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Qualcunə era femminista

di Paolo Dell'Oca

In Olanda tra i 94 CEO più importanti del Paese ci sono più Peter che donne. Esattamente così, più persone che si chiamano Peter che non donne. E siccome sui social quando si condivide il post compare la prima riga del pezzo inizio così, a commento della foto di copertina, per poi rimpatriare immediatamente: perché in Italia alla fine è stato eletto un nuovo Presidente della Repubblica.

Una posizione maschilista ascoltata i giorni precedenti all’elezione è stata quella di chi sosteneva che non bastava che il presidente eletto fosse una donna, ma doveva anche avere un curriculum adatto.

Ah beh, sì beh.

Enzo Jannacci

È il cosiddetto argomento fantoccio, una modalità scorretta di affrontare un tema rappresentandone una versione errata o distorta per demolirlo. Come se una persona assennata potesse sostenere che qualunque donna sia adatta a ricoprire la prima carica dello Stato.

Mi colpisce che quando si propongono dei gesti o delle politiche per favorire l’uguaglianza di genere spesso ci sia qualche pragmatico illuminato (di solito un uomo, bianco ed etero, in un paziente esercizio di mansplaining) che alza la manina o la voce per spiegare che non è certo così che si può risolvere il gap.

  • Davvero credi che le quote rosa possano fare la differenza?
  • Sono millenni che l’italiano si scrive così e adesso bisognerebbe aggiungere una lettera?
  • La scuola non ha forse altri problemi che pensare a dei corsi sulla parità di genere?
  • Il doppio cognome… Cosa succederà poi ai figli dei nostri figli, il quadruplo cognome?

Forzo la mano: se le soluzioni sono sempre altre si fa parte del problema. Se nessuna opzione suona decisiva in termini di ribilanciamento degli equilibri di genere, credo si possa perseguirle tutte mentre se ne cercano altre. D’altronde si tratta di un processo culturale e non di un interruttore.

In Arché ci battiamo per i diritti delle donne con servizi, progetti, perfino provando, appunto, a fare cultura. Dialogando su Instagram con Irene Facheris, l’autrice del libro Parità in pillole, guardando ad alcuni paesi del nord Europa (Svezia e Finlandia), Irene sottolineava come pareggiare il congedo parentale tra uomini e donne sia fondamentale per annullare l’handicap che le seconde scontano nella ricerca di un lavoro.

Purtroppo il maschilismo intestino alla nostra società (di cui faccio parte) non è sempre riconoscibile, talvolta mascherato da galanteria: l’uomo che paga, la donna che bada ai figli, l’uomo che guida, la donna che viene giudicata per il suo aspetto estetico, l’uomo pratico con tecnica e tecnologia, la donna che cucina.

Gradualmente, anche grazie al ricambio generazionale, si fanno passi avanti, ma ancora oggi in molti storcono il naso a sentir parlare di femminismo, significandolo (argomento fantoccio) come pensiero che sancirebbe la superiorità del femminile sul maschile, in una sorta di rappresaglia ideologica che sarà pure presente in alcune frange ma non caratterizza la maggior parte di coloro che anelano alla parità di genere e si definiscono femministə.

D'altronde le principali religioni monoteiste veicolano un marcato maschilismo. Si può scrivere? L’ho scritto. Nella Chiesa cattolica (cui appartengo) chi parla dall'ambone è uomo, colui cui sono invitato a confessarmi è uomo. Si confida in Papa Francesco, anche se.

Quando guardo un film (e quando mia figlia guarderà un film) so che probabilmente è prodotto da un uomo, girato da un uomo, scritto da un uomo. Le telecamere sono tenute in mano da cameramen: per esser sicuri di non sbagliare si è incorporato il termine inglese man perfino nella parola cameraman. E il test di Bechdel dimostra che i film in cui due personaggi femminili parlano tra di loro di un argomento che non riguardi un uomo sono la minoranza. Anche qua, di anno in anno si migliora, ma il predominio del punto di vista maschile rimane preoccupante.

Proiettiamo su bambine e bambini una narrazione maschile.

Senza andare ad Hollywood m’interroga come il terzo settore in Italia sia un ambito che coinvolge prettamente operatrici (nel 2016 al 71,9%, secondo i dati Istat) ma ho la netta percezione di non riscontrare tale proporzione nei ruoli apicali.

Quella femminista è una sfida da presidiare e in cui crescerci vicendevolmente. Se un post del genere potrebbe essere (è) scritto da Capitan Ovvio, mi accorgo in scambi quotidiani che pure alcune considerazioni semplici e non studiate paiono progressiste. Qualcunə era femminista, ma tuttə dovremmo esserlo.

*L'immagine scelta non vuole naturalmente essere in alcun modo disturbante o offensiva, e mi spiace se lo fosse: ha l'obiettivo di provocare l'occhio di chi scrolla i post dal suo schermo denunciando un mondo pensato per uomini.


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