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World Cancer Day, la sfida di una generazione smoke free

Abitudini più salutari potrebbero evitare la comparsa di circa un tumore su tre. Se tutti smettessimo di fumare le diagnosi di tumori crollerebbero, ma nel 2022 per la prima volta in vent'anni il numero di fumatori in Italia è tornato a salire. «È tempo di puntare ad una generazione senza tabacco, vietandone l'acquisto per tutti i nati dopo il 2010. Lo chiede una raccolta firme europea», dice Alessandra Lugo, biostatistica dell'Istituto Mario Negri che con un grant quinquennale di Airc sta approfondendo il nesso tra fumo e tumori in ottica di prevenzione

di Sara De Carli

Raccogliere un milione di firme entro la fine del 2023, da consegnare alla Commissione europea per spingerla a fare di più per la prevenzione delle morti correlate al fumo, creando la prima generazione europea libera dal tabacco. È l'obiettivo della petizione lanciata a livello europeo dall’organizzazione spagnola Nofumadores e coordinata in Italia dall'Istituto Mario Negri: «La Nuova Zelanda lo ha già fatto, da dicembre è in vigore una legge che vieta la vendita di sigaretto o tabacco a chi sia nato dal 2009 in avanti e anche il ministro Schillaci recentemente ha indicato come uno dei suoi obiettivi quello di avere una generazione smoke-free», dice Alessandra Lugo, Capo Unità di Biostatistica per l’epidemiologia osservazionale all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. In occasione del World Cancer Day, che si celebra il 4 febbraio, non si può non ricordare che molti tumori sono legati al fumo e che in generale – per usare le parole di Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro – «abitudini e comportamenti più salutari potrebbero evitare la comparsa di circa un tumore su tre».

Milanese, 34 anni, ex pallavolista, mamma di una bimba di un anno, lunghe esperienze di volontariato con i bambini dell’Ospedale pediatrico Buzzi e poi in Romania con l’associazione di don Gino Rigoldi, Alessandra Lugo ha ottenuto da Airc un grant quinquennale per approfondire la relazione che c’è tra il fumo e i diversi tipi di tumore, così da poter calcolare il rischio individuale di ciascuno di noi. Il progetto terminerà nel 2027.

Per il World Cancer Day, Airc torna nelle piazze con una campagna di sensibilizzazione e a un claim molto diretto: «La salute nelle nostre mani»: quanto conta la prevenzione?

Moltissimo. Le ricerche per la cura e il trattamento dei tumori, per aumentare l’aspettativa di vita sono tutte fondamentali, ma un tassello altrettanto cruciale è quello della prevenzione, che permetterebbe alle persone di non sviluppare nemmeno la malattia o quantomeno di ridurre il rischio. Bisogna assolutamente continuare a parlarne e a fare ricerca anche in questo ambito.

Le ricerche scientifiche hanno ormai assodato che fumare danneggia sia chi fuma sia chi gli vive accanto. Che cos’altro vogliamo sapere su questo punto?

Noi sappiamo bene, da tempo, che cambiare i comportamenti sul fumo è qualcosa che contribuisce a salvare vite. Quello che noi vogliamo fare ora è andare a vedere quanti tumori sarebbero evitabili se le persone non fumassero, investigare le relazioni su specifici tumori, capire come cambia il rischio in base ad altri indicatori: da quanti anni una persona fuma, quanto fuma, da quanto ha smesso. Oggi siamo in grado di dire che il fatto di fumare aumenta dal 20 al 70% il rischio di alcuni tumori: all’apparato digerente, all’ovaio, all’endometrio, alla mammella… Quello che stiamo vedendo è che anche fumare poche sigarette comporta già un rischio aumentato: per tanti tumori il rischio non segue un andamento lineare, per cui chi fuma 5 sigarette al giorno ha un rischio che è la metà di chi ne fuma 10. Non è così, per esempio nel tumore al pancreas o al colon retto poche sigarette al giorno fanno salire significativamente il rischio. Un altro dato che sta emergendo è che smettendo di fumare presto si può tornare ad avere lo stesso rischio di chi non ha mai fumato. Stiamo indagando anche la correlazione tra rischio e fumo passivo, vorremmo raccogliere dati per mettere in luce anche questo aspetto, che a volte viene dimenticato.

Che cosa si può dire del fumo da sigarette elettroniche?

Si è visto che possono causare problemi a livello respiratorio, si sa che il vapore emesso non è aria pura ma contiene sostanze potenzialmente cancerogene ma esistono da troppo poco tempo per avere evidenze a livello di popolazione. Una cosa diversa sono le sigarette a tabacco riscaldato, che a tutti gli effetti sono tabacco. Peraltro circa l’80% di questi fumatori consuma anche sigarette tradizionali. Secondo i dati più aggiornati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità, nel 2022 fuma quasi un italiano su quattro, il 24,2% della popolazione: nel 2019 eravamo al 22%. L’incremento è dovuto anche alla diffusione delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato: ci sono studi che mostrano come puff bar e juul abbiano portato tanti giovanissimi ad approcciare il fumo e qui da noi il gruppo del professor Silvano Gallus, con un altro progetto finanziato da Airc, dice come questo sia spesso un passaggio verso le sigarette tradizionali. Anche ex fumatori, che avevano abbandonato le sigarette, spesso così ricominciano a fumare. Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato in sostanza non aiutano i fumatori a smettere di fumare e anzi favoriscono sia l'iniziare a fumare sia le ricadute.

Questa crescita inedita dei fumatori è preoccupante?

Sì, perché segna un’inversione di tendenza per la prima volta da vent’anni. È dall’inizio degli anni Duemila che il numero dei fumatori in Italia scende costantemente, con una riduzione molto importante dopo la legge Sirchia. Due punti percentuali sembrano pochi, ma è l'inversione di tendenza a preoccupare. Vediamo che cosa succederà nei prossimi anni, ma è un segnale.

Cosa intende quando dice di voler arrivare a stimare quanto più possibile il rischio individuale associato alle caratteristiche e alle abitudini di ciascun fumatore?

Il nostro obiettivo è dare alle persone uno strumento per conoscere il proprio rischio individuale. Noi facciamo questa meta-analisi degli studi già pubblicati per ricavare dati relativi a tanti fattori individuali. Il singolo cittadino poi, inserendo le sue caratteristiche individuali – per esempio età, genere, quanto fuma, da quanto tempo, se si è in pre o post menopausa – potrà sapere qual è il suo rischio di sviluppare per esempio un tumore del polmone e come il rischio cambia agendo sulle caratteristiche modificabili. Fornire ai cittadini questo strumento sarebbe molto utile in termini di salute pubblica. Una parte del progetto è capire qual è lo strumento migliore da mettere in mano alle persone, qualcosa che sia consultabile facilmente e che si possa aggiornare in base alla letteratura.

Conoscere il rischio individuale ci spingerebbe a cambiare abitudini – per esempio sul fumo – in modo più efficace di quel che oggi fa il sapere che mediamente un tumore su tre dipende da comportamenti e abitudini scorrette?

Questo è il lavoro della prevenzione. Poi sappiamo quanto sia difficile cambiare i comportamenti, a maggior ragione quando c’è in gioco anche una dipendenza. Per questo una parte importantissima della prevenzione ci deve portare ad agire su persone che ancora non hanno iniziato a fumare, sui giovani. L’Istituto Mario Negri sta coordinando in Italia una raccolta firme per chiedere alla Commissione europea di proporre nuovi atti legislativi: la petizione ha sei richieste, alcune in ambito di salute altre su temi ambientali. Il primo obiettivo è creare entro il 2028 una generazione europea libera da tabacco, vietando la vendita di tabacco a chiunque sia nato dopo il 2010. Un’altra richiesta è ampliare gli spazi in cui è vietato fumare sigarette o sigarette elettroniche, specialmente nei luoghi frequentati dai minori (parchi, piscine, eventi e centri sportivi, spettacoli e dehors dei ristoranti. Se saremo in grado di raccogliere 1 milione di firme, la Commissione europea si impegna a discutere i punti che abbiamo proposto. A dicembre in Nuova Zelanda è entrata in vigore una legge in questo senso, che ha vietato la vendita di tabacco ai nati nati dal 2009 in poi e anche il ministro Schillaci qualche settimana fa si è pronunciato sull’avere una generazione libera dal tabacco come uno dei suoi obiettivi. Non è una cosa impensabile, il mondo va in questa direzione.

La foto di copertina è di Pavel Czerwinski per Unsplash, mentre il ritratto di Alessandra Lugo è di Giulio Lapone per Fondazione Airc


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