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L’anti leucemia? E’ nell’ombelico

Il cordone placentare, che veniva buttato dopo il parto, oggi viene recuperato perché ricco di cellule generatrici di globuli rossi e bianchi.

di Alma Grandin

Ecco, il bambino sta per nascere. È fuori, il primo vagito, la gioia della mamma e del papà. L?ostetrica subito dopo il parto taglia l?ormai inutile cordone ombelicale. Ma oggi proprio il cordone ombelicale, anche dopo la nascita, non è più inutile: può far rinascere altri bambini. Infatti, il sangue placentare è ricco di cellule staminali o progenitrici, identiche a quelle presenti nel midollo osseo, in grado di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, che costituiscono gli elementi fondamentali del nostro sangue. Queste cellule sono, però, carenti del tutto o in parte (o comunque mal funzionanti) in caso di malattie come le leucemie, l?anemia aplastica e la talassemia. Fino a pochi anni fa, si credeva che fossero presenti esclusivamente nel midollo osseo. In realtà, nei primissimi giorni dalla nascita le cellule staminali, localizzate durante il periodo dell?accrescimento fetale nel fegato, migrano nel midollo osseo e avranno la ?missione? di rigenerare il sangue per tutta la vita. Ed è proprio durante il processo di migrazione che il sangue placentare diventa particolarmente ricco di queste cellule. Oggi l?infusione per via endovenosa di sangue placentare è un?alternativa valida (più semplice e sicura) al trapianto di midollo osseo, considerato finora la cura per eccellenza di gravi malattie del sangue. Circa il 40/50 per cento dei pazienti affetti da leucemie e linfomi, per i quali è necessario il trapianto di midollo osseo, non dispone di un donatore compatibile nell?ambito familiare o nei registri internazionali dei donatori volontari di midollo osseo: in questi casi il sangue del cordone ombelicale può sostituire il midollo per il trapianto. Entrambe le tecniche, infatti, hanno lo stesso obiettivo: rifornire l?organismo di cellule staminali instancabili ?fabbricatrici? di componenti del sangue: in 24 ore producono miliardi di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi. Il prelievo del sangue dal cordone ombelicale è un?operazione semplice e rapida, che non dà rischio o sofferenza né al neonato né alla madre, perché avviene quando il cordone è già stato reciso. Con il consenso della donna, si aspira il sangue dal cordone e lo si raccoglie in una sacca sterile, che viene inviata alla Banca del cordone ombelicale per le analisi e la conservazione in contenitori a 190° sotto zero. L?alternativa tradizionale è il trapianto di midollo osseo. Solo un terzo dei candidati a questo intervento, infatti, può beneficiare di una donazione da parte dei fratelli immuno-compatibili. Per la maggioranza delle persone malate, invece, la speranza è reperire, nei registri internazionali di donatori di midollo, la persona giusta, cioè immunologicamente compatibile. Ma c?è bisogno di molto tempo per fare le ricerche e spesso si arriva in ritardo; inoltre il rischio di rigetto rimane molto più elevato rispetto alla donazione da fratello. Il sangue raccolto dal cordone ombelicale rappresenta la soluzione ideale perché riduce notevolmente il rischio che il tessuto trapiantato aggredisca quello del ricevente. Anche nel caso del sangue placentare, però, il nodo cruciale è la sua scarsità, e proprio per renderne disponibile una massiccia quantità è stata allestita una ?Banca Europea? in collaborazione con francesi, tedeschi e italiani. Il cancro del sangue Ogni anno la leucemia colpisce in Italia 2.500 persone, con una proporzione di 5 casi ogni 100 mila abitanti. Il 40 per cento di questi malati hanno meno di 50 anni e molti sono bambini: non a caso la leucemia rappresenta la seconda causa di mortalità nei bambini. Oggi in Italia sono oltre 200 mila le persone iscritte al registro donatori di midollo osseo: questo significa che praticamente si può dare una speranza solamente a un malato su due. Sui 2.500 pazienti l?anno, 500 potrebbero essere salvati dal trapianto di midollo, e metà di questi sono bambini. Cifre incoraggianti. Ma ancora troppo poco. Attualmente ogni anno in Italia vengono effettuati circa 5 mila trapianti di midollo osseo, che vanno ad aggiungersi all?elenco degli oltre 50 mila realizzati fino ad oggi. Banche della placenta Coperto solo il 15% del fabbisogno Sono già trascorsi otto anni dal primo trapianto di sangue placentare (o cordonale), effettuato a Parigi, su un bambino affetto da anemia congenita. Da allora nel mondo circa 400 malati di forme tumorali, in gran parte bambini colpiti per lo più da leucemie, hanno subito questo intervento. Il sangue cordonale può essere trapiantato su un familiare consanguineo, su un estraneo e su se stessi. In Italia la regolamentazione dell?uso del sangue placentare è controllata dall?Istituto superiore di sanità: nelle varie banche del sangue cordonale sono conservati circa tremila cordoni, ma il fabbisogno è di circa 20 mila unità. Per sensibilizzare la popolazione, e in particolare le donne, è nata nell?ottobre del 1995 l?Adisco, Associazione donatrici italiane sangue di cordone ombelicale. Per conoscere l?elenco aggiornato degli ospedali che praticano la raccolta è possibile telefonare alla sede nazionale Adisco a Roma, in via Forlì 36/38, al numero 06/4402955, oppure presso le banche del sangue di cordone ombelicale: a Milano tel. 02/55034053; a Torino tel. 011/6927230; a Pavia tel. 0382/502905; a Firenze tel.055/412098; a Roma tel. 06/85795549. Altri numeri utili per chiedere informazioni sulla nuova terapia e sulla donazione di midollo osseo: Adisco, via Forlì, 36/38 Roma, tel. 06/4402955 e Admo, via Aldini, 72 Milano, tel. 02/39000855.


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