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Morte di un dissidente

Navalny, il prezzo del coraggio

Il 47enne morto nel carcere dov'era detenuto, nel Nord della Russia. Le autorità parlano di «embolia», dopo una passeggiata e il Cremlino diffida minacciosamente il mondo dal pensare male mentre la Procura di Mosca mette in guardia i dissidenti che osassero di ricordare il capo dell'opposizione. Scontava una condanna a 19 anni. Le reazioni della stampa internazionale. Il nostro collega Alexander Bayanov, giornalista siberiano esule in Italia, che scrive per VITA "Cronache russe": «Sono scioccato»

di Giampaolo Cerri

Aleksei Navalny

Viva emozione ha suscitato in tutto il mondo la notizia della morte di Alexander Navalny, il volto pubblico dell’opposizione a Vladimir Putin. Un volto che quel mondo ha sempre visto fra poliziotti, che lo arrestavano dopo una manifestazione di protesta, che lo traducevano da un carcere a un’aula di tribunale, che lo affiancavano nella gabbia di imputato in un processo.

Come ha spiegato la Tv di Stato russa con una freddezza d’altri tempi, il 47enne dissente russo, recluso nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nanets, è morto dopo una passeggiata, forse per un’embolia. Cercare Yamalo-Nanets con Google Maps dice molto di più di quello che l’emittente di regime fa sapere laconicamente: si illumina una specie di “u” di territorio che si affaccia sul Mare di Kara che, spiega Wikipedia, «è una porzione meridionale del mar Glaciale Artico compresa tra il 60º e il 90º meridiano est».

Il Cremlino: no ad accuse indiscriminate

Dal Cremlino rintuzzano le accuse che piovono da ogni dove – il Nobel Muratov che urla «torturato per anni», la vice di Joe Biden, Kamala Harris, che parla di «Russia responsabile» – dal Cremlino rintuzzano le proteste con la protervia solita: «Non lancino accuse indiscriminate», mentre a Mosca, la Procura diffida tutti dallo scendere in piazza, quella stesso organismo che ha spedito l’oppositore lassù, fra i ghiacci, da gennaio del 2021, condannandolo a 19 anni per accuse, ricorda Amnesty International, che «includono il finanziamento e l’incitamento all’”estremismo” e la “riabilitazione dell’ideologia nazista”», nientemeno.

Le reazioni nel mondo

Viva emozione, dicevamo, in tutto il mondo: in Europa i siti dei principali quotidiani (sotto una galleria di sette prime pagine, ndr) aprono con la notizia della sua morte. Alcuni asciutti, a ricordare i fatti, la comunicazione della morte da parte delle autorità, altri come Liberation, il foglio gauchista francese, che parla della sua scomparsa come del «prezzo del coraggio».

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Faceva eccezione, fino a pochi minuti fa, la Frankfurter Allgemeine – Faz, che apriva con un’intervista esclusiva al ministro liberale della Giustizia, Marco Buschmann, portavoce della contrarietà tedesca alla Direttiva europea sulla Due diligence (Csddd) che sta bloccando il provvedimento a Bruxelles e a Strasburgo. Solo più in basso Navalny. Temi importanti, per carità, ma davvero quell’homepage colpiva: si parla di una direttiva sui diritti umani, che spingerà le aziende a controllare la propria filiera di approvvigionamento, per evitare che a monte ci sia qualcuno che produce violandoli, ma la storia che arriva dal circolo polare, la morte drammatica di un uomo neppure 50enne, è l’esemplificazione, mostruosa, di come quei diritti vengano calpestati. Da uno Stato.

E difatti, gli Esg sono stati poi abbassati aprendo con una grande foto e il titolo: «Una grande perdita per la Russia».

Il nostro collega Alexander Bayanov

Il nostro collega Alexander Bayanov, esule in Italia, che con le sue “cronache russe” aveva raccontato la condanna del dissidente in agosto, non appena si era avuta notizia della condanna, si è messo a scrivere della vicenda. «Sono scioccato», ci ha detto via whatsapp. Aspettiamo di leggerlo, lui, Sasha, che racconta la fine di quell’altro Sasha.

L’articolo di Alexander “Sasha” Bayanov, già direttore di Taiga.info, oggi esule in Italia

La foto in apertura è di AP/LaPresse e mostra Navalny durante il processo.


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