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Cooperazione & Relazioni internazionali

Onu, intromettiti

Algeria L’appello dei volontari che difendono i diritti umani nel mondo

di Massimo Persotti

Ottantamila vittime in quasi sei anni, soprattutto civili, tantissime donne e bambini. Contro una barbarie di queste dimensioni e di fronte all?inerzia della comunità internazionale scendono in campo le organizzazioni dei diritti umani, le uniche ad aver alzato la voce su quanto sta accadendo in Algeria. Ma dal governo di Zeroual arriva una risposta immediata: «Non tolleriamo intromissioni nei nostri affari interni». Alla faccia dei diritti umani. Amnesty international, la Federazione internazionale dei diritti umani, Human rights watch e Reporters sans frontieres hanno comunque lanciato un appello congiunto per chiedere alla Commissione delle Nazioni unite sui diritti umani di convocare una sessione speciale sul dramma algerino. L?obiettivo è porre fine alle violenze e proteggere la popolazione civile: occorre, si legge nell?appello, «un?inchiesta internazionale per accertare i fatti, che dovrà essere dotata di ampi poteri e raccogliere prove e dichiarazioni, tra cui quelle delle vittime, dei testimoni e delle autorità». Per accertare la verità. Un salto di qualità nel difficile lavorìo che la diplomazia internazionale ha tessuto in questi ultimi tempi, ma senza risultati. I timidi tentativi di Francia e Italia sono stati bollati dal governo algerino come una ingerenza negli affari interni. A torto, secondo le organizzazioni: «La protezione dei diritti umani», si legge ancora nell?appello, «non è unicamente un affare interno o una questione di sovranità nazionale. L?Algeria non è al di sopra del controllo internazionale. Le autorità algerine dovrebbero apprezzare, anziché contestare, un?attenzione internazionale diretta a proteggere vite umane». Ma in Algeria è difficile anche indagare sulle violenze: le informazioni sono sovente manipolate. «Alle organizzazioni internazionali per i diritti umani e ai giornalisti stranieri» prosegue l?appello «è stato spesso impedito l?ingresso nel Paese». Mentre i giornalisti algerini e gli attivisti che hanno cercato di indagare sono stati sottoposti a una stretta sorveglianza o assassinati. Inoltre Amnesty international assicura che è fallito ogni tentativo di indagare sugli eccidi commessi dalle forze governative e dai gruppi armati di opposizione. Resta peraltro poco chiara la direzione e la composizione dei Gruppi islamici armati (Gia) e di altri gruppi armati. Ed è quasi impossibile accertare le rivendicazioni dei loro attentati. Resta pure da spiegare, secondo Amnesty international, come mai l?esercito e le forze di sicurezza, così ben equipaggiati, non riescano invece a impedire i massacri che avvengono spesso negli stessi luoghi e a poca distanza dalle postazioni dell?esercito e delle forze di sicurezza. Fiamme e fumo delle case incendiate, il rumore degli spari, le urla delle vittime non servono mai a richiamare i governativi. ? L’orrore continua 6 ottobre Nella regione di Medea i terroristi sgozzano 16 persone 10 ottobre Una bomba alla moschea di Buzareah di Algeri pro voca 5 morti e 12 feriti 13 ottobre Quaranta persone vengono sgozzate a un falso posto di blocco eretto dai terroristi a 300 km da Algeri 15 ottobre I terroristi del Gia sgozzano due bambini che avevano ammesso di non pregare tutti i giorni. Un uomo subisce la stessa sorte perché aveva protestato 16 ottobre Trentotto soldati sono morti a seguito delle esplosioni, durante un?operazione di sminamento nei pressi di Ouled Allel, 25 km da Algeri


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