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“Mare chiuso”, migranti in regìa

di Chiara Caprio

Il viaggio di Andrea Segre è cominciato con una telefonata. Una chiamata a cavallo tra Libia e Tunisia, dove si sono rifugiati i migranti in precedenza detenuti nei centri libici. Ed è proprio nel campo profughi tunisino di Chucha che Segre, regista veneto, e Stefano Liberti, giornalista e scrittore, hanno raggiunto questi uomini, donne, bambini, per raccogliere le loro voci e raccontare le storie di quel viaggio nel Mediterraneo che non si è mai realizzato. «Eravamo in contatto con loro da tempo», spiega Segre, «dai tempi dei documentari che abbiamo girato nel 2006. Da questo rapporto è nato il desiderio di raccontare».
Il risultato, Mare chiuso, è un film che restituisce a questi migranti la consapevolezza del proprio ruolo di testimoni, che si raccontano nella tranquillità di una tenda all’interno senza l’incalzare del linguaggio da inchiesta giornalistica.

Tutti protagonisti
Segre ha dato vita, insieme ad altri produttori e registi, alla casa di produzione Zalab, dove ha sviluppato la modalità del “documentario partecipativo”. «La nostra costruzione del racconto parte dalla ricerca di una reciprocità e di una disponibilità al coinvolgimento da parte dei protagonisti, che contribuiscono attivamente alla costruzione del racconto a diversi livelli. Si può arrivare fino alla trasformazione del protagonista in un co-regista, come nel caso di Dagmawi Yimer in Come un uomo sulla terra, ma in generale il concetto base è aprire uno spazio perché il loro punto di vista possa esprimersi, e guidarci».
Un’orizzontalità che si esprime anche nella fase di post produzione e nel montaggio delle interviste. «Nel caso di Mare chiuso non siamo partiti con uno stringer, era con i migranti stessi che costruivamo la storia. Quando abbiamo avuto dei dubbi, abbiamo inviato via internet testi o traduzioni, e loro ci hanno aiutati a capire. A film finito, l’abbiamo spedito ai protagonisti, che l’hanno visionato in streaming prima di darci il via libera. Uno di loro, per esempio, ci ha chiesto di eliminare una frase e noi l’abbiamo cancellata dal montaggio. Il passaggio della condivisione del prodotto è fondamentale e per noi è prassi regolare prima dell’uscita di un film».

Distribuzione alternativa
Il progetto, sostenuto da Zalab e dalle case di produzione JoleFilm e Parthenos, è stato finanziato dalla Open Society Foundations di George Soros, una realtà filantropica che da anni si occupa di sostenere le iniziative che si adoperano per il rispetto dei diritti umani e della democrazia. «Da alcuni anni la fondazione lavora in Italia», spiega Segre, «ed è molto attenta a quegli aspetti legislativi e pratici che negli ultimi anni hanno portato l’Italia ad essere luogo di sperimentazione di leggi al limite della xenofobia. Conoscevano il nostro lavoro, ci hanno contattati e da lì è nato il finanziamento per un’idea che avevamo in testa da molto tempo».
Come è accaduto per Come un uomo sulla terra, Il sangue verde e Io sono Li, Mare chiuso girerà per festival e proiezioni autorganizzate, una scelta ben precisa che Segre rivendica. «Per quanto vi sia un limite nel non avere un circuito di diffusione tv, noi facciamo questa scelta perché crediamo nell’effetto a lungo termine di un prodotto che ha una relazione più forte con il pubblico. Non abbiamo l’impatto anche politico che producono le inchieste di Report o Presa Diretta, ma la nostra capacità d’influenza è maggiore in rapporto al cambiamento sociale».
Abbandonati reporter e mediazioni editoriali, rimane l’idea originaria di avvicinare spettatori e protagonisti, per promuovere anche una maggiore conoscenza di culture diverse azzerando le distanze. «Nonostante questa differenza stilistica e concettuale, abbiamo avuto l’opportunità di mostrare i nostri lavori precedenti su “Doc3”, programma di documentari della Rai, ma rimane uno spazio limitato, in onda a mezzanotte. Se la televisione accetterà la nostra narrativa, saremo pronti a raccogliere la sfida bellissima di portare il documentario in televisione, magari in prima serata, come già accade sui canali internazionali Bbc, Zdf e Arte».


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