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Jato, il ministro che ha tessuto la rete di Durban

È del Gambia uno degli artefici dell'accordo in extremis

di Emanuela Citterio

Questa volta Jato Sillah ce l’ha fatta. Alla conferenza di Durban sul cambiamento climatico il ministro per le Foreste e l’ambiente del piccolo Stato del Gambia è riuscito a far parlare con un’unica voce i Paesi africani, l’alleanza delle piccole isole (Aosis) e i Paesi in via di sviluppo (Ldc), 48 Paesi in tutto. Un’impresa, già questa, non da poco. Ma il 49enne politico africano, che quest’anno ha ricevuto il “Future policy award” per il suo impegno a salvaguardia delle foreste, è stato anche una delle personalità decisive del Summit: ha creato un asse inedito con l’Unione europea, la cosiddetta «coalizione dei volenterosi», che ha interrotto il gioco dei veti contrapposti di India e Cina e costretto gli Stati Uniti a dare l’approvazione per un nuovo accordo globale sul clima entro il 2015. Una soluzione che ha comunque attirato critiche, ma che ha salvato dal nulla di fatto il Summit, e scongiurato il naufragio del Protocollo di Kyoto.
Lo scorso anno, durante la conferenza sul clima di Cancun, aveva fatto un’inedita “autocritica africana”: «Prima di andare ai negoziati abbiamo una posizione comune, ma poi, quando arriviamo al dunque, emergono tutte le differenze e le divisioni», aveva dichiarato durante un’intervista a Sci.Dev, testata partner di Afronline.org. A Durban, Sillah ha agito su due fronti. Ha incalzato i Paesi in via di sviluppo: «Dobbiamo aspettare un altro report del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico per passare all’azione?». E ai Paesi industrializzati ha ricordato le proprie responsabilità: «I nostri diritti umani sono violati», ha detto, facendosi portavoce delle sofferenze delle comunità nei Paesi in via di sviluppo alle prese con la degradazione del terreno e costrette ad emigrare per danni compiuti da altri. Sofferenze che, ha insinuato, forse le maggiori economie del pianeta ignorano. Ma dopo la denuncia ha cercato alleanze in base a un principio elementare: «L’unità è indispensabile per affrontare le sfide del cambiamento climatico visto che l’atmosfera è un bene comune».


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