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Economia & Impresa sociale 

Iva ridotta per tutte le Onlus

Sale dal 4 al 20 per cento l’aliquota sulle prestazioni socio-assistenziali. Ma dopo il danno anche la beffa: dall’aumento vengono esentate solo le cooperative sociali.

di Redazione

Una pesante tegola fiscale si è abbattuta sulle associazioni che erogano prestazioni socio-assistenziali in regime di convenzione. Praticamente quelle che gestiscono comunità per minori o disabili convenzionate con i Comuni. La tegola in questione si chiama Iva: per colpa di una legge collegata alla Finanziaria, promulgata il 25 marzo scorso, l?aliquota sulle prestazioni socio-assistenziali di queste Onlus è improvvisamente schizzata dal 4 al 20 per cento. Determinando un notevole aumento dei costi per le prestazioni. Non solo. I tecnici del ministero delle Finanze hanno fatto di peggio: l?aliquota è infatti rimasta invariata per una categoria particolare di Onlus, le cooperative sociali, che potranno quindi continuare a lavorare con l?Iva al 4 per cento come del resto prevede la legge 460. Risultato: le prestazioni socio-assistenziali erogate dalle cooperative sociali costano meno, e ciò le pone in concorrenza sleale con le altre realtà del Terzo settore, specialmente con le piccole associazioni di volontariato (ma anche con le fondazioni) che sono riuscite a ottenere una convenzione con gli enti pubblici. Ma come è potuto accadere un pasticcio del genere? La colpa è delle contraddizioni insorte tra la legge 460 (quella sulle Onlus, appunto) e il dispositivo ministeriale collegato alla Finanziaria 1998 n°21/E del 25 marzo scorso. Questo provvedimento stabilisce che l?Iva al 4 per cento sia da riconoscere solo nel caso che le prestazioni siano erogate da cooperative sociali, mentre rimane al 20 per cento se rese da società a responsabilità limitata. Peccato che in questa categoria rientrino anche le Onlus, in quanto enti non commerciali. Ma nessuna distinzione è fatta riguardo al carattere sociale dell?organizzazione, come invece, tra l?altro, è stabilito da una direttiva comunitaria (la sesta direttiva sulle prestazioni socio-assistenziali, articolo 13), che chiaramente fissa l?aliquota ridotta a prestazioni rese da enti di cui è riconosciuto il carattere sociale. Cioè le Onlus. Come si vede, la materia è piuttosto complessa, ma molto chiare sono le conseguenze che derivano da questo vero e proprio ginepraio normativo: costi più alti per le rette giornaliere degli assistiti, che, nel caso delle comunità per minori, subiscono un balzo in avanti anche di 40-50 mila lire al giorno. Tutti costi che non possono ovviamente essere caricati sugli assistiti, e che dovranno essere sopportati dagli enti pubblici convenzionati, che infatti in molti casi stanno revocando i contratti con le associazioni di volontariato per passare alle cooperative sociali. C?è di più: il fatto che la norma sia entrata in vigore a marzo, ma con effetto retroattivo dal 1° gennaio, obbliga le associazioni interessate a rifare da capo i bilanci, introducendo l?Iva maggiorata. Per questo molte associazioni protestano con forza, chiedendo la revoca immediata del provvedimento di marzo da parte del ministero delle Finanze, con la successiva emanazione di un?altra legge che chiarisca la materia e non penalizzi le associazioni. In redazione ci sono già arrivate alcune segnalazioni di associazioni alle prese con questo problema; invitiamo perciò tutte le realtà del Terzo settore che si trovano nella stessa situazione a mandarci fax e lettere per fare pressione sul ministero delle Finanze, l?organismo deputato a risolvere una situazione assurda da esso stesso determinata.


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