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Politica & Istituzioni

La Locride non è lontana

Occorre uscire dal contesto esclusivamente testimoniale. Si deve contare sempre di più anche all’interno del sistema produttivo calabrese.

di Virginio Colmegna

La Casa della Carità il primo marzo sarà a Locri. A monsignor Bregantini fin da quando ero direttore della Caritas ambrosiana mi lega un comune sentire nel campo della cooperazione sociale, un terreno che inevitabilmente intreccia il tema della solidarietà alla sfida per la legalità. L?obiettivo è quello della ricostruzione di condizioni umane e sociali dignitose dentro una Chiesa che vivacemente porta dentro di sé questi messaggi. Il legame con la Calabria del Goel è forte. Ci accomuna l?esperienza di un impegno dal basso che in silenzio offre un lavoro e una prospettiva. Anche noi, pur in un territorio lontano, abbiamo avvertito la difficoltà di lavorare in contesti a rischio. Stare nelle aree dismesse a contatto con la paura, la rabbia e la violenza, mi sembra un messaggio che ben rappresenta il paradosso cristiano: la debolezza apparente non è un valore da allontanare, ma una straordinaria possibilità di riscoprire le ragioni della solidarietà. Per questo ci siamo e continueremo ad esserci chiedendo di mantenere sempre vivo questo legame concreto ed operativo. Proprio da qui nasce il messaggio di legalità, la capacità di denunciare qualsiasi azione delittuosa. Tenendo comunque alta la guardia perché la piovra sa anche inquinare esperienze positive.In un territorio fragile la pratica della legalità è un?esperienza culturale e sociale che va moltiplicata. Senza dimenticare il contesto cristiano che ha dato le radici alla cooperazione sociale della Locride analogamente a quanto avvenuto per la Casa della Carità. L?idea del partenariato Nord – Sud, di sviluppo comune, di nazione coesa costituiscono il cuore del progetto Policoro. Chi te lo fa fare? La domanda torna spesso. Lo vedo con i nostri operatori che lavorano nella favelas urbane. Chi te lo fa fare? La risposta è inevitabilmente una risposta politica, di responsabilità sociale. Ma, altrettanto inevitabilmente, le ragioni dell?impegno sono ragioni cristiane, di testimonianza, di produzione di socialità, di non violenza. Una testimonianza che però va consegnata alla politica e alle istituzioni. Se mi chiedessero un suggerimento direi agli amici calabresi che non bisogna mai rinunciare a un pensiero alto, alla produttività culturale. Il contatto con la gente è necessario, ma è importante anche la prospettiva di uscire da un contesto esclusivamente testimoniale. Mi auguro che le realtà che ho conosciuto con Bregantini pesino sempre di più all?interno del loro sistema sociale, ma anche nel motore produttivo in cui sono inserite. La possibilità di riuscire in questo percorso è reale. Occorre, riprendendo il titolo della manifestazione del primo marzo, costruire alleanze respirando la voglia di stare insieme. Il movimento di Cgm, la Fondazione Sud, l?esperienza della Pastorale del lavoro e ancora tutti i movimenti sociali, con Libera che sarà in piazza con noi, devono lanciare un messaggio di speranza. Che nasce dal basso, ma che punti in alto.


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