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Attivismo civico & Terzo settore

niente pubblicità, ma radici sul territorio e associazioni amiche

Movimento cristiano lavoratori

di Daniela Verlicchi

Niente pubblicità, collaborazioni con altri enti su progetti e fondi pubblici solo per finanziare i servizi al pubblico. È la strategia di Mcl, il Movimento cristiano lavoratori, per far quadrare i conti. L’associazione di promozione sociale ricava oltre il 90% del suo bilancio nazionale da finanziamenti privati, di soci o aziende. Quando si tratta di offrire un servizio al pubblico, gratuito per i cittadini, si fa aiutare dallo Stato: l’intero bilancio del patronato Mcl, circa 8 milioni di euro, è costituito da fondi pubblici. Così come i due terzi degli introiti del Caf (Centro di assistenza fiscale), circa 9 milioni di euro.
«Nessuno dei due servizi però», spiega Noe Ghidoni, vicepresidente dell’associazione, «rientra nel bilancio di Mcl (nel primo caso di tratta di un istituto; nel secondo di una srl, ndr)», che invece si sostiene soprattutto con il contributo annuale dei soci (10 euro a tessera), con le oblazioni e con il lavoro dei volontari. «Si tratta di una scelta ben precisa», prosegue Ghidoni. «Fino a qualche anno fa non partecipavamo nemmeno ai bandi del ministero del Welfare dedicati agli enti non profit e la voce “contributi dal pubblico” sfiorava lo zero: abbiamo sempre contato su altri introiti». Per esempio il 5 per mille, che nel 2008 ha portato nelle casse dell’associazione 1,4 milioni. Una cifra notevole, soprattutto se si considera che Mcl non ha speso un euro in pubblicità.
«Riteniamo che l’idea di una “guerra” per il 5 per mille tra gli enti non profit sia controproducente», spiega Ghidoni. E così Mcl ha scelto di limitarsi a raccontare «quel che è stato fatto e quel che si farà» con le donazioni dei contribuenti attraverso lettere ai soci, o con manifesti da affiggere nei Caf Mcl. Una cosa è certa: essere di fronte al contribuente nei cinque minuti che precedono la compilazione della casella del 5 per mille del 730 (come avviene in tutti i Caf) aiuta. Ma c’è un altro aspetto da considerare, obietta Ghidoni: il radicamento sul territorio. Mcl conta 3mila circoli sparsi in 91 province italiane, e non tutti svolgono servizi di assistenza fiscale o previdenziale. Sempre a livello locale, poi, prosegue il vicepresidente, si stringono alleanze con altri enti che rendono superfluo un ufficio fund raising (che infatti Mcl non ha): «Non esiste un circolo che non collabori con altre realtà del territorio per iniziative di beneficenza, sostegno alle fasce deboli o cooperazione internazionale». A loro ci si appoggia per la pubblicità e fund raising. E la strategia, in parte, si ripete a livello nazionale.


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