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Welfare & Lavoro

L’onorevole finì all’inferno

Dopo molti anni un regista italiano torna a girare un film sul carcere

di Alessandro Sortino

Dopo il celebre film garantista di Nanni Loy, ?Detenuto in attesa di giudizio?, interpretato da Alberto Sordi, arriva, finalmente, una nuova pellicola sulla situazione delle carceri. L?ha finita di girare quest?estate un regista indipendente di quarantatré anni, Giancarlo Planta, già segnalatosi qualche anno fa agli addetti ai lavori per un film sull?emergenza lavoro: narrava di alcuni disoccupati napoletani che trovavano un impiego soltanto in occasione del primo maggio, per montare e smontare i palchi delle manifestazioni; e più di recente per ?Italia village?, esilarante vicenda di una truffa anni ?90 a danno di un gruppo di italiani che acquistavano le villette, inesistenti, di un villaggio vacanze. E la stessa ironia corrosiva la troviamo in questo ?Onorevoli detenuti?, storia, tutta italiana, di un politico coinvolto in una vicenda di mazzette, che viene arrestato e rinchiuso a Regina Coeli. Caratterizzare questo come un film su Tangentopoli sarebbe riduttivo, però. In realtà si tratta di un film sullo psicodramma di un Paese, il nostro, che ha ignorato la condizione disumana dei detenuti, fino a che nel carcere non sono finiti gli stessi ?onorevoli? rappresentanti della classe dirigente. Sono stati proprio loro a fornire alla società ?per bene? occhi e orecchi per accorgersi di quel mondo, che altrimenti pareva destinato a una categoria di uomini che non poteva sfuggirgli e dunque lamentarsene. E il protagonista del film, come nella storia recente è accaduto, finisce per diventare una vera e propria sonda dello spettatore in quella parte di umanità che le telecamere ignorano, costrette a fermarsi davanti ai portoni dei penitenziari. La cinepresa di Planta però nel penitenziario ci è entrata: il film infatti è girato dentro Regina Coeli, e ne riproduce l?ambiente, le storie, racconta la vita dei detenuti e questo incontro di destini: l?umanità dissimile del detenuto comune che si incontra con quella dell?uomo abituato alla gestione del potere. Diversi eppure ugualmente inermi di fronte alla privazione della libertà, nei modi e nelle forme che l?Italia riserva a chi ha violato le leggi, e a chi è sospettato di averle violate. Il film è stato girato a Roma, com?è naturale che sia, e in Sardegna, per la parte restante. Una segnalazione la merita anche il cast: il ruolo di protagonista è di Massimo de Francovic, attore di punta del teatro di Ronconi (ha recitato nella celebre edizione del Re Lear) e prossimo interprete dei Fratelli Karamazov, per la regia di Ronconi, appunto. La parte, immancabile, dell?avvocato è di Maddalena Crippa, anche lei interprete teatrale. Ma il film segna anche l?esordio, brillante, di Chiara Muti, figlia di Riccardo Muti, direttore del teatro La Scala di Milano. La sceneggiatura è dello stesso Planta (in passato ha anche ottenuto un riconoscimento come sceneggiatore), mentre assistente alla regia è Marco Cocurnia, un giovanissimo genovese (21 anni) folgorato da Mario Monicelli sul set, ligure di ?Cari fottutissimi amici?, e oggi assistente personale del maestro.


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