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Così nonna Jenet è uscita dal buio

Tre anni di buio, rassegnata a un destino di cecità. Tutto cambia quando la nipote alla radio sente parlare di Cbm e del St Joseph Hospital. «Per operare di cataratta per un bambino bastano 125 euro. Per un adulto, senza anestesia totale, ancora meno», dice Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia nella settimana dedicata a sensibilizzare sulle malattie della vista. «Nel mondo un miliardo di persone non ha accesso alle cure oculistiche, ma il 90% dei disturbi potrebbero essere curati»

di Sara De Carli

Tre anni di cecità, per quella che da noi è una banale cataratta. Tre anni al buio totale, senza riuscire a mangiare da sola, versarsi dell’acqua, dare una mano in casa. Perché lei, Jenet, in Uganda, nemmeno sapeva che la sua cecità poteva risolversi con un intervento chirurgico: pensava che il suo destino fosse segnato. È questa differenza abissale, una differenza di opportunità, quella che Cbm Italia cerca di colmare con la sua presenza nei paesi più poveri del mondo, là dove vivono quasi un miliardo di persone con problemi visivi. Jenet ha incontrato Cbm e la sua vita è cambiata: è stata operata all’ospedale St. Joseph di Kitgum, il primo intervento è andato bene e non vede l’ora di essere operata anche all’altro occhio.

A raccontare la sua storia è la nipote Sandy, di 32 anni. Ha quattro figli, due maschi e due femmine, e lavora part time in un piccolo ristorante: «Mi tengo stretta questo lavoro che per me è fondamentale per poterli mandare a scuola e sfamarli. Purtroppo di più non posso fare perché mio marito è mancato quattro anni fa e io sono sola a occuparmi di loro, della casa, di mia mamma e di mia nonna». Jenet è la nonna di Sandy: ha 82 anni, fa fatica a camminare a causa della schiena e da tre anni non vede più nulla da entrambi gli occhi. Questo le impedisce di essere autonoma in ogni azione quotidiana.

Abitiamo in campagna, un po’ lontano dalla città di Kitgum, ma un amico del paese si è messo a disposizione per accompagnarci con la sua moto. La nonna ha potuto finalmente essere visitata: lì ho scoperto che la sua malattia si chiama “cataratta” e che si poteva curare con un intervento chirurgico. È stata operata all’occhio destro: non abbiamo pagato nulla e oggi ci vede bene. È davvero un sogno!

Sandy, nipote di Jenet

Sandy alla radio un giorno sente parlare dell’ospedale St. Joseph e della possibilità di curare alcune malattie della vista: «Noi abitiamo in campagna, un po’ lontano dalla città di Kitgum, ma un amico del paese si è messo a disposizione per accompagnarci con la sua moto». Salgono in tre sulla moto e si mettono in viaggio: destinazione Kitgum. «La nonna ha potuto finalmente essere visitata: lì ho scoperto che la sua malattia si chiama “cataratta” e che si poteva curare con un intervento chirurgico. Di lì a poco è stata operata all’occhio destro: non abbiamo pagato nulla e oggi ci vede bene. È davvero un sogno! Ora lei può pranzare e cenare riconoscendo il cibo che ha nel piatto, riesce addirittura mangiare il pesce e la carne che prima erano complicati da gestire senza vedere spine e ossa. È autonoma anche nel bere: riesce a prendere il bicchiere dell’acqua da sola, senza che ci sia io per forza vicino a lei a metterglielo in mano. Vedendo i suoi progressi e quanto la sua autonomia sia cambiata, il mio sogno più grande è che possa essere operata anche all’altro occhio», racconta Sandy.

Quella di Jenet è una storia simile a tante altre: «So che “miracolo” non è la parola giusta, ma come possiamo definire altrimenti il fatto che una vita che sembrava destinata al buio, senza nemmeno che ci fosse più la speranza di una prospettiva differente, in un attimo svolta completamente? E svolta con pochissimo. Io mi emoziono ogni volta», dice Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia. Per un’operazione di cataratta per un bambino, che necessita di un’anestesia totale, «bastano 125 euro», spiega Maggio. Per un adulto, senza anestesia totale, «serve ancora meno». La frase è stra-usata, ma qui la sua verità è lampante: «Con poco, si può fare tantissimo».

Nel Nord dell’Uganda, dove siamo presenti, c’è un medico oculista per 1,2 milioni di persone: per questo accanto alle strutture stiamo lavorando in sintonia con il ministero della salute ugandese per la formazione di nuovi oculisti e operatori della sanità

Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia

«Nel mondo una persona su due con problemi visivi non ha la possibilità di accedere ai servizi oculistici: sono un miliardo di persone ed entro il 2050 saliranno a 1,8 miliardi. Vivono soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E nel 90% dei casi i loro disturbi sono prevenibili e curabili», racconta Maggio. «In questi paesi, molto spesso, la cecità è ancora una condanna a vivere chiusi in casa, chi non è autonomo diventa un peso per la famiglia. C’è un legame subdolo tra disabilità e povertà, per cui le persone con disabilità tipicamente hanno più difficoltà ad accedere all’istruzione, al lavoro, ma anche all’acqua potabile…».

Il primo step è informare sul fatto che le malattie della vista possono spesso essere curate: «Per noi la radio è fondamentale, ci permette di fare informazione anche nei villaggi più distanti: la storia di Jenet e Sandy lo dimostra», sottolinea Maggio. Poi ovviamente devi avere le strutture: in Uganda, per esempio, Cbm Italia sta costruendo un nuovo plesso chirurgico nell’ospedale St. Joseph, che permetterà di erogare interventi chirurgici e trattamenti specialistici a 76mila pazienti in tre anni. È uno degli interventi sostenuti dalla campagna “Fuori dall’ombra, per il diritto di vedere ed essere visti”, che Cbm Italia lancia in occasione della Giornata Mondiale della Vista del 13 ottobre: l'obiettivo è garantire cure oculistiche a 1 milione di persone in un anno, in nove paesi del mondo. «Nel Nord dell’Uganda, dove siamo presenti, c’è un medico oculista per 1,2 milioni di persone: per questo accanto alle strutture stiamo lavorando in sintonia con il ministero della salute ugandese per la formazione di nuovi oculisti e operatori della sanità», conclude Maggio. I lavori termineranno entro fine anno: l'intevento di Cbm, con il sostegno di AICS, comprende anche l'equipaggiamento di cliniche mobili per raggoimgere le comunità più lontane.


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