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Niccolò Fabi e il lato buono della violenza

di Daniela Verlicchi

Violenza a raggi X. Indagarla, secondo Niccolò Fabi, non è una prerogativa dei sociologi. E così con sei band emergenti (tra le altre Mokadelic), ha provato a raccontarla in un monumentale progetto musicale ascoltabile anche online: «Violenza 124» (www.violenza124.com). Sette brani e 32 minuti di musica (senza parole) che spaziano dai ritmi africani al canto lirico e sono tenuti insieme da una cellula ritmica che si ripete, una tonalità (Re minore) e un tema.
La violenza: perché colpisce soprattutto stranieri?
Il nostro mondo, la quantità di informazioni che abbiamo ci ha convinto che l’altro è un limite alla nostra felicità, un avversario. E lo straniero rappresenta l’esasperazione di questa concezione dell’altro. Io però parlo di un altro tipo di violenza.
Quale?
Quella che c’è in ognuno di noi: è un sentimento complesso che è energia vitale, sensualità e non sempre si trasforma in sopraffazione dell’altro.
Cosa rappresenta quel 124?
È il ritmo base che ci siamo dati per suonare insieme: 124 battiti per minuto. C’era bisogno di un metro comune.


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