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Terzo settore, 363mila istituzioni e 870mila dipendenti

Nella nota statistica odierna dell'Istat, presentata alle Giornate dell'Economia civile a Bertinoro (Forlì), la fotografia del non profit italiano alla fine del 2020. L'associazione è la forma giuridica preferita. Cresce il Sud ma 57 dipendenti su 100 stanno al Nord, contro i 20 nel Mezzogiorno. Alla fine del primo anno di pandemia, un lieve ma significativo incremento di organizzazioni

di Giampaolo Cerri

La carica delle 363mila, tante erano, al 31 dicembre 2020, le istituzioni non profit attive in Italia. Esattamente si tratta di 363.499 realtà e, complessivamente, impiegano 870.183 dipendenti. Non solo, tra il 2019 e il 2020 le istituzioni non profit crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%) mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni.

A dirlo è un la nota Struttura e profili del settore non profit, rilasciata oggi da Istat, e presentata stamane alle Giornate dell’economia civile 2022, promosse da Aiccon e dall’Università di Bologna a Bertinoro (Forlì) . Scattare le fotografie al Terzo settore non è mai semplice. In una fase di passaggio, come quella inaugurata dal Registro unico del Terzo settore – Runts, introdotto al novembre scorso, con molti assestamenti che ancora ne conseguono, lo è ancora di più.

In ogni caso, il dato che risalta, anche alla fine di un annus horribilis come il 2020, il primo di pandemia Covid-19, le organizzazioni di Terzo settore fossero comunque cresciute.

La geografia del bene

“Nel 2020”, spiega l’Istat “le istituzioni crescono più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). Le regioni che presentato gli incrementi maggiori sono la Campania (+4,5%), la provincia autonoma di Bolzano (+1,8%), la Puglia e la Valle d’Aosta (+1,6%), l’Umbria (+1,2%), mentre quelle con maggiori variazioni negative sono Abruzzo (-1,7%), Veneto ed Emilia-Romagna (-0,9%), Toscana (-0,6%) e Marche (-0,5%). I dipendenti impiegati dalle istituzioni non profit aumentano di più nelle Isole (+5,1%), al Centro (+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%). L’incremento dei dipendenti è più sostenuto in Sicilia (+8,4%), Valle d’Aosta (+7,8%) e Friuli Venezia Giulia (+3,8), Lazio (+3,6%), provincia autonoma di Trento (+3,4%) e Campania (+3,3%). Si osserva una diminuzione del personale dipendente in Piemonte (-2,5%), Basilicata (-1,4%), Emilia-Romagna (-0,9%) e Liguria (-0,8%).

Se il non profit del Sud cresce, a partire dall’anno 2018, la distribuzione territoriale risulta ancora sbilanciata verso l’altro capo dell’Italia: “Oltre il 50% è attivo al Nord”, sottolinea l’Istat, “il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. La distribuzione territoriale è anche più concentrata in considerazione dei dipendenti, per il 57,2% impiegati nelle regioni del Nord rispetto al 20,0% occupato dalle istituzioni non profit del Mezzogiorno”.

Uno sbilanciamento che dipende anche da quanto o giovani siano le realtà di Terzo settore: “Le istituzioni non profit del Sud sono state costituite più di recente rispetto a quelle operanti nelle altre ripartizioni geografiche. La metà delle istituzioni non profit al Sud è stata costituita a partire dal 2010, nel Nord-est e nel Nord- ovest rispettivamente nel 2004 e nel 2005. Pertanto, la dinamica tra nuove istituzioni non profit e quelle cessate o inattive è stata maggiore nel Mezzogiorno dove nel corso del tempo è aumentato il peso di quelle costituite più di recente”.

Associazione, la più amata dagli italiani senza fine di lucro

I dati Istat mostrano una tendenza peraltro già nota, ossia quella della flessione delle cooperative sociali (-3,3%) mentre aumentano fondazioni (+2,9%) e associazioni (+0,5%). Quest’ultima resta la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%), seguono quelle con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%).

Il capitale umano

I dipendenti aumentano tra le associazioni (+4,3%), le fondazioni (+2,9%) e le cooperative sociali (+1,0%) mentre diminuiscono nelle istituzioni non profit con altra forma (-4,5%). “La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica permane piuttosto eterogenea”, osserva l’Istat, “con il 52,9% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si attestano al 19,6% nelle associazioni e al 15,3% nelle istituzioni non profit con altra forma giuridica.

Settori: vince lo sport

Ma dove opera il non profit? L’Istat risponde che “il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle istituzioni non profit, seguito da quelli delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,9%)”. Ovviamente, se si prende in esame il personale, ecco che le percentuali sono diverse: assistenza sociale e protezione civile (48,4%) impiegano quasi la metà degli 870.183 occupati di tutto il Terzo settore; seguono istruzione e ricerca (15,0%), sanità (11,9%) e sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

Chi cresce

“Rispetto al 2019”, osserva Istat “le istituzioni non profit attive aumentano negli altri settori (+5,3%), nelle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+2,7%), nella sanità, assistenza sociale e protezione civile (+1,6%) e nella religione (+1,0%) mentre diminuiscono nei settori dello sviluppo economico e coesione sociale (-4,9%), dell’istruzione e ricerca (-1,6%) e della cultura, sport e ricreazione (-0,6%)” e i dipendenti crescono nei settori delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+4,2%), della sanità, assistenza sociale e protezione civile (+2,3%). Si perdono invece occupati nel settore degli enti non profiti di area reliogiosa (-5,8%), della cultura, sport e ricreazione (-5,6%) e dello sviluppo economico e coesione sociale (-3,7%).

Nella stessa nota, anche gli effetti del Covid-19 sul Terzo settore. Leggi.


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