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La filantropia secondo Mr Apple

Da sempre al fianco delle attività non profit della moglie Laurene Powell

di Riccardo Bagnato

Lui non lo avvrebbe mai ammesso ma anche Steve Jobs è stato un grande filantropo. Ma come sempre, anche in questo caso, a suo modo. Ossia grazie al suo (vero) braccio destro: la moglie, Laurene Powell. Diversamente da tanti suoi colleghi, il guru di Cupertino non si è infatti mai impegnato direttamente nel sociale, non ha mai parlato della fame nel mondo, non ha effettuato donazioni in favore di qualche non profit. Anche quando nel 1986 creò la Steve P. Jobs Foundation, Mr Apple decise poco dopo di chiuderla, così come cancellò tutti i programmi filantropici al suo rientro in Apple nel 1997. «Non aveva il tempo per seguire queste attività», spiegò Mark Vermilion, al tempo responsabile della fondazione. E un amico più recentemente ha confessato: «Steve si è impegnato in due cose nella vita: la Apple e la sua famiglia. Tutto il resto era per lui una distrazione».

Diversamente dallo storico rivale, Bill Gates (che ha addirittura lasciato il lavoro per dedicarsi anima e corpo alla sua Bill & Melinda Gates Foundation), la famiglia Jobs non ha quindi fondazioni, non ha promosso spot con relativa lacrima in primo piano e, ad essere onesti, ha partecipato a ben poche occasioni di beneficenza. Eppure…

OLIVETTIANO DENTRO
Quando nel 2006 è scoppiato il caso Foxconn, ad esempio, la città-azienda cinese accusata di costringere gli operai a ritmi massacranti per produrre gli iPod, Apple si è rifiutata di rivelare i nomi dei propri fornitori e nel 2007 ha pubblicato il suo Supplier Responsability Report. Quando poi nel 2010 un’ondata di suicidi in quelle stesse fabbriche ha risollevato il caso, Jobs ci ha messo personalmente la faccia, senza però mai adottare strategie di comunicazione compensative. Fedele al suo impegno di imprenditore sino in fondo, senza cedimenti umanitari o, come capita invece in altre aziende, ben poco interessato al tornaconto strategico talvolta nascosto nel doppiofondo di campagne pubblicitarie responsabili. Fedele, questa la parola, al suo motto di sempre, originale quanto antico: Think different!, pensa a ciò che è diverso.

E così, a scavare tra gli aneddoti, si scopre che il guru di Cupertino ha una visione molto netta, lucida, differente, anche del non profit. Non dissimile da quella di Adriano Olivetti, per cui la responsabilità non significa “dare indietro” alla società quello che si è ricevuto, ma fare bene anzitutto il proprio mestiere di imprenditore e poi di cittadino. Nasce da qui, ad esempio, e non da qualche astratta analisi di mercato, la volontà di Steve Jobs di promuovere una legge a favore della donazione di organi. Occhio ai termini, però: Steve Jobs non si è mai sentito un santo, ma solo un «sopravvissuto», come lo definì lucidamente Alan Deutschman, autore di una sua biografia.

LA LEGGE 1395
Quando nel 2009 Jobs fu obbligato ad assentarsi per problemi di salute, scoprì che in quel momento ad aspettare un trapianto di fegato (di cui lui stesso aveva urgente bisogno), erano in 3.400 nella sola California, e che poi di questi solo 671 ne ottennero uno, mentre altri 400 morirono. Lui, invece, si salvò solo perché iscritto alle liste d’attesa di più ospedali, una pratica nota come “multiple-listing” che però si possono permettere in pochi: fu operato in Tennessee nel marzo del 2009. Nel dicembre dello stesso anno Jobs, durante una cena, raccontò la sua storia a Maria Shriver, moglie del governatore della California, Arnold Schwarzenegger. È anche grazie al suo impegno che la legge 1395, che creò il primo registro nazionale per donatori di rene, venne firmata nel marzo scorso, rendendo più semplice, per i possessori di una patente automobilistica, la possibilità di manifestare le proprie preferenze riguardo alla donazione organi.

Ma se il Re Mida di Cupertino non si è mai impegnato direttamente nel non profit, la stessa cosa non si può dire della moglie. Laurene Powell può vantare una lunga lista di incarichi in prestigiosi enti come Teach for America, per le pari opportunità nella scuola; il Global Fund for Women, in favore delle donne; la Northern California Public Broadcasting, ovvero un canale televisivo non profit; EdVoice, associazione per il miglioramento delle condizioni scolastiche in California; la New America Foundation, think tank per l’innovazione con sede a Washington; la New Schools Venture Fund, impegnata sul fronte dell’innovazione nel sistema educativo, oltre ad essere fondatrice della Emerson Collective e di College Track, la prima impegnata sul fronte delle riforme sociali e la seconda per il sostegno alle scuole. Enti attraverso cui sono state effettuate decine di donazioni e lanciati molti progetti sociali. Insomma, l’altra faccia di Mr Apple, potrebbe pensare qualcuno o, più semplicemente, l’anima non profit della famiglia Jobs.


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