha attentamente valutato la possibilità di individuare sedi alternative ai locali scolastici per l’allestimento degli Uffici Elettorali di Sezione, ma ciò è stato valutato come attualmente impossibile», scrivono da Fratta Polesine (RO): «Nell’impossibilità di dislocare un Ufficio di Sezione in altra sede rispetto a quella scolastica, non vi è nulla che sia legato alla “tradizione” o alla sottovalutazione delle esigenze della scuola». Cosa c’è? Ci sono i requisiti previsti per legge per i seggi e i costi a fronte dei quali «un ristoro di qualche migliaio di euro, garantito dallo Stato più come incentivo che come reale rimborso a fronte dei consistenti investimenti che sarebbero richiesti» pesa poco o nulla. Sarebbe necessario infatti – sostiene il Comune – realizzare «una struttura ex novo, la quale andrebbe progettata in vista di un utilizzo polivalente, poiché non sarebbe pensabile circoscritta al solo sporadico ambito elettorale. Inoltre, qualsiasi struttura, per essere conservata in stato di efficienza, necessita di una manutenzione ordinaria e straordinaria». Le strade possibili, suggerisce, sono due: «Poiché il Servizio Elettorale rientra tra i compiti gestiti dal Comune per conto dello Stato, lo Stato stesso dovrebbe assumersi l’onere di fornire gli ambienti – come già fa per il materiale elettorale – adeguati all’esercizio del diritto di voto dei suoi cittadini». Oppure, «perché non indire le elezioni in periodi nei quali non si tengono lezioni e i locali scolastici sono liberi?».

In sintesi, tre sono le motivazioni che secondo i Comuni rendono impossibile un’alternativa alle scuole. L’assenza di altri luoghi pubblici o privati aventi le caratteristiche richieste (senza barriere architettoniche, con servizi igienici e spazi per alloggiare le Forze dell'Ordine, ecc.) e in prossimità dell’elettorato; i costi per la realizzazione e la manutenzione di altre soluzioni o l’affitto di esse o per l’utilizzo di strutture mobili da allestire per ogni consultazione elettorale; gli aspetti burocratici, come la ristampa delle tessere elettorali a seguito della variazione delle sedi elettorali.

Cambiare si può

«Votare utilizzando le scuole come sede di seggi elettorali è una tradizione quasi solo italiana e che, dunque, può essere modificabile e modificata. Da più parti provengono richieste, che la pandemia ha contribuito a rafforzare, in merito al fatto di non poter e non dover sospendere le attività didattiche a motivo delle consultazioni elettorali perché ledono il diritto all’istruzione di quasi 8 milioni di giovani cittadini e perché la scuola è un servizio pubblico che non si può interrompere, se non in casi di grave emergenza», ribadisce Cittadinanzattiva. Le richieste sono cinque.

Prevedere investimenti pubblici adeguati, con programmazione quinquennale. Questo favorirebbe soprattutto le città di medie e grandi dimensioni che hanno maggiori difficoltà a spostare i seggi, per l’elevato numero degli stessi.

Rendere trasparenti ed accessibili criteri ed importi dei finanziamenti erogati ai Comuni. Vale per le risorse del 2021 ma soprattutto per quelle che verranno se, come ci auguriamo, arriveranno nuovi fondi con questa destinazione in vista delle elezioni politiche del 2023.

Rivedere e semplificare le indicazioni logistiche e tecniche per i seggi. Sarebbe importante istituire un gruppo di lavoro ad hoc in cui siano presenti anche rappresentanti degli uffici tecnici di Comuni e Province affinché si possano trovare soluzioni innovative che vadano nella direzione di semplificare e rendere più agevole l’utilizzo di altri ambienti diversi dagli istituti scolastici.

Dare diffusione alle buone pratiche. Esistono amministrazioni che sono riuscite a trovare per le elezioni spazi alternativi agli edifici scolastici: come hanno fatto? Le loro esperienze andrebbero messe a disposizione, attraverso ANCI.

Incrementare la digitalizzazione del procedimento elettorale e il voto elettronico. Il Governo ha appena varato il decreto legge 41/2022 in materia di elezioni. Il voto elettronico da un lato può alleggerire la necessità di seggi elettorali “stanziali” e dall’altro è un incentivo alla partecipazione al voto per persone con disabilità, anziani, o cittadini lontani dalle proprie sedi per motivi di lavoro e di salute.

L’impegno della politica

Nel corso della conferenza stampa, Giuseppe Brescia, Presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera ha annunciato l’intenzione di presentare «un emendamento al decreto elezioni all’esame della Camera per stanziare fondi fino a 5 milioni e aiutare i Comuni. Serve uno sforzo collettivo con il governo in prima linea. C’è anche un’altra questione sullo sfondo da affrontare e risolvere contemporaneamente: oggi il 35% delle sezioni ha barriere architettoniche».

«Quest’anno la tornata elettorale coincide con gli esami di licenza media. I ballottaggi, in molti comuni, avverranno in contemporanea con gli esami di maturità. Occorre accelerare il processo di diversificazione delle sedi elettorali e trovare in maniera permanente edifici alternativi. L’impegno per cambiare va avanti da anni ma sono necessarie risorse aggiuntive e la volontà di tutte le istituzioni, soprattutto degli enti locali», ha dichiarato Vittoria Casa, Presidente della commissione Cultura della Camera.


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