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Record speciali

Nessuno ne parla. Ma i loro risultati potrebbero facilmente essere titoli da prima pagina dei giornali sportivi. Le incredibili prestazioni atletiche di persone da sempre abituate a lottare

di Francesco Di Nepi

Lunedì 29 settembre 1997, Bassano. Giancarlo Cosio, ragazzo disabile privo di una gamba e dei due avambracci, taglia sulla sua bicicletta speciale il traguardo della gara dell?ora. Un respiro profondo. Un?occhiata al segnalatore luminoso. È record, sì, 38,093 km percorsi in sessanta minuti di corsa. Stracciato il primato precedente, appartenente al francese Renoux che, nello stesso tempo, ne aveva percorsi 37,712. Non siamo ai livelli dei normodotati, ma poco ci manca. E questo è soltanto l?ultimo dei tantisssimi risultati storici che atleti disabili di ogni nazionalità hanno detenuto o detengono attualmente nelle diverse discipline sportive. Cento metri, maratona, 1500 metri, staffetta, salto in alto. Quest?ultima specialità riservata ad atleti videolesi (che gareggiano grazie all?aiuto di segnali acustici fatti dal proprio allenatore, che consentono loro di orientarsi e staccare al momento giusto), o che comunque abbiano la possibilità di mantenere la posizione eretta grazie all?aiuto di protesi. Tra i primi, va segnalato il record dello spagnolo Velez, che nei campionati di atletica in Spagna del 1993, saltò 1,95 metri. Un risultato incredibile anche quello del canadese Boldt, amputato, che nel 1996, ad Arnhem, ha superato la misura di 1.96 metri. Ogni disciplina sportiva, riservata alla categoria dei disabili, ha il suo recordman. E le sue tecniche di base. Fondamentali per permettere a questi atleti di superare le ovvie difficoltà. E di battere, a volte, anche gli atleti normodotati. Nel mezzofondo, nel fondo e nella maratona per esempio, i ragazzi emiplegici con buona funzionalità degli arti superiori e del tronco ottengono risultati clamorosi potendo anche usufruire, in aggiunta agli immensi sforzi muscolari delle braccia, della velocità delle ruote della carrozzina. Nei 5.000 metri maschili, per esempio, lo svizzero Frei, sulla sua carrozzina, ha fermato il cronometro sui 10.23.66, due minuti abbondanti in meno dell?etiope Gebreselassie, che nel 1995 aveva stabilito il record mondiale dei ?sani? in 12.44.39. Nella staffetta riservata a ragazzi videolesi c?è solo una regola diversa dalle gare normali: non si assiste ad alcun passaggio del testimone. Con risultati, anche qui, molto vicini alle gare di atleti normodotati (38,13 secondi nella 4 per 100 contro i 37.40 dei recordman statunitensi). Risultati positivi che sono però strettamente legati all?attenzione che, ogni singolo paese, riserva allo sport per disabili. Un dato importante, a questo proposito, raccolto durante lo svolgimento delle Paraolimpiadi dice che, dopo quelle disputate a Roma nel 1960, per i nostri colori si è avuto un notevole calo del numero di medaglie (e quindi anche di record). Calo che è legato alla altalenante situazione delle federazioni sportive italiane, che hanno un compito fondamentale nel supportare l?evoluzione della pratica sportiva per disabili. Dal 1980 in poi si è notata invece una progressiva crescita del medagliere nazionale che ha avuto il suo culmine alle Paraolimpiadi di Seoul, nel 1988. ? Calcio Un torneo particolare Calcio in primo piano. Ma anche spettacoli, gite turistiche e degustazione di tipici piatti flegrei. Questo il programma dei Campionati europei di calcio a cinque, riservati a ragazzi malati psichici, svoltisi dal 2 al 5 ottobre a Pozzuoli. Manifestazione organizzata dall?associazione sportiva culturale e ricreativa ?Obiettivo uomo?, con la partecipazione della Federazione italiana sport disabili. Circa duecento atleti, in rappresentanza di tredici nazioni, sono giunti a Pozzuoli per un appuntamento molto atteso. A cui hanno aderito ragazzi di diverse nazioni tra cui Albania, Belgio, Francia, Lussemburgo, Regno Unito, San Marino, Svezia e, naturalmente, Italia. Chi ha vinto? Forse, in un evento del genere, è la cosa meno importante.


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