Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sostenibilità sociale e ambientale

Ma l’intelligenza artificiale quanto intelligente è…?!?!

di Luca De Poli

L’Osservatorio Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano è una realtà nata ancora a fine del secolo scorso per seguire gli sviluppi dell’Innovazione Digitale. Se nel sito dell’Osservatorio viene digitata la parola “intelligenza artificiale”, escono decine di risultati subito fruibili tramite webinar, report, video, grafici interattivi, business case e chi più ne ha più ne metta.

Ma quale definizione possiamo dare all’acronimo IA? IBM, che ha decisamente un’autorevole voce in capitolo, afferma: "It is the science and engineering of making intelligent machines, especially intelligent computer programs. It is related to the similar task of using computers to understand human intelligence, but AI does not have to confine itself to methods that are biologically observable” La chiave di volta sta proprio in questa ultima parte della definizione “l'IA non deve limitarsi a metodi che sono biologicamente osservabili”.

La finanza, oramai da più di 20 anni, non può più farne a meno e gli investimenti in questo ambito sono sempre più importanti. Nel sito di FINSCIENCE si possono trovare 10 esempi di come l’IA venga declinata dai banchieri e non solo: Online e Mobile Banking, Chatbot per un servizio clienti 24/7, Insight per la gestione patrimoniale, Prevenzione di frodi e attacchi informatici, Sottoscrizione di prestiti, Credit Management, Risk Management, Investimenti tematici, trading quantitativo e Scoring Esg.

Ma l’intelligenza artificiale si porta con se anche molti retaggi e associazioni, come la possibile perdita di lavoro, il rischio di un impatto etico delle decisioni, i BIAS e il controllo e interpretazione dei dati (in entrata, nel durante e in uscita).

Per capire un po’ meglio questo mondo, intervistiamo la Dott.ssa Beatrice Vallaperta (Brand Manager di Vedrai SpA), azienda emergente in Italia nel campo dell’Intelligenza Artificiale applicata al mondo del business.

Cos’è l’Intelligenza Artificiale e in quale maniera può migliorare la vita di ognuno di noi?

Nel nostro immaginario il concetto di intelligenza artificiale è associato a visioni distopiche di un mondo controllato da macchine, di robot futuristici che rubano il lavoro alle persone. Fortunatamente si tratta di una rappresentazione molto distante dalla realtà, in cui invece l’intelligenza artificiale è al servizio delle persone e può dare un supporto in quello che fanno. Un esempio deriva proprio da quello che facciamo nella nostra Azienda: usiamo l’intelligenza artificiale per restituire il tempo agli imprenditori. Abbiamo infatti sviluppato una piattaforma che aiuta imprenditori e manager a prendere decisioni: in un contesto che cambia velocemente come quello attuale, una persona che si occupa ad esempio dell’ufficio acquisti in un’azienda manifatturiera riscontra molte difficoltà a comprendere quali materie prime acquistare, non essendo in grado di prevederne disponibilità e costi. La piattaforma consente di prevedere l’impatto di una decisione di acquisto sul futuro del business dell’azienda e quindi di abbattere il rischio di decisioni sbagliate. Questo naturalmente è solo uno degli esempi dell’uso dell’Intelligenza Artificiale nel mondo delle aziende, ma ce ne sono moltissimi altri, anche legati alla vita privata di ognuno di noi: pensiamo a quando scegliamo un film da vedere in streaming e l’intelligenza artificiale ci suggerisce quello più adatto a noi, o a quando un’auto a guida assistita ci aiuta a frenare quando ci avviciniamo a un ostacolo per evitare un incidente. Quindi il messaggio che crediamo più importante dare, al netto di tutte le possibili applicazioni, è che l’intelligenza artificiale è una tecnologia del presente, non del futuro, ed ognuno di noi deve avvicinarsi non con paura ma con curiosità, per capire quali vantaggi può portare.

L’IA può aiutare anche il Terzo Settore, il mondo del volontariato, se sì, in che modo?

La nostra realtà, ad esempio, è nata con la missione di democratizzare l’accesso all’intelligenza artificiale. Questa tecnologia è infatti sempre stata particolarmente costosa, quindi solo le grandi aziende multinazionali potevano permettersi di sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale. Quello che abbiamo fatto è stato realizzare prodotti che consentano anche alle piccole e medie imprese italiane di usare strumenti di intelligenza artificiale, quelli che noi chiamiamo agenti virtuali, ognuno dei quali supporta una diversa funzione aziendale, dal CEO al responsabile dell’ufficio acquisti, nelle sue decisioni quotidiane. L’uso di questi strumenti consente così alle PMI di ridurre l’impatto di decisioni sbagliate e di acquisire vantaggio competitivo. Al momento sono strumenti pensati per il mondo delle aziende. Tuttavia gli stessi bisogni di gestione dell’incertezza e di previsione dell’impatto delle decisioni caratterizzano anche il terzo settore: anche le realtà no profit e il mondo del volontariato avranno sempre più bisogno di innovarsi, per continuare a rispondere alla propria missione di impatto sociale con strumenti sempre più innovativi. La democratizzazione dell’intelligenza artificiale è un primo passo verso questo obiettivo.

Che pericoli e/o limiti ci sono e quali accorgimenti bisogna avere lavorando con/in un “mondo artificiale”?

L’Intelligenza Artificiale e in particolare il machine learning sono tecnologie che elaborano dei dati per ipotizzare degli scenari e dare delle risposte, anche in autonomia. Quindi la qualità delle risposte e degli scenari definiti dagli algoritmi dipendono dalla qualità dei dati a disposizione. Chi lavora nel mondo dell’AI, ma sempre più anche tutte le persone che usano gli strumenti con alla base l’intelligenza artificiale, deve quindi essere consapevole delle logiche alla base di queste tecnologie e dell’importanza dei dati per potersi affidare ad esse e farne un uso adeguato.

L’IA crea o distrugge posti di lavoro?

L’intelligenza artificiale così come la maggior parte delle innovazioni ha un impatto positivo sul mondo del lavoro. La nostra realtà in soli 2 anni è cresciuta da 3 a 150 dipendenti con una media sotto i 30 anni di età. Questo significa molte opportunità di lavoro e di crescita professionale per giovani talenti, anche in Italia.

L’IA è… ESG compliance?

L’IA è innanzitutto uno strumento, e, in quanto tale, il fatto che sia o meno compliant rispetto agli obiettivi ESG dipende più da come viene utilizzato che dallo strumento in sé. Inoltre, quello che è importante sottolineare, è che l’Intelligenza Artificiale non deve mai essere considerata come una tecnologia che opera in autonomia, ma come uno strumento che si affianca all’uomo, il quale ne direziona l’impatto attraverso le sue caratteristiche tipiche di coscienza e istinto e attraverso specifici metodi come il “supervised learning” o “apprendimento supervisionato” che ne garantiscono un controllo. In generale tanto più le tematiche ESG diventano rilevanti per istituzioni ed aziende, tanto più si svilupperanno interessanti applicazioni dell’AI anche in questi ambiti.

L’altro giorno ho detto a un ingegnere che si occupa di IA che non lascerei mai il volante della mia macchina al “Google di turno”. Mi ha risposto che anche nel secolo scorso chi rifiutò il brevetto della calcolatrice pronunciò la stessa mia frase e…e che ridusse, lui e i suoi nipoti, a fare i calcoli a mano per il resto dei loro giorni…

note: si ringrazia il Dott. Denis Mastroianni, Business Development presso Vedrai SpA, per il prezioso supporto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA