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L’associazione accusata da Castelli. Ecco i “mostri” di Antigone

Dal 1990 promuove dibattiti e monitora la situazione nelle carceri. Con il consenso di tutte le parti.

di Barbara Fabiani

“Ci avevano chiamato in molti modi: idealisti, mollaccioni… Chi ci conosce meglio ci chiama illuministi. Ma anarco-insurrezionalisti non ce lo avevano detto mai”. Patrizio Gonnella, coordinatore dell?associazione Antigone, scherza, ma non troppo, sulla circolare spedita nei giorni scorsi dalla Direzione generale detenuti ai provveditorati regionali, circolare in cui l?associazione, che si occupa di diritti dei detenuti, è accostata a non meglio identificate organizzazioni anarco-insurrezionaliste che fomenterebbero le proteste nelle carceri. Ma come è possibile che si possa considerare un covo di sobillatori un?associazione composta da filosofi, professori universitari, molti parlamentari e giudici, e addirittura ex direttori dello stesso Dipartimento di amministrazione penitenziaria? Antigone, infatti, è un?associazione diversa da quelle che siamo abituati a conoscere. Non si occupa di servizi e di assistenza nelle carceri, che siano attività ricreative o di formazione; Antigone è un osservatorio e un laboratorio di idee sul modello penitenziario. L?idea nasce a metà degli anni 80 intorno alla rivista Antigone fondata dal filosofo Massimo Cacciari e dalla giornalista Rossana Rossanda con l?obiettivo di discutere in chiave critica le allora leggi di emergenza. Nel 1990 si è trasformata in associazione e oggi come attività ordinaria promuove dibattiti sul modello di legalità penale e processuale in Italia, che sono il punto di avvio di pubblicazioni specializzate (tra cui i Quaderni di Antigone). Dalle discussioni alle proposte, l?azione del gruppo si realizza in due ulteriori sbocchi: l?elaborazione di disegni di legge e l?attività dell?Osservatorio sulle carceri. Uno dei suoi maggiori successi è stata la legge del 1992 sull?incompatibilità tra Aids e condizione carceraria, ma anche la campagna per l?abolizione dell?ergastolo (con un ddl approvato in Senato ma non alla Camera), come pure i contribuiti dati in materia di misure alternative al carcere nella legge Simeoni-Saraceni. Tra gli altri disegni di legge proposti ci sono quelli per la depenalizzazione dei reati minori e del consumo di droghe, l?indulto per gli ex terroristi e, ultimo in ordine di tempo, per l?istituzione del difensore civico dei diritti dei detenuti. Moltissimo viene fatto sul piano del monitoraggio. Un team di una quarantina di volontari fa sopralluoghi in tutte le carceri per verificare le condizioni di detenzione, e quale sia lo scarto tra le norme di garanzia e la loro attuazione. «Un gruppo di rilevatori che comprende dal ricercatore universitario all?operatore sociale, dal giurista all?insegnante. Accomunati da una passione ideale e dalla volontà di elaborazione scientifica», spiega Gonnella. Un lavoro che si traduce in un rapporto finale la cui ultima edizione è in libreria con il titolo Inchiesta sulle carceri italiane (Carrocci editore).«Questi ?osservatori? non hanno mai avuto alcun problema di relazione con le amministrazioni fin dal 97, quando partì l?Osservatorio con la piena disponibilità dell?allora supervisore delle carceri, Franco Margara», aggiunge. Appena resa nota la circolare, il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) ha provveduto a prendere le distanze e a ribadire la propria stima verso Antigone. «Ma questi attestati non ci bastano», commenta Gonnella chiedendo con fermezza «l?emanazione di un?altra circolare, con modi, tempi e destinatari della precedente che smentisca quell?illazione gravemente lesiva del nostro lavoro». «E speriamo», conclude, «di essere finalmente ricevuti dal ministro della Giustizia Castelli».


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