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La psicologia dell’omicida

«Ho bisogno di vedere una scena per raccontarla: devo fare molti sopralluoghi. Anche l’espediente narrativo del dettaglio è preso dal cinema» afferma Cinzia Tani

di Mara Mundi

Cinzia Tani Ammette che non saprebbe scrivere gialli, perché il crimine in sé non la interessa. È una storica del delitto: in Assassine e Amori crudeli ha ricostruito i fattori psicologici che trasformano persone normali in omicidi. Con L?insonne e Rosso, Cinzia Tani torna al noir. L?insonne inaugura un nuovo percorso come scrittrice? Come saggista ho svolto molte ricerche. La mia fiction si inserisce in un quadro storico: l?epoca del nazismo. Krieger è un medico criminale che utilizza bambini come cavie per i suoi esperimenti sul sonno. Non sono mai stati eseguiti, ma l?ambientazione è fedelissima. Atmosfere noir e ritmo cinematografico anche nella raccolta di racconti Rosso? Ho bisogno di vedere una scena per raccontarla: devo fare molti sopralluoghi. Anche l?espediente narrativo del dettaglio è preso dal cinema. Qualche consiglio di lettura? Ho letto di recente Le cascate, l?ultimo libro di Carol Oates: potrebbe diventare un bel film.


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