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Sanità & Ricerca

L’attimo che salva un uomo

La macchina dei trapianti e delle donazioni non dorme mai. Intervista ad Alessandro Nanni Costa.

di Luca Fiore

È la schiera degli 11mila, ovvero delle persone che sono in lista d?attesa per ricevere un trapianto d?organo. Accomunati dalla speranza che il sacrificio della vita di uno sconosciuto possa salvare la propria, nello spasmo dell?attesa di chi aspetta, drammaticamente e senza colpa, la morte di un altro essere umano per poter vivere, gli 11mila guardano all?impegno dei medici e ai meccanismi, procedure e decisioni che permettono che i trapianti possano essere portati a termine. Come funziona il sistema dei trapianti d?organi in Italia? Chi decide l?assegnazione di un organo? Quante sono le persone coinvolte? A queste e ad altre domande ha risposto Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. “Elemento chiave attorno al quale ruota tutta l?attività del sistema dei trapianti è quello che viene definito il processo di donazione-trapianto”, spiega il professore. “Tutto ha inizio in una sala di rianimazione dove viene accertata la morte cerebrale di un paziente. Prima di questo momento non si può parlare di processo di donazione-trapianto. L?accertamento dell?avvenuta morte viene effettuato da tre specialisti: un rianimatore, un neurologo e un medico legale. A convocarli è la direzione sanitaria e controllano il paziente per un periodo di almeno 6 ore ai sensi della legge 578 del 1993 e del decreto del ministro della Sanità 22 agosto 1994. A questo punto, dopo cioè che tutti i tentativi per salvare la vita del paziente sono falliti, l?attenzione si sposta su coloro che potranno essere sottoposti a un trapianto. Per questo si cerca di capire l?idoneità del potenziale donatore. Si verificano cioè le condizioni di sicurezza, verificando che il donatore non abbia malattie trasmissibili. Lavorare a rischio zero è un?utopia, ma la sicurezza è una nostra priorità”. Vita: E poi cosa succede? Alessandro Nanni Costa: Se la persona dichiarata morta è idonea al prelievo degli organi ma non c?è una dichiarazione in vita di volontà di donazione e la famiglia si oppone al prelievo, il processo di donazione-trapianto non può avere inizio. Nel caso in cui, invece, vi sia una dichiarazione di volontà da parte del donatore o la famiglia non si oppone viene avviato il mantenimento del cadavere fino al prelievo degli organi. Occorrono infatti procedure cliniche e terapeutiche per mantenere il cadavere in buone condizioni e permettere che gli organi siano utilizzabili. Vita: Come si fa a decidere chi riceverà gli organi prelevati da un donatore? Nanni Costa: Viene subito contattato il Centro di riferimento regionale o interregionale che possiede la lista dei pazienti in attesa di trapianto. Questi centri, attivi 24 ore su 24, rilevano la presenza nella regione, o nell?area interregionale, di riceventi che corrispondono alle caratteristiche cliniche e/o immunologiche del donatore e, nel caso non ve ne siano, comunica agli altri centri la disponibilità di organi. Le informazioni si propagano a centri concentrici. Gli organi di un donatore dunque possono raggiungere un ricevente in qualunque parte d?Italia. Il ricevente è individuato secondo le regole di priorità. Considerate le regole di priorità, è comunque il chirurgo a decidere l?opportunità dell?intervento. A questo punto il Centro trapianti contatta il ricevente che verrà subito portato in sala operatoria. Nel frattempo un?équipe di chirurghi del Centro trapianti viene mandata a effettuare il prelievo. Soprattutto per il cuore e il fegato, chi preleva l?organo effettuerà anche il trapianto. Vita: Entro quanto tempo dalla morte del donatore è necessario effettuare il trapianto? Nanni Costa: La durata della funzionalità degli organi è molto breve, per questo il processo di prelievo e trapianto è in alcuni casi molto ridotto. Se per i reni i chirurghi hanno circa 24 ore di tempo, per il fegato il tempo di riduce a 10-12 ore e per i polmoni e il cuore a 4-5 ore. Gli organi viaggiano o in auto o in aereo, ma per il cuore il trasporto avviene quasi sempre con l?aereo. Vita: Quante persone sono coinvolte per ciascun trapianto? Nanni Costa: Lo sforzo organizzativo che ruota attorno a un solo donatore è enorme. Possono essere fino a 15 le équipe chirurgiche impegnate su un solo donatore multiorgano. Facendo il conto di tutte le persone coinvolte, si arriva anche a 200 per un solo donatore. Vita: I medici morti nell?incidente aereo in Sardegna erano reduci da una giornata di lavoro e stavano viaggiando di notte. Accade spesso che i medici siano sottoposti a un tale stress? Nanni Costa: Nella maggior parte dei casi i prelievi-trapianti avvengono di notte perché solitamente gli accertamenti delle morti cerebrali avvengono di giorno. La natura di una donazione-trapianto costringe il sistema a essere costantemente in allerta e agire sempre in emergenza. Va detto che la comunità trapiantologica vive in allerta 365 giorni all?anno 24 ore al giorno. Quando si individua un donatore infatti, occorre muoversi immediatamente perché non si può rimandare un trapianto. Vita: Che funzione ha il Centro nazionale trapianti? Nanni Costa: Il Cnt ha la funzione fissare i criteri e le procedure per l?assegnazione degli organi, individuare i parametri per la verifica della qualità del risultato delle strutture per i trapianti e promuovere l?informazione e la gestione del Sistema informativo trapianti, che fornisce in tempo reale dati su donazioni, interventi e liste di attesa. La nostra funzione è quella di coordinamento di tutto il sistema e di verifica della qualità e della sicurezza. Il nostro centro mette a disposizione 5 esperti (uno di questi sono io) che 24 ore su 24 sono a disposizione per rispondere a domande su problemi di sicurezza. Vita: Quali obiettivi vi state ponendo? Nanni Costa: Il nostro sforzo è quello di tentare di aumentare il numero dei trapianti, cercando di sensibilizzare i cittadini delle regioni dove ci sono meno donatori. È il numero dei donatori a garantire la maggior probabilità di effettuare i trapianti richiesti dalle liste d?attesa. Per quanto riguarda la qualità e la regolarità delle procedure, invece, svolgiamo dei controlli a posteriori sui trapianti fatti e dal 2000, anno di istituzione del Centro nazionale, non sono state riscontrate irregolarità. Ciò che stiamo cercando di fare è un?umanizzazione di questa macchina organizzativa, curando soprattutto il rapporto con le famiglie dei donatori, i riceventi e i loro familiari.


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