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Riforma della non autosufficienza, servono 7 miliardi l’anno

Attesa da 26 anni e da 3,8 milioni di anziani non autosufficienti insieme alle loro famiglie, la riforma della non autosufficienza è oggi contemporaneamente poco controversa e poco considerata: «Ma al fine di recuperare gli indispensabili finanziamenti, è necessario che diventi una priorità politica», dice il Patto per la Non Autosufficienza. Ma cosa dice esattamente la legge delega? Ecco la Guida per fare il punto

di Sara De Carli

È l’occasione mai avuta prima per costruire un welfare all’altezza delle esigenze di anziani non autosufficienti e familiari, ma ben pochi la conoscono: è la Legge 33/23 sull’assistenza agli anziani, una legge delega che prevede la stesura di vari decreti legislativi entro il gennaio 2024. Anche questa mattina a Palazzo Chigi si è svolta un’audizione sui provvedimenti attuativi e sulle tematiche connesse alla Legge delega 33/2023 sugli anziani non autosufficienti. Una riforma urgente e necessaria, anche in considerazione delle proiezioni demografiche per cui gli anziani non autosufficienti raddoppieranno entro il 2030. Ma a che punto siamo? E quali sono le prospettive per far sì che la legge delega diventi davvero quella riforma tanto attesa dalle famiglie?

A queste domande risponde la “Guida per orientarsi nella legge 33/2023" redatta dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, che riunisce 58 organizzazioni e associazioni impegnate con gli anziani non autosufficienti: una cinquantina di pagine che si chiudono con la consapevolezza di essere dinanzi a un bivio, perché rispetto al gennaio 2021 e alla recente storia del welfare italiano sono stati fatti significativi passi avanti ma rispetto all’obiettivo dell’effettiva realizzazione di migliori interventi per anziani e famiglie siamo ancora all’inizio. Il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza e Welforum.it hanno organizzato anche un seminario sulla legge delega sulla non autosufficienza che si terrà il 21 giugno (ore 10-13, Casa della Cultura, Milano). La Guida è scaricabile qui e in allegato in fondo all'articolo.

L’importanza della riforma

«A partire dalla fine del secolo scorso, nella società e nella politica italiana è cresciuta la consapevolezza della necessità di rivedere il sistema di welfare per renderlo più adeguato all’impetuoso aumento degli anziani non autosufficienti, alle loro esigenze e a quelle dei familiari. Da allora in poi, numerose proposte sono state avanzate da più parti, ma tra la prima proposta (1997) e l’approvazione della Legge Delega da parte del Parlamento (2023) sono trascorsi 26 anni», annota Cristiano Gori, ideatore e coordinatore del Patto. La riforma delle politiche per la non autosufficienza che l’Italia sta affrontando in questi mesi risponde alla medesima esigenza che altri paesi europei hanno già affrontato: modificare strutturalmente dei sistemi di welfare che sono stati pensati in un momento storico in cui gli anziani non autosufficienti erano assai meno di oggi, per metterli in condizione di rispondere alla loro sempre più diffusa presenza.

È vero che i decreti delegati – timeline del Pnrr alla mano – devono essere emanati dal Governo entro il gennaio 2024, ma già con la Legge di Bilancio per il 2024 il Governo sarà chiamato a decidere se e quante risorse economiche dedicare alla riforma, che al momento non ha finanziamenti. Anche da questo dipenderà la costruzione di un welfare all’altezza delle esigenze di anziani e famiglie o il fermarsi ad una lista di buone intenzioni. «Occorre, infatti, sia ampliare l’offerta che innovarla sostanzialmente, come indicato nella Legge Delega: queste operazioni hanno un costo significativo. Gli studi esistenti, seppure non siano disponibili stime molto aggiornate, collocano il complessivo fabbisogno di risorse pubbliche aggiuntive tra i 5 e i 7 miliardi di euro annui», si legge nella Guida.

La riforma ha tre principali obiettivi: la costruzione di un settore unitario, con il superamento dell’attuale frammentazione delle misure pubbliche, dislocate tra servizi sanitari, servizi sociali e trasferimenti monetari nazionali non coordinati tra loro (il “come” della riforma); la definizione di opportuni modelli d’intervento che riconoscano la specificità della non autosufficienza, partendo cioè da uno sguardo complessivo sulla condizione dell’anziano (il “cosa” della riforma); l’ampliamento dell’offerta attuale, inadeguata a rispondere alle esigenze degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie in tutti i suoi segmenti dalla domiciliarità alla residenzialità, mediante l’estensione della gamma di servizi alla persona grazie al reperimento di finanziamenti addizionali (il “quanto” della riforma).

La Legge Delega precisa che i Decreti Delegati richiedenti maggiori risorse potranno essere emanati solo nel momento in cui la relativa copertura finanziaria sarà resa disponibile: «poiché qualunque azione di miglioramento degli interventi ha bisogno di fondi ulteriori, dunque, la relativa messa a terra potrà avvenire solo a patto che vengano contestualmente reperiti gli stanziamenti che servono. L’ammontare del budget necessario suggerisce che l’unica strada praticabile consista in un incremento dei finanziamenti graduale nel tempo, spalmato su più anni», afferma Gori nella guida. «D’altra parte, però, esiste un inscindibile connubio tra risorse economiche e scelte politiche. L’interrogativo cruciale, pertanto, è se e in quale misura la politica deciderà di dare rilievo alla non autosufficienza, tra i tanti settori in competizione per ottenere maggiori finanziamenti pubblici». La riforma si distingue per un elevato grado di consenso: la riforma è stata proposta prima dal Governo Draghi e poi confermata dal Governo Meloni e nel voto parlamentare l’opposizione non si è espressa contro ma si è astenuta. «Il rovescio della medaglia è che fino ad ora i leader politici l’hanno trascurata, non vi hanno investito politicamente e non l’hanno portata all’attenzione dell’opinione pubblica. Dunque, si tratta di una riforma a due facce, contemporaneamente poco controversa e poco considerata. Invece, al fine di recuperare gli indispensabili finanziamenti, è necessario che diventi una priorità politica».

Foto Pexels


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