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Mattone su mattone, Mag Verona ricostruisce l’impresa solidale

di Mattia Schieppati

«Siamo in affitto da sempre, da 33 anni. Abbiamo fatto quattro traslochi, abbiamo aggiustato i nostri spazi strada facendo, e non ci siamo mai fermati. Quando è arrivato lo sfratto, stavolta, ci siamo però detti: è ora di pensare in un modo diverso, dobbiamo avere un posto che sia nostro per sempre, un posto da lasciare alle generazioni future, perché questa storia continui, a partire da un luogo condiviso».
Per costruirselo, questo posto, Loredana Aldegheri e tutti coloro che stanno portando avanti l’esperienza di Mag Verona, lo storico “incubatore sociale” che dal 1978 a oggi ha fatto nascere e accompagnato centinaia di imprese sociali (sono ancora 350, oggi, quelle che fanno rete con Mag) hanno calcolato che ci vogliono 950 mattoni. Mattoni simbolici, ovviamente, messi in vendita a 500 euro l’uno dando vita a «una grande iniziativa di azionariato popolare difffuso e allargato», spiega la Aldegheri: con il ricavato Mag potrà acquistare uno spazio di 300 metri quadrati in un immobile situato in prossimità della stazione di Verona, una “casa comune” che ospiterà tutte le iniziative già in essere ? l’ufficio Microcredito di Finanza etica, per esempio ? e i tradizionali servizi Mag di supporto allo sviluppo di imprese sociali. Ma dove troveranno ospitalità tante realtà associative ancora prive di una sede ufficiale, come il Comitato per l’Acqua pubblica, per esempio, o chi vuole organizzare incontri e momenti di confronto pubblico (il nuovo spazio ha anche una sala conferenze da 70 posti).
Una bella sfida, in tempo di crisi imperante e con gli italiani che, più che ad “acquistare” un mattone, pensano a come schivare le mattonate fiscali e impositive che il governo snocciola a ogni piè sospinto. Coinvolgente l’iniziativa, insomma, ma che dire del tempismo? «Certo, il problema ce lo siamo posti», risponde la Aldegheri, con una grande serenità nella voce, «ma la risposta sta nello spirito stesso con cui abbiamo lanciato l’iniziativa. Non si chiede un contributo così, tanto per fare beneficenza, ma quella che abbiamo innescato è una grande opera di restituzione. Quelli della restituzione, del bene condiviso, della solidarietà generativa sono gli elementi che costituiscono fin dalle origini il nostro dna. E che, a quanto pare, siamo riusciti a instillare in tutte le realtà economiche e sociali che abbiamo contribuito a far crescere. È in primis a loro, ora, che ci rivolgiamo per rimettere in circolo questa opera di restituzione, in un’esperienza rifondativa di mutualità».
Concetti astratti? Mica tanto, se si considera che dopo soli sei mesi di campagna sono già 304 i mattoni venduti, oltre 40 quelli acquistati da realtà imprenditoriali e associazioni, ben più di 100 quelli invece che hanno visto il contributo di persone singole.
I semi sparsi da Mag nel territorio, ma anche oltre, hanno insomma dato buoni frutti. «Anche perché l’acquisto di un mattone, per chi crede in questi valori, non è una spesa a fondo perduto, ma un investimento concreto: dobbiamo metterci in mente che o siamo in grado di trasmettere alle nuove generazioni lo spirito e la forza originaria della Mag, oppure fino ad ora abbiamo lavorato per niente. Anche perché, questa cosa dei mattoni, ci ha anche regalato belle sorprese», si entusiasma Aldegheri. Abbiamo riallacciato rapporti, ma soprattutto è stata l’occasione per ripartire da zero, raccontare ai venteni di oggi chi siamo, cosa facciamo, e il perché». Con la “scusa” dell’acquisto, insomma, sono stati posti ben altri mattoni per il futuro…


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