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Cooperazione & Relazioni internazionali

Le voci della protesta

La nostra inviata per le strade di Madrid ha intervistato i manifestanti del movimento de Los caminantes che hanno invaso la città

di Emanuela Borzacchiello

Spagna-Italia i due paesi nel mirino della speculazione. Borse in picchiata e spred a livelli record. La situazione è difficile e se Monti afferma la necessità di “puntare sull’economia reale”, a Madrid le giornate sono sospese tra tensioni e vendite.

Alla debacle dei mercati di inizio settimana, è corrisposto un controcanto del cosiddetto “paese reale” che questo fine settimana si è stretto intorno alla marcia delle persone disoccupate, arrivate nella capitale da tutta la Spagna.

Los caminantes sono partiti da varie parti del paese. Tappa dopo tappa hanno accolto sempre più caminantes nelle loro fila. Città dopo città hanno organizzato assemblee improvvisate nelle piazze. Parola dopo parola hanno cercato di spiegare le ragioni per cui attraversano il paese a piedi.

Siamo arrivati con loro nella capitale, li abbiamo intervistati per strade e ora vi facciamo ascoltare “on air” le loro voci per capire se questa è antipolitica e misurare la loro stanchezza. (il podcast delle registrazioni a destra)

Per iscritto vi tracciamo solo una breve mappa dei loro punti di vista:

Da Leon, Gregorio. La prima mobilitazione che vuole visibilizzare i disoccupati e giocare con la semantica: in spagnolo disoccupati si dice parados (letteralmenete: fermi). La marcia sottolinea che questa è solo una questione semantica, che non si vuole rimanere fermi, ma camminare. “No estamon parados”, “Non siamo fermi” e non dobbiamo fermarci. Dobbiamo creare alternative a partire da noi.

Disoccupata spagnola immigrata in Olanda. Segnala tre obiettivi contro i tagli indiscriminati: necessità di una pressione internazionale, diffusione di informazione e una visione internazionale del movimento.

Dopo 50 anni, 15 km e 10 litri di acqua arriva a Madrid.

Da Salamanca. «Sono qui anche se non sono disoccupato. Il problema è che più aumenta la percentuale di disoccupazione, peggiori diventano per tutti le condizioni contrattuali che dobbiamo accettare». Il realismo rispetto al se e al come proseguire la protesta è d’obbligo e domanda alla piazza: «la soluzione davvero passa attraverso uno sciopero generale indefinito? chi lo convoca e soprattutto siamo preparati per affrontarlo?». Sottolinea che l’arma definitiva è il consumo responsabile, la solidarietà, l’appoggio mutuo, le cooperative integrate.

Jorge Cordero, Asturias. In piazza il suo appello dopo 33 giorni di sciopero della fame. Storia come tante di chi, dopo la bolla immobiliare, ha perso prima la casa, poi il lavoro. Rischia il coma ma non vuole lasciare la lotta perchè, afferma, la lotta non è solo per lui ma per tutti gli “sfrattati”,  spagnoli.

Da Saragoza dopo sei mesi di disoccupazione: «Ad ogni diritto corrisponde un dovere: oggi è quello di agire pacificamente, di costruire in maniera solidale».

5 persone in macchina da Barcellona. «Abbiamo voglia di cambiare il sistema e non sentire che ci stanno sfruttando».

Mercedes psicologa. «Ricomincio dall’autoimpresa: abbiamo diritto ad avere un lavoro dignitoso».

In allegato i file audio con l e voci dal vivo


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