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Patrizia Toia: «Un milione di firme per fermare la finanza»

Dal 2012 nell'Ue via all'iniziativa legislativa popolare: «La società civile si attivi»

di Emanuela Citterio

Fermare la speculazione finanziaria sul cibo non è una missione impossibile. Anzi. A partire dall’anno prossimo ci sarà uno strumento in più a disposizione dei cittadini europei che vogliono impegnarsi su questo fronte: la possibilità di presentare una proposta di legge alla Commissione europea portando a supporto un milione di firme. A suggerirlo è Patrizia Toia, europarlamentare e vicepresidente del Gruppo dell’Alleanza progressista di socialisti e democratici, che ha appena pubblicato un kit informativo sul land grabbing.
Finanza, speculazione sul cibo e land grabbing. Perché ha deciso di occuparsene?
Perché credo sia essenziale informare l’opinione pubblica. Non si tratta di questioni tecniche per addetti ai lavori, ma di fenomeni che hanno un impatto sulla vita di tutti noi. Oggi il problema non è più solo la fame che attanaglia i Paesi del Sud del mondo: la sicurezza alimentare è un rischio per tutti. Nel futuro anche nei Paesi cosiddetti industrializzati potremmo non avere cibo a sufficienza.
C’è un deficit informativo su questi fenomeni?
Sì, ma qualcosa sta cambiando. Un anno fa nell’ambito della Commissione parlamentare europea per lo sviluppo, che si occupa di cooperazione internazionale, sul fenomeno del land grabbing ho promosso una “dichiarazione scritta”. Questo strumento parlamentare richiede l’adesione di più della metà dei deputati per poter proporre delle iniziative alla Commissione europea. Allora il numero necessario venne a mancare. La crisi, il fatto che il tema-speculazione sia arrivato alla ribalta, ha cambiato la sensibiità: a settembre abbiamo proposto una risoluzione sulla speculazione finanziaria sul cibo, e già la settimana scorsa il Parlamento ha approvato la road map del commissario Michel Barnier per regolare i derivati e le vendite over-the counter che favoriscono la speculazione, direttiva che ora dovrà essere approvata dai singoli governi.
L’Europa riesce dunque ad avere voce in capitolo?
A livello europeo bisognerebbe promuovere una direttiva che metta al bando le speculazioni finanziarie sui beni alimentari. Per quanto riguarda le acquisizioni di terre da parte di privati e governi esteri, potrebbero essere utili delle linee guida condivise dalla comunità internazionale. Non penso a un trattato vincolante, ma magari a dei protocolli internazionali. Mi piacerebbe che nascesse dal Parlamento europeo una proposta da portare in un consesso più ampio come l’Onu, o da realizzarsi insieme all’Unione Africana, già molto attiva su questo problema. Se l’Ua approvasse delle linee guida sulle acquisizioni di terre, magari con l’assistenza dell’Unione Europea, sarebbe un buon punto di partenza per rafforzare la capacità degli Stati di gestire il fenomeno e di tutelare le proprie comunità.
Cosa può fare la società civile?
L’anno prossimo entra in funzione la cosiddetta “iniziativa dei cittadini”, ovvero la possibilità per un milione di cittadini dell’Ue di fare una proposta alla Commissione europea. È qualcosa di simile alla “proposta di legge di iniziativa popolare” che vige in Italia. Sarebbe bello che la campagna italiana “Sulla fame non si specula” si aggregasse ad altre a livello europeo per raggiungere il milione di firme e far arrivare la voce dei cittadini alle istituzioni europee.


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