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Le riserve di petrolio quanto futuro garantiscono ancora al mondo?

Tutti i giorni consumiamo cinque litri di petrolio a testa, e lo diamo per scontato. Ugo Bardi invita a pensare seriamente al fotovoltaico e all'eolico...

di Maurizio Pagliassotti

Sapete quanti litri di petrolio consuma un italiano al giorno? Cinque litri. E sapete quanti litri contiene un barile? 159. Fate un po? di calcoli e arrivate presto a cifre stratosferiche. E allora la domanda che vi porrete necessariamente sarà questa: fino a quando la terra potrà fornirci questi cinque litri di petrolio a testa ogni giorno? è una domanda alla quale Ugo Bardi, docente presso il Dipartimento di Chimica dell?università di Firenze, ha dedicato anni di studi e di esplorazioni. Con il suo gruppo di ricerca, a Firenze si occupa attivamente di materiali e sistemi energetici, sia tradizionali sia rinnovabili. La sua visione non è ottimista: ma accetta anche il ruolo di Cassandra, pur di dare uno scossone a un sistema che si culla come se il petrolio fosse una risorsa infinita. Vita: Perché l?attuale aumento dei prezzi petroliferi non è semplice speculazione? Ugo Bardi: Gli aumenti sono strutturali, per la sempre maggiore difficoltà a trovare nuovi giacimenti. Dal 1986 nel mondo si consuma più petrolio di quanto se ne scopra: noi oggi stiamo vivendo su riserve scoperte negli anni 60 e 70. A meno di scoperte inaspettate – e improbabili – la situazione è destinata ad aggravarsi. Comunque vada, l?era dei combustibili fossili è destinata a esaurirsi in tempi che sono brevissimi in confronto alla durata della civiltà umana. Potremmo anche rimpiazzare il petrolio, almeno in parte, con altri combustibili fossili, ma il picco del gas naturale si verificherà pochi anni dopo quello del petrolio. Il picco del carbone potrebbe essere più lontano, diciamo alcuni decenni, ma il carbone è anche il combustibile che genera più gas serra di tutti e il suo uso generalizzato potrebbe causare gravi danni al pianeta. Per questo c?è la necessità assoluta di trovare sorgenti di energia che non siano soggette a esaurimento. Vita: Lei ha parlato di ?picco?. Quindi si può fare una previsione su quando inizierà a declinare la produzione del petrolio? Bardi: Il geologo M. King Hubbert pubblicò nel 1956 uno studio che non venne preso sul serio, ma che alla prova dei fatti si è rivelato esatto. Hubbert prevedeva che la produzione di petrolio dai pozzi petroliferi americani avrebbe seguito una ?curva a campana? (o gaussiana), passando per un massimo verso il 1971. Nessuno ci credette allora, ma è andata proprio così. Dopo essere arrivati a produrre quasi 3,5 miliardi di barili (Gb) all?anno, gli Stati Uniti ne producono oggi la metà e sono diventati un paese importatore di petrolio. Il bello è che il modello di Hubbert può essere utilizzato per prevedere l?andamento della produzione mondiale di petrolio. Si prevede che il massimo (il ?picco di Hubbert?) si verificherà nel 2007 per il petrolio ?convenzionale?, mentre altri tipi di petrolio (pesante, profondo, ecc.) sposteranno il picco un poco in avanti. Dopo quella data, l?offerta di petrolio inizierà a diminuire. La rapidità con cui avverrà questa progressiva diminuzione è oggetto di studio, alcuni modelli prevedono che la diminuzione potrebbe essere molto più rapida e violenta della crescita che si è avuta nel corso del XX secolo. Vita: Molti analisti sostengono che i prezzi attuali siano dovuti alla scarsità di impianti di raffinazione. Cosa ne pensa? Bardi: È vero: la capacità di raffinazione attuale non ce la fa a tener dietro alla domanda. Questo è il collo di bottiglia che causa gli aumenti ed è anche dovuto alla carenza di greggio ?light?, più semplice da raffinare, usato principalmente per produrre carburanti. Al momento, nonostante gli alti prezzi del petrolio e dei suoi derivati, non si vede una tendenza a costruire nuove raffinerie. Può darsi che questo sia dovuto a una previsione di futura scarsità, oppure semplicemente alla titubanza a fare forti investimenti in vista di possibili forti oscillazioni del mercato. Vita: Secondo lei le fonti energetiche alternative al petrolio copriranno la domanda mondiale di energia una volta che il petrolio sarà troppo caro? Bardi: Il petrolio è troppo importante nel sistema economico dei paesi industrializzati perché se ne possa fare a meno. Non si può dire se riusciremo a sostituirlo, lo scopriremo solo quando ci troveremo nella necessità di provarci. Tuttavia è difficile essere ottimisti sul fatto che la sostituzione non darà problemi. L?unico studio quantitativo sulle possibilità di sostituirlo è quello fatto da Robert Hirsch, pubblicato nel marzo 2005. La risposta di Hirsch alla domanda è chiara: se la produzione comincia a declinare a breve scadenza, non c?è modo che le soluzioni alternative possano far fronte alla carenza di petrolio. Vita: Quanto petrolio è stato estratto finora, e quanto ne rimane? Bardi: Le stime sulle risorse petrolifere sono incerte, ma si ritiene che la quantità totale di petrolio che esisteva sulla terra prima che cominciassimo ad estrarlo ammontasse a circa 2mila miliardi di barili. Di questi, fino ad oggi ne abbiamo estratti circa mille, ovvero la metà. Ma a volte si fanno stime ottimistiche… In Crepuscolo nel deserto Matthew Simmons cerca di valutare le reali disponibilità produttive dell?Arabia Saudita: secondo la sua interpretazione i dati ?ufficiali? sulle risorse saudite sono molto esagerati. Sarebbe bello poter vedere i dati veri, ma questi sono, appunto, segreti. Vita: Alcuni ricercatori sostengono che esista petrolio di origine non organica, e che questo sia praticamente infinito. Cosa ne pensa? Bardi: Questa è una delle leggende che girano su internet. Ci sono eccellenti studi scientifici che dimostrano che è possibile sintetizzare il petrolio per via inorganica, ma da qui a dire che il petrolio è ?infinito?… Fa il paio con la storia dei coccodrilli ciechi nelle fogne di New York. Vita: Qual è il prezzo del petrolio oltre il quale il suo utilizzo non è più economico? Bardi: Non c?è un limite preciso. Al tempo della crisi del 1979 siamo sopravvissuti a un prezzo del petrolio equivalente a 80 dollari odierni al barile. Ma questo prezzo ha causato una forte riduzione della domanda e una grave recessione mondiale. Riguardo alla situazione odierna, le predizioni si sprecano: molti parlano di prezzi oltre i 100 dollari al barile nel prossimo futuro e non sappiamo come il sistema produttivo reagirebbe a questi prezzi. Sicuramente già i prezzi attuali portano gravi difficoltà per le persone che non hanno grossi margini di spesa. Molti danno la colpa all?euro, ma le nostre difficoltà sono in gran parte dovute all?effetto domino degli alti prezzi del petrolio, che si ripercuotono in tutti i settori commerciali e industriali. Vita: Lei pensa che la guerra irachena sia stata fatta anche in ragione del progressivo esaurimento delle scorte petrolifere? Bardi: Ognuno si può fare un?idea di cosa passava nelle menti dell?amministrazione Bush prima della guerra andando a leggere il National Energy Plan del 2000 a firma di Richard Cheney. Qui si dice esplicitamente che «le risorse petrolifere medio-orientali sono una priorità strategica per gli Stati Uniti». Il petrolio non è l?unico caso in cui si parla di guerre per le risorse, ma fra le tante cose che possiamo definire ?risorse? il petrolio certo è peculiare. Facciamo un esempio preso dal libro L?anatomia delle guerre per le risorse di Michael Renner. Dal 1992 a oggi l?Angola è teatro di guerre per il controllo delle miniere diamantifere. Guerre sanguinarie e distruttive delle quali in Occidente non ci siamo neanche accorti. Questo non ha mai interrotto il flusso dei diamanti sul mercato. Nessuno in Occidente ha mai parlato di occupare l?Angola per ?prendersi i diamanti? e neppure di assicurarsi il controllo strategico delle miniere. Le donne occidentali possono fregiarsi di diamanti senza curarsi troppo di dove vengono, né preoccuparsi che le donne angolane li tengano per sé. «Un diamante è per sempre», indipendemente dal sangue ci sia scorso sopra. Diamanti, rame, titanio… possono essere importanti quanto si vuole, li possiamo anche chiamare ?risorse strategiche?, ma è chiaro che potremmo trovare il modo di farne a meno. Possiamo fabbricare diamanti sintetici per l?industria e se le signore occidentali andassero in giro con qualche carato in meno non sarebbe una gran tragedia. Lo stesso vale per metalli come il rame, il titanio o altri. Ne abbiamo bisogno, ma li possiamo anche sostituire oppure produrre per riciclaggio. Il petrolio invece è un?altra cosa: è una risorsa primaria, il che vuol dire che non ne possiamo fare a meno e non lo possiamo neanche riciclare. Al momento non abbiamo risorse energetiche comparabili e senza combustibili fossili saremmo tutti al buio e al freddo e non avremmo nemmeno da mangiare per la mancanza di fertilizzanti per l?agricoltura. In pratica, da almeno cinquant?anni il petrolio è diventato l?equivalente di quello che era il territorio fino a un secolo fa: una delle ragioni principali per le quali si fanno le guerre. Vita: Se le dicono che è una Cassandra, lei si offende? Bardi: Cassandra fu ignorata, maltrattata, rapita, fatta schiava, e alla fine uccisa. Tutto questo per aver sempre detto la verità. è un onore essere paragonati a Cassandra! Piuttosto pensiamo a quello che è necessario fare per rispondere all?emergenza che ci investirà. Il picco di estrazione del petrolio convenzionale è alle porte e stiamo mantenendo la produzione basandoci su petroli costosi e di bassa qualità, che comunque raggiungeranno i loro limiti entro pochi anni. A fronte di questa inerzia, in Italia abbiamo solo lo 0,01% di contributo del fotovoltaico alla produzione energetica, solo lo 0,2% dall?eolico. Di quanto dobbiamo aumentare la produzione di energia rinnovabile prima di arrivare a un contributo significativo? Speriamo che l?uranio ci tolga dagli impicci? Ma quanto ci vorrebbe per ripartire con nuove centrali? E chi ci darebbe l?uranio quando tutti sono affamati per averlo e non ce n?è abbastanza per tutti?


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