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Politica & Istituzioni

L’emergenza si risolve così

Un dramma epocale (inevitabile) dà il pretesto ai politici per inscenare la solita rissa estiva. Per fortuna c’è chi va oltre gli slogan e parla di soluzioni concrete che si chiamano regolamentazione

di Paolo Giovannelli

Immigrati da accogliere o da impiccare? La litigiossisima arena politica italiana appare ancora oggi tentata dall?affrontare in maniera del tutto ideologica la questione dell?immigrazione. Eppure, il tempo per le risse in materia è finito. Gli sbarchi sulle nostre coste lo gridano con impressionante frequenza. Che fare allora? Sentendo chi di immigrazione se ne intende e chi non ha interessi di bottega da difendere si scopre che le soluzioni esistono. E che, paradossalmente, queste sono già in Parlamento. Per l?esattezza in un disegno di legge presentato a febbraio e in attesa di essere votato (quintali di emendamenti permettendo). A questo punto, detto che è ormai scientificamente provato che l?Europa sarà sempre più interessata da vere migrazioni di popoli (parlare di immigrazione diventa così riduttivo) proprio come quelle che nei secoli XVI-XVIII spinsero circa 3 milioni di nostri antenati verso il Nuovo mondo, è ora di passare ai fatti. Un ritardo di secoli. Recuperabile L?Italia è in ritardo di secoli. Il governo Prodi, che rincorre con affanno i Paesi progrediti d?Europa, ha cominciato presentando nel febbraio scorso, alla Camera dei deputati, un disegno di legge intitolato ?Disciplina dell?immigrazione e norme sulla condizione dello straniero? che, già nell?introduzione, dimostra almeno una seria conoscenza dell?argomento. L?iniziativa è stata accolta complessivamente con favore dal mondo del volontariato, ma con il ritorno dell?emergenza e il montare della protesta xenofoba, le associazioni ricominciano a fare pressing sul governo e sul Parlamento. Il vicedirettore della Caritas italiana, don Antonio Cecconi, vuole subito la nuova legge sull?immigrazione in funzione anti-clandestinità: «Le ?liste di prenotazione? per emigrare devono essere gestite dalle rappresentanze diplomatiche italiane all?estero. L?Italia deve giocare maggiormente un ruolo propositivo e quindi, preventivo di drammi umani; deve, in una parola, prendersi le sue responsabilità all?estero. Occorre che chi parte da un Paese straniero possa prima andare alla nostra rappresentanza diplomatica e chiedere, nella sua lingua ?mi dite che possibilità avrò quando arriverò nel vostro Paese??. Poi se vuole rischiare da irregolare, lo faccia». Certezze agli stranieri. E agli italiani «Inoltre puntiamo molto», continua Cecconi, «sulla valorizzazione del lavoro stagionale», «che se ben regolato nei flussi diventerebbe davvero un?opportunità notevole soprattutto per quei Paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Ma occorre dare agli immigrati anche la certezza del reingresso e non solo dire come fa il ddl governativo: ?Se te ne vai entro i tempi stabiliti, l?anno prossimo, al momento del rientro, sarai il primo della lista?. Altrimenti vivranno da clandestini fino al prossimo contratto stagionale». A Cecconi, dalla Caritas diocesana romana che ogni anno si occupa di centinaia di immigrati, fa eco Sergio Briguglio, esperto di politica dell?immigrazione che non valuta positivamente il meccanismo di ?chiamata nominativa? dell?immigrato: «Non va più preteso», sostiene, «che per l?immigrato occorra una preventiva chiamata da parte di un datore di lavoro (che oggi gli immigrati conoscono solo dopo un primo ?passaggio? in Italia da clandestini, ndr). È il governo, invece, che deve farsi sponsor degli immigrati con una reale programmazione dei flussi, calibrata sulle esigenze del mercato del lavoro italiano: se sbaglierà clamorosamente, si esporrà al giudizio degli elettori». Briguglio è inoltre critico sui meccanismi previsti per le espulsioni: «Una delle nostre principali obiezioni» sostiene «a quanto propone il governo è questa: per ogni persona da espellere va prevista una possibilità di ricorso effettivo, in Italia, di fronte al pretore, prima che l?espulsione abbia luogo. E va atteso il pronunciamento del pretore. Invece il ddl governativo vorrebbe che, con una certa discrezionalità del prefetto, la persona può essere immediatamente espulsa dall?Italia». Per il segretario del ?Servizio rifugiati e migranti? della Federazione delle chiese evangeliche, Bruno Tron, il ddl del governo Prodi è troppo difensivo delle frontiere: «Chi, comunque, arriva alle nostre frontiere va rispettato nei suoi diritti soggettivi e non ricacciato subito indietro». Sui diritti umani insiste anche il segretario generale di ?Sos razzismo?, Angela Scalzo: «Abbiamo appoggiato il progetto di legge del governo, ottimo per gli immigrati regolari specie con la previsione della ?carta di soggiorno?, sorta di anticamera alla cittadinanza. Ma i centri di permanenza previsti da questo ddl rischiano di somigliare a delle carceri per chi è colpito da provvedimento di espulsione». Scalzo fa inoltre notare che, con una valida legge sull?immigrazione, l?Italia potrebbe essere d?esempio per i governi di altri Paesi europei con gli stessi problemi e chilometri di coste da tutelare, come la vicina Spagna. Emendamenti indispensabili Giampiero Cioffredi, coordinatore nazionale di ?Arci solidarietà? considera coraggioso l?operato del ministro dell?Interno, Napolitano, che non ha seguito l?onda xenofoba di parte dell?opinione pubblica. «Ci sono però degli emendamenti», osserva Cioffredi «per noi irrinunciabili e presentati unitariamente da parlamentari della maggioranza governativa, da Rifondazione comunista al Partito popolare. Come quello sulle liste gestite dai consolati e dalle ambasciate italiane, con il meccanismo di anzianità di iscrizione e la conseguente istituzione di un permesso di soggiorno ?per ricerca di lavoro?»


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