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Economia & Impresa sociale 

Lavori utili? Che bella idea

Si chiama "Idea lavoro" ed è il primo progetto per l'occupazione affidato a coop sociali. Obiettivo: in un anno impiegare 350 giovani nell'asistenza ai disabili e nella raccolta rifiuti

di Massimiliano Franceschetti

Lavori socialmente utili, si cambia. A gestirli, dopo la scarsa fortuna del passato e il loro rilancio voluto dal ?pacchetto Treu? per l?occupazione dello scorso giugno, sono infatti ora anche le cooperative sociali. A fine settembre sarà completato l?avviamento ai lavori utili di 700 disoccupati di lunga durata (iscritti all?ufficio di collocamento da almeno due anni e che non hanno mai fruito di trattamenti di integrazione salariale o di mobilità) inseriti nel progetto Idea lavoro, il primo in questo settore interamente ideato e gestito a livello nazionale dalle imprese sociali. L?iniziativa, promossa dal Cgm (consorzio Gino Mattarelli) e appoggiato dal ministero del Lavoro con un finanziamento di 7 miliardi e 183 milioni di lire, ha l?obiettivo di creare al termine del periodo di occupazione (dodici mesi, per un impegno part-time di circa diciotto ore alla settimana), a partire dal 1998, almeno 350 nuovi posti di lavoro stabili tra nord e sud e di dare impulso al non profit incentivando la nascita di nuove cooperative e lo sviluppo di quelle già esistenti. «Questo progetto», spiega Stefano Bernardi, vicepresidente di Cgm, «accredita definitivamente le cooperative sociali come soggetti in grado di svolgere un ruolo di primo piano nelle politiche attive del lavoro». ?Idea lavoro? è il proseguimento sull?intera penisola di un esperimento svolto lo scorso anno a Torino dal consorzio Ics che ha coinvolto in un progetto di lavori utili 53disoccupati: «Trenta dei quali», precisa Massimo Novarino, dell?Ics e ora responsabile del progetto nazionale, «sono stati poi assunti nelle nostre cooperative. Ma non abbiamo solo l?intenzione di creare occupazione. Il 3disoccupati: «Trenta dei quali», precisa Massimo Novarino, dell?Ics e ora responsabile del progetto nazionale, «sono stati poi assunti nelle nostre cooperative. Ma non abbiamo solo l?intenzione di creare occupazione. Il Cgm ha infatti fatto una proposta al ministro Treu: poter utilizzare l?esperienza dei lavori utili come credito formativo spendibile anche per l?acquisizione di diplomi e qualifiche professionali». Chi lavorerà nelle attività di pubblica utilità previste dalla legge 381/91 (servizi alla persona e inserimento lavorativo di persone svantaggiate) e nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani regolata dal decreto Ronchi riceverà dall?Inps (con circa 2-3 mesi di posticipo) un trattamento economico mensile di 800 mila lire senza contributi previdenziali. A carico delle cooperative sociali aderenti al progetto (circa 150 raggruppate in 30 consorzi) sono invece le spese per la copertura assicurativa Inail (circa 130 mila lire annue a persona), per una polizza assicurativa (circa 30 mila lire) nonché per le ore di lavoro aggiuntive a quelle normalmente previste per il livello corrispondente alle mansioni svolte. E infine c?è la formazione: il consorzio Giorgio Mattarelli farà infatti attività di orientamento e informazione collettiva, formazione ?on the josi personalizzati, progettati per lo sbocco lavorativo dei soggetti impegnati nel progetto come assunzione nell?impresa sociale, creazione di nuovi soggetti non profit o società miste ma anche supporto all?autoimprenditorialità e inserimenti in società e aziende orientate al profitto». Cosa dice la legge Ancora troppi i limiti per le coop Non sono solo i disabili ad incontrare difficoltà nella vita quotidiana, nel muoversi e lavorare in ambienti per nulla adeguati alle loro esigenze. Anche le cosiddette persone ?normodotate? (per usare un termine poco gradevole) hanno qualche problema nel mettersi in relazione con l?ambiente esterno ( chi non ha mai provato una sensazione di disagio di fronte ai sistemi di controllo delle banche?). A queste nuove domande di sicurezza e di facilità di accesso può rispondere il design, e non nel senso artistico o propriamente estetico in cui siamo abituati a parlarne. A coniare una nuova e più organica definizione di design è Pitt Kerck, esponente dello IDD, Institute design for disability, che afferma: «Il design è la creativa applicazione di metodologia, per lo scopo di risolvere una data serie di problemi». Non solo una definizione, ma un programma concreto che aggiunge all?attività creativa la responsabilità di realizzare oggetti e luoghi ?intelligenti?.


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