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Famiglia & Minori

Quando il Dna insegna a cambiare stile di vita

Accanto alle possibili malattie ereditarie, nei nostri cromosomi è scritto anche il rischio di ammalarsi. Ora per scoprirlo basta un semplice esame del sangue

di Alma Grandin

Oggi, purtroppo, non mostriamo quasi più stupore quando si dà notizia che è stato isolato il gene di questa o di quella malattia; mentre la curiosità aumenta quando si viene informati che anche alcuni comportamenti umani, compresa l?omosessualità, l?abitudine all?alcol, l?atteggiamento aggressivo, lo stato d?ansia o di felicità individuale e persino la sfortuna sono scritti nel nostro genoma. Nelle nostre cellule, quindi, sarebbe programmata l?ora della nostra morte o, più ottimisticamente, si può dire che esiste un gene che, appropriatamente modulato, fornisce la chiave dell?elisir di lunga vita. Ma se è vero che il nostro destino è scritto nei geni, è altrettanto vero che ognuno di noi lo può cambiare. Come? Per esempio prevenendo lo svilupparsi di determinate malattie. Mediante una semplice analisi del sangue, è oggi infatti possibile scoprire a quale tipo di malattia si è predisposti e, di conseguenza, decidere di modificare le nostre abitudini di vita. Gli studi sulla genetica hanno infatti permesso di rivelare la ?predisposizione? ad alcune malattie, anche se è vero che la terapia genica è soltanto agli albori, quindi solo in un futuro prossimo si potrà intervenire direttamente, modificando i geni alterati e quindi scongiurando definitivamente l?insorgere della malattia stessa. «Oggi è possibile adottare strategie preventive, ma solo intervenendo nell?interazione tra gene e ambiente prima ancora che la malattia si manifesti», sostiene il professor Vincenzo Marigliano, geriatra dell?Università La Sapienza di Roma. «Quindi la protezione genetica per la malattia non basta, a questa si può e si deve aggiungere una protezione di stile di vita». «Solo il 20 per cento dello svilupparsi di una malattia genetica è da imputarsi all?alterazione del gene specifico», precisa il professor Antonio Polacco, direttore del Libero Istituto Campus Bio-Medico di Roma, «mentre la malattia si svilupperà in base ad altri fattori e concause, come ad esempio l?alimentazione». Diverse sono oggi le possibilità di screening genetico; tra queste, la prevenzione nelle malattie neurodegenerative come l?Alzheimer, la prevenzione del rischio oncologico (si ricercano i geni che favoriscono la comparsa di determinati tumori, come quello della mammella, della cervice uterina, del colon-retto e della prostata) e la predisposizione a malattie multifattoriali come diabete e ipertensione.


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