Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sostenibilità sociale e ambientale

Perché costa così tanto riciclare la plastica?

Lo scandalo dei consorzi

di Michele Boato

Ci vorrebbe un Germano anche nel mondo del riciclaggio dei rifiuti. O almeno qualcuno che sappia spiegare alcuni dei misteri sulla raccolta differenziata. Uno per tutti: lo sapevate che il riciclaggio della plastica ci costa più di 120 miliardi? E che Replastic, il consorzio che si è occupato del riciclo della plastica (e ora ancora in liquidazione, in attesa di essere sostituito da uno nuovo) ha ccumulato un deficit di 48 miliardi? Il paradosso di Replastic è che dal 1988 al 1992, quando non riciclava nulla, era in ottima salute. Poi, man mano che si è sviluppata la raccolta dei rifiuti, il deficiti annuo è cresciuto. Così, se nel 1997 la raccolta di plastica ha raggiunto le 102 mila tonnellate, per raccoglierne, selezionare e riciclare un chilo sono state necessarie però ben 1.272 lire (500 lire al chilo solo per il costo di raccolta dalle campane oste per le strade): se si conta che il consorzio ha entrate annue di 70 miliardi, si vede che il deficit raggiunge la cifra davvero esagerata di 48 miliardi. Forse basterebbe riflettere sul fatto che le campane che dovrebbero raccogliere la plastica in realtà contengono soprattutto aria. Infatti, il loro contenuto medio è di soli 20 chili di plastica, contro ben 980 litri d?aria. Così la raccolta dellaplastica è ferma a un misero 2,5% in Italia, mentre il vetro riciclato arriva invece al 53%. E pensare che entro il 2002 il decreto Ronchi prevede che si ricicli almeno il 15% di ogni materiale. A ciò si aggiungono i problemi del riciclo degli imballaggi industriali. Il consorzio che se ne occupa, il Conai, sembrerebbe fuori legge, poiché prevede nel suo statuto di sostenere solamente i ?costi aggiuntivi della raccolta differenziata?. Mentre il decreto Ronchi impone a produttori e utilizzatori di sostenere ?i costi della raccolta differenziata del riciclaggio e del recupero dei rifiuti di imballaggi primari?. E quindi non solo i costi aggiuntivi. Su ciò urge un chiarimento. Sennò l?intento positivo del decreto Ronchi – far pagare chi inquina – viene vanificato.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA