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Sostenibilità sociale e ambientale

Pendolari alla guida

Spontaneismo, capacità di mobilitarsi attorno a singoli problemi, facendo proposte concrete e ottenendo spesso risultati importanti. Viaggio nel mondo di chi si impegna per spostarsi meglio

di Silvano Rubino

Strano destino quello dei pendolari. Gente costretta ogni giorno a contabilizzare in maniera rigida il proprio tempo, dovendo sempre fare i conti con quell?intervallo (assai variabile) da trascorrere a bordo di un treno. Ore sottratte alla famiglia, al privato in genere. Molti di loro, in questi ultimi anni, hanno rincarato la dose, sottraendo altro tempo al loro privato e impegnandosi nei comitati spontanei di utenti delle ferrovie nati in tutta Italia. Obiettivo: protestare per i disservizi, certo. Ma soprattutto proporre. Per migliorare la qualità del servizio fornito da Trenitalia e, quindi, in fondo, per migliorare la propria qualità della vita. Sono decine i comitati nati negli ultimi anni (il sito www.arpnet.it ne scheda una trentina), coprono un po? tutta l?Italia: «Una forma di partecipazione democratica», la definisce Giorgio Dahò, presidente del Comitato dei pendolari della linea Milano-Lecco. Uno che alla causa dei diritti degli utenti dei binari dedica non solo il suo tempo, ma anche le sue competenze, essendo un ingegnere esperto in materia di trasporti: «La molla è il desiderio di far sì che questi benedetti spostamenti quotidiani funzionino un po? meglio. Poi diventa un?esperienza stimolante, in cui si scopre il gusto di darsi una mano, di collaborare. Sono iniziative che si inseriscono in un vuoto, un vuoto di idee, un vuoto anche della politica». «La politica si occupa troppo di altre cose», concorda Sergio Veroli, vicepresidente di Federconsumatori. Lui che vive la realtà di un?associazione strutturata, abituata a confrontarsi con istituzioni e ferrovie, guarda con ammirazione alla realtà dei comitati spontanei: «Le persone dei comitati non sono degli esagitati. Sono persone tranquille, che lavorano. Conoscono molto bene le situazioni e con determinazione e serenità dicono le cose che non vanno. È l?unico modo per ottenere risultati concreti». Battaglie e vittorie Risultati concreti: a quanto pare i pendolari ne stanno ottenendo parecchi. Il più recente è il dietrofront di Trenitalia sul nuovo orario, quello che aveva praticamente fatto scomparire gli Interregionali a favore degli Intercity. La mobilitazione degli utenti, a cui in molti casi danno man forte anche le Regioni, ha spinto l?azienda a promuovere una serie di incontri a livello territoriale (ai quali hanno partecipato anche i rappresentanti dei comitati) per rimettere mano agli orari e reintrodurre gli Interregionali. Non solo: l?azienda si è impegnata, in futuro, a interpellare comitati e associazioni dei consumatori prima di varare il nuovo orario, inaugurando una forma inedita di concertazione sul fronte della gestione dei viaggi. Nessuno, tra l?altro, si sogna di mettere più in dubbio la legittimità dei comitati a sedersi a questo tipo di tavoli: il loro ruolo di voce del territorio è riconosciuto ormai da tutti, Trenitalia compresa: «I comitati», fanno sapere dall?azienda, «costituiscono ormai da alcuni anni importanti e costanti interlocutori». E i rappresentanti dei pendolari fanno sempre il possibile per esserci, non senza fatica: «Siamo tutte persone che lavorano», spiega Dahò, «così dobbiamo metterci d?accordo: chi partecipa agli incontri lo fa con una delega verbale degli altri, non ci sono ruoli definiti rigidamente». Rischi e paure E qui emerge quello che rischia di essere uno dei punti deboli dei comitati: la loro magmaticità, il loro essere trasversali e poco strutturati, legati a situazioni locali delimitate. «Quello che manca», dice Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento consumatori, «è una capacità di crescita della rappresentanza: raggiunto il loro obiettivo, esauriscono la spinta. Forse noi associazioni nazionali dovremmo interrogarci se abbiamo offerto una sponda sufficiente per farli crescere». Dahò, che sovente si incarica del ruolo di portavoce dei comitati di tutta la Lombardia, dice di aver più volte pensato a far fare un salto di qualità organizzativo alla rete dei comitati: «Il tentativo sarebbe quello di creare un riferimento che sia in grado di dialogare con istituzioni e ferrovie in modo più organizzato». Anche perché, ragiona Dahò, «il rischio è l?esasperato localismo: spesso sfugge il concetto che sulla stessa linea ferroviaria convivono esigenze diverse e magari qualcuno deve essere disposto a cedere qualcosa». Un conto è chiedere un treno in più, una fermata in più in una determinata stazione, altra cosa è quando «si esce dall?orticello e si ragiona di tematiche più complesse: contratti, carte dei servizi ecc.». Quindi: è forse giunta l?ora che i comitati diventino adulti, strutturandosi in forme associative più complesse? Dahò confessa di non avere mai avuto il coraggio di spingersi sino in fondo lungo questa direzione: «Temo che si perderebbe quella carica di spontaneismo che ha saputo portare all?attenzione dell?opinione pubblica una serie di istanze importanti». Anche Veroli ritiene che lo spontaneismo sia il vero patrimonio di questo pezzo di società civile: «La forza dei comitati sta nella mobilitazione», dice, «è l?unico modo per far smuovere Trenitalia. A noi associazioni di consumatori tocca invece gestire le cose dal punto di vista più politico». Insomma, a ciascuno il suo: con lo stesso obiettivo: far valere il diritto a viaggiare meglio. E quindi a vivere meglio.


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