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L’asceta che ha redento la politica

E' un celebre avvocato penalista. Ed è impegnato su mille fronti della solidarietà e della giustizia. È stato parlamentare per Rifondazione comunista. Esperienza che è pronto a bissare, con passion

di Giuseppe Frangi

Non fosse diventato un avvocato prestato alla politica, Giuliano Pisapia sarebbe stato un medico stile Albert Schweitzer. Non fosse stato un medico, sarebbe stato senz?altro un asceta. Invece Giuliano Pisapia, dopo qualche incertezza giovanile, si è incanalato nella professione di famiglia, ma l?ha decisamente piegata alla sua visione del mondo. Oggi, che ha 52 anni portati con distacco, è un celebre penalista, capace di giocarsi con lo stesso impegno in processi da prima pagina come nei semplici gratuiti patrocini . Ma c?è di più: Pisapia si appresta al suo secondo mandato come parlamentare: correrà da capolista e indipendente nelle proporzionali a Milano per Rifondazione comunista. E questa è una delle poche buone notizie in vista delle prossime tornate elettorali. Vita:C?è da dedurne che la politica non l?ha delusa? Giuliano Pisapia: Certo. Nella commissione Giustizia ho potuto lavorare benissimo, con un?intesa molto costruttiva con tutti. Mi ha invece deluso il lavoro in aula. Perché lì l?appartenenza allo schieramento politico diventa un condizionamento insuperabile. Vita:Non ha nostalgia del lavoro sul campo, del contatto con la realtà che le dà una professione come la sua? Pisapia: Quella sì, un po? ce l?ho. Per esempio, durante la guerra in Kosovo, dopo aver votato contro l?intervento armato, ho sentito il bisogno di fare qualcosa per quella gente. Così per 15 giorni sono sparito. Ho lavorato come volontario in un campo profughi tra Albania e Kosovo facendo di tutto, dalle cucine all?assistenza. Ho obbedito alla mia natura, non potevo farne a meno. Vita:E’ un?ammissione che la politica ha un deficit di concretezza? Pisapia:No. Solo che la politica per sua natura ti taglia fuori da tanti rapporti con la realtà. Comunque in Kosovo ci sarei andato anche se non fossi stato onorevole? Vita: Presidente della Commissione Giustizia per due anni. Com?è riuscito ad andare d?accordo con tutti? Pisapia:E’ una cosa che all?inizio ha stupito anche me. Poi nel concreto del lavoro politico ho verificato che davanti a obiettivi giusti e condivisibili, le differenze si stemperano. In Commissione c?era un leghista, Davide Caparini, ingegnere, che per sua ammissione non capiva molto sulle questioni della giustizia. Eppure i suoi interventi li ascoltavo con attenzione perché poneva questioni di buon senso. Poi toccava a me e agli altri individuare soluzioni tecniche ai problemi da lui posti. Vita:Lei è noto per il suo garantismo. Quanto ha inciso sul lavoro della Commissione? Pisapia:Molto. Anche perché nel garantismo includo la salvaguardia delle garanzie della parte lesa. Una legge come quella della depenalizzazione dei reati minori serve a tutti, perché rende più celere la giustizia sui casi di reale allarme sociale. E provvedimenti come il patrocinio dei non abbienti o l?incompatibilità tra malati di Aids e carcere sono passati con un grande consenso. Vita:Però, a metà mandato, caduto il governo Prodi, ha lasciato la presidenza della Commissione. La politica ha prevalso sulle cose? Pisapia:No, mi è sembrata una via obbligata, per correttezza. Comunque una cosa mi ha fatto molto piacere: dopo le dimissioni ho dovuto passare per qualche mese a un?altra commissione, perché se fossi rimasto lì mi avrebbero rieletto presidente. Vita:E’ un po? strana questa lezione di unanimismo da uno che sta all?ala estrema? Pisapia:Io sono fatto così. Credo che ogni soggetto abbia diritto e bisogno di una soluzione ad hoc per i suoi problemi. Non c?è una soluzione valida per tutti. Ognuno perde la strada per motivi diversi e può riprenderla solo con strategie diverse. Per esempio, non approvo le teorie di san Patrignano, ma convengo che quel metodo in molti casi è il più adatto e il più efficace. L?amore alla realtà mi impedisce di essere schematico. Vita:Nell?Italia bipolare lei resta una delle poche anime trasversali rimaste. è trasversalismo di natura o imparato sul campo? Pisapia:L?attività professionale mi ha aiutato. Quando conosci persone così diverse, e con problemi così diversi, l?elasticità è d?obbligo. Poi, per carattere, ho sempre stima di persone che hanno opinioni lontane dalle mie: è un arricchimento sentirle ragionare. Vita:Professione, politica, volontariato: ma di quante ore è fatta la sua giornata? Pisapia:Lavoro tanto, non mi riesce di prendere niente alla leggera. Inizio alle 9 in tribunale, niente pranzo, colloqui con i clienti e gli assistiti sino a sera. Poi studio le cause sino a mezzanotte. E quando sono a Roma, non esco mai dal Parlamento prima di quell?ora. Ci sono amici nella capitale che mi stanno aspettando da cinque anni per una cena? Vita:Quindi nella sua vita ci sono anche tante rinunce? Pisapia:Sì, è una scelta che, per esempio, è andata a discapito della mia vita affettiva. Vita:Lei è da sempre oppositore del sistema bipolare. I fatti le stanno dando ragione o no? Pisapia:Altroché se mi danno ragione. C?è stato un appiattimento pauroso dei programmi, perché i due poli hanno lo stesso problema, quello di recuperare il consenso al centro. Invece la mia visione della politica mi dice che è bene che ciascuno vada al voto con i suoi programmi e poi si lavori con la mediazione. Questa permette anche un maggiore trasversalismo sui temi di coscienza. Vita:Quindi l?operazione di Andreotti e D?Antoni non le dispiace? Pisapia:La ritengo una cosa utile. Vita:Ha già qualche idea per il 14 maggio? Pisapia:Il parroco di Opera mi ha dato un?idea: intervenire su quel passo della Costituzione dove si parla del carcere come ?rieducazione?, cambiandolo in ?riconciliazione?. Vita:Lei, così laico, è sempre gomito a gomito con i cattolici. È il Pisapia-asceta che viene fuori? Pisapia:Avendo tutt?e due a cuore la realtà, i nostri destini spesso si incrociano. Ma io faccio anche un distinguo: un conto sono i miei amici credenti impegnati, e un conto le gerarchie, che parlano un?altra lingua. E poi resto laico nel profondo: nella prossima legislatura mi batterò per un provvedimento per la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze. Sono fatto così, la giustizia è la mia fede.


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