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Cooperazione & Relazioni internazionali

Perché dobbiamo accogliere i dissidenti Russi

«Ci sono vittime di guerra anche in Russia», dice la deputata Lia Quartapelle. «E ci sono russi che vivono in Italia e hanno apertamente dimostrato la loro contrarietà a Putin. Per loro chiediamo canali semplificati per il rinnovo e il rilascio dei permessi di soggiorno»

di Anna Spena

Il numero di VITA di Giugno “La mia Russia” è un viaggio nella Russia che non vediamo. Il numero è stato affidato a un collega russo, Alexander Bayanov, esule dal luglio scorso. Bayanov ha interpellato educatori, imprenditori, religiosi, protagonisti delle realtà non profit, restituendoci pagine straordinarie che testimoniano come il regime di Putin stia soffocando la libertà e la sua gente. Ma nonostante tutto la speranza resiste.

«Abbiamo guardato molto all’Ucraina», dice la deputata del Pd e vice presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Lia Quartapelle durante la presentazione del numero di VITA, «ma abbiamo guardato molto meno alla vittime di guerra in Russia. Persone che hanno portato e stanno portando avanti un dissenso e che oggi soffrono della coltre che si sta consolidando nel Paese, della crescente repressione che forse in Italia non vediamo, percepiamo, capiamo. Anche perchè i canali di informazione si sono interrotti, mancano i corrispondenti, i siti liberi di informazione sono stati chiusi, per questo il vostro lavoro è davvero prezioso».

In Europa sembra farsi strada l’idea che nessun russo si ribelli a Putin, invece: «Il numero di persone che fanno sapere di non essere d’accordo con Putin è gigantesco, e queste persone sono coraggiosissime. E sono tanti anche gli esponenti della società civile che, pur restando in Russia, si sono esposti pubblicamente contro la guerra in Ucraina».

Ma per loro, noi come Europa e come Italia, cosa abbiamo fatto? «Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, la situazione delle libertà civili e politiche della Federazione russa ha subìto un ulteriore grave deterioramento», dice Quartapelle. «Lo testimoniano, a partire dalla fine di febbraio 2022, da un lato, le modifiche al codice penale in materia di diffusione di notizie false e offese alle forze armate, che hanno prodotto l'effetto di impedire la libera informazione sulla guerra e l'utilizzo dello stesso termine “guerra”, e, dall'altro lato, l'inasprimento della legislazione sugli “agenti stranieri”, sulla “propaganda gay”, sulle organizzazioni “estremiste” e sulle manifestazioni non autorizzate, una legislazione che, nel suo complesso, limita pesantemente la libertà di associazione, di manifestazione e di espressione del pensiero in Russia. Quindi è importante fornire un sostegno alla società civile russa minacciata dalla repressione del regime putiniano. Anche in Italia è presente un numero non esiguo di cittadini della Federazione russa a rischio nel loro Paese perché oppositori del regime. Noi abbiamo mostrato giustamente capacità di accoglienza nei confronti dei cittadini ucraini, soprattutto donne e bambini, come giustamente sosteniamo la guerra di difesa che l’Ucraina sta portando avanti contro la Russia. Ma noi dobbiamo cercare di aiutare anche quella che sarà la Russia di domani».

Qualcosa si può e si deve iniziare a fare: «I cittadini russi che vivono qui», spiega Quartapelle, «non riescono ad avere una vita quotidiana normale, le difficoltà vanno dall’apertura di un conto corrente al rinnovo dei visti. Ci sono cittadini russi dissidenti che non hanno il permesso di soggiorno e non possono lavorare o persone, che già vivevano in Italia, che hanno dimostrato la loro contrarietà alla guerra e rischiano di diventare illegali perché dovrebbero tornare in Russia per rinnovare il visto ma hanno paura di mettere in difficoltà le loro famiglie o restare bloccati. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare per agevolare l’accoglienza dei dissidenti russi ora che è stata abolita la protezione speciale. Sono giunte segnalazioni di difficoltà burocratiche che queste persone starebbero incontrando. In molti casi queste persone non se la sentono di chiedere lo status di rifugiato per non perdere il passaporto russo e per non esporre i propri familiari in patria a rischi di ritorsione; si sono potuti riscontrare, ad esempio, casi in cui studenti e studiosi provenienti dalla Federazione russa, che abbiano i loro visti e permessi di soggiorno scaduti dopo il 24 febbraio 2022, non possono rimanere legalmente in Italia e al tempo stesso non intendono rientrare in Russia perché a rischio di persecuzione; inoltre altri lavoratori russi presenti in Italia non intendono rientrare in Russia perché a rischio di persecuzione ma, al tempo stesso, non possono sottoscrivere un regolare contratto di lavoro perché, in base agli articoli 21 e 22 del testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998) dovrebbero invece trovarsi, al momento della presentazione della domanda per il nulla osta al lavoro da parte del lavoro, proprio in Russia».

Dovremmo fare un censimento di quanti sono i dissidenti russi in Italia: «Dallo scorso 24 febbraio 2022, ha risposto il ministero dell'Interno, sono state registrate 1.005 richieste di asilo, il 70% delle richieste è stata accolta. Ma come detto non tutti chiedono lo status di rifugiato, perciò dobbiamo concentrarci sulla semplificazione del rilascio dei visti. Quindi sull’ingresso in Italia per motivi di lavoro, studio o ricerca: riconoscimento di una specialità. In caso di dissidenza intellettuale, o di studenti, o ancora di professori universitari pensiamo all’apertura di un canale diverso per il rinnovo e le concessioni dei permessi di soggiorno».

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In apertura l'illustrazione di Diana Zadneprovskaya, giornalista nata nella città operaia di Kemerovo, nella Siberia occidentale e lavora con testate russe indipendenti


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