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Se gli Italiani d’Inghilterra rimpiangono il welfare nostrano

di Marco Percoco

Sono in Inghilterra ormai da qualche mese, tanto da riuscirne ad apprezzare i tanti pregi, ma anche per individuarne gli enormi limiti. E quello più grande è certamente l’assenza dello Stato, del settore pubblico.

Decenni di politiche volte a ridurre le dimensioni del governo hanno portato ad una condizione per cui i servizi alla persona sono diventati un lusso insostenibile per vaste sacche di popolazione. Faccio alcuni esempi a me vicini.

a)  Una collega ed amica italiana si è ammalata, una semplice influenza. Il medico ha prima opposto mille difficoltà per visitarla, poi è stata liquidata con un po’ di tachipirina. Ha fatto appena in tempo a rientrare in Italia, poco prima di veder peggiorare la bronchite in bronco-polmonite.

b)  Non esiste alcun servizio di accompagnamento pediatrico per le famiglie con bambini. Un’amica mi ha raccontato che i problemi di linguaggio del figlio erano in realtà dovuti ad un’otite mai diagnosticata poiché le poche visite cui i bambini sono sottoposti  vengono spesso tenute da personale infermieristico.

c)  Il servizio ferroviario per pendolari, privatizzato ormai da decenni, è costoso e fa davvero rimpiangere i nostri treni in quanto a comodità, frequenza ed affollamento delle carrozze.

d)  Le scuole migliori sono private e molto costose. Le poche scuole pubbliche di buon livello possono ammettere bambini solo all’interno di una determinata area. La conseguenza è che il prezzo delle case riflette anche il valore dell’istruzione cui si ha accesso.

La lista potrebbe essere ancora molto lunga, ma credo sia evidente come la causa principale di quelli che ai nostri occhi sono degli ovvi problemi, sia la scomparsa dello Stato, quasi il venir meno ai suoi doveri.

Tornando a casa dopo un pranzo a casa di amici, ho scambiato due chiacchiere con il tassista afgano, studente di ingegneria. Mi ha suggerito di rimanere a lavorare in Inghilterra perché l’Italia è in una crisi profonda. Gli ho detto che aveva sicuramente ragione sulle condizioni macroeconomiche del nostro Paese, ma che la vita di una persona con disponibilità finanziarie limitate è certamente più semplice da noi con scuole, università e sanità di buon livello quasi gratuite per tutti. Alla fine della corsa, il futuro ingegnere mi ha chiesto se era possibile chiedere asilo politico in Italia.

Più passa il tempo e più penso che il welfare sia una leva di sviluppo, utile anche per attrarre talenti. E’ pura follia pensare di smantellarlo, facendovi subentrare il Nonprofit, visto che è ciò che è accaduto in molti settori in Inghilterra. Il Terzo Settore non deve sostituirsi al settore pubblico (che pure va reso meno costoso e più efficiente), ma deve affiancarvisi, aumentando, dunque, la gamma di servizi alla persona.


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