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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Africa si divide sulla “nuova Libia”

41 Paesi non hanno riconosciuto l'amministrazione guidata dai ribelli

di Emanuela Citterio

Ieri è stata la volta della Tanzania. Il ministro degli Esteri Bernard Membe ha dichiarato che il suo Paese non riconoscerà la nuova amministrazione guidata dai ribelli. Almeno fino a quando non ci saranno libere elezioni e la popolazione libica «potrà scegliere i propri rappresentanti».

L’Africa si divide sulla nuova Libia. 41 governi del continente si sono per ora rifiutati di riconoscere il Consiglio nazionale di transizione libico, 11 Paesi invece hanno espresso il loro consenso (si tratta di Botswana, Nigeria, Ethiopia, Rwanda, Tunisia, Senegal, Gabon, Burkina Faso, Benin, Kenya e Djibouti). 

È noto che nei suoi 40 anni al potere Muhammar Gheddafi ha intessuto una serie di relazioni, spesso anche economiche, con molti Paesi africani, soprattutto dopo essere stato “scaricato” dai Paesi arabi.

Negli ultimi giorni a dare la linea, durante l’assedio di Sirte, è stata l’Unione africana, che ha chiesto la formazione di un governo di transizione senza riconoscere esplicitamente il consiglio dei ribelli libici come unico rappresentante del Paese. L’Ua si è detta «schierata dalla parte della popolazione libica» e ha incoraggiato «tutti i partiti libici a incontrarsi e negoziare un processo di pace che possa portare alla democrazia».


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