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Politica & Istituzioni

Riuscira’ il signor W…/Quella nave che sta a galla se sta ferma

Veltroni prende la guida di un partito il cui equipaggio non vuole andare da nessuna parte. E che è nato senza una ragion d’essere e senza un’identità forte...

di Fabrizio Tonello

Parafrasando Brecht, si potrebbe dire: «Beato il partito che non ha bisogno di leader carismatici». L?entusiasmo per Walter Veltroni del ceto politico del nascituro Partito democratico è la migliore conferma che il sindaco di Roma viene chiamato a fare da ostetrica nel momento in cui «il parto stava andando male», come ha detto senza ipocrisia il ministro Paolo Gentiloni. Resta da vedere se un?abile levatrice sia sufficiente per far crescere sano e robusto un bimbo affetto da evidenti malformazioni genetiche.

Le radici perdute
La ?malformazione?, se ci è permesso insistere nella metafora, consiste nel fatto che il Pd mette insieme i resti di due partiti sciolti da tempo ma dotati di forti identità e corpose ragioni d?essere: la Democrazia cristiana e il Partito comunista. Schierati in campi opposti, i due partiti avevano una loro complementarietà e necessità che li ha fatti sopravvivere per mezzo secolo dopo la Costituente. Se la Dc garantiva l?ancoraggio all?Europa e agli Stati Uniti, il Pci garantiva la difesa degli interessi dei lavoratori che, in sua assenza, non sarebbero stati rappresentati all?interno delle istituzioni repubblicane. Sono queste radici profonde che hanno permesso la sopravvivenza del ceto politico dei due partiti durante e dopo gli anni 90.

Se oggi Andreotti, Pisanu, Casini, De Mita, Bindi, Prodi, D?Alema, Angius e Bersani sono ancora in politica, con collocazioni variegate, è perché i partiti di De Gasperi e Togliatti hanno creato l?unica classe dirigente degna di questo nome che l?Italia abbia avuto dopo il 1861.

Certo, non sono stati capaci di impedirne la degenerazione a contatto con il virus craxiano e la società del benessere degli anni 80, ma hanno svolto onorevolmente la loro funzione per 30 anni e di ciò sarebbe bene avere memoria.

Cambio di scena
Il problema del Partito democratico, invece, nasce quando il suo progetto originario si è già dimostrato impossibile. Nella elaborazione di Michele Salvati, si trattava di ?americanizzare? la politica italiana, costruendo un partito di centrosinistra che costringesse Rifondazione, Verdi e altre forze radicali a sottomettersi o scomparire. Il Pd, aiutato da un sistema elettorale maggioritario, avrebbe dovuto svolgere la sua funzione di governo in alternativa con un partito di centrodestra, possibilmente de-berlusconizzato, marginalizzando gli ?estremisti? dalla politica italiana.

L?idea fece poca strada perché, a sinistra, le forze radicali hanno una cultura politica solida e un insediamento sociale autentici, cosa che negli Stati Uniti evidentemente non è. A destra, l?idea di fare uscire di scena Bossi e di ?educare? Berlusconi (o un suo successore) alla democrazia anglosassone si è rivelata altrettanto velleitaria: nello scontro di coalizioni ogni voto conta, anche quelli di Alessandra Mussolini.

Questo progetto è stato quindi silenziosamente abbandonato e il Partito democratico è diventato poco più di un mezzo per assicurare un decente livello di coesione al governo Prodi, senza la quotidiana cacofonia di dichiarazioni Rutelli-Binetti-Fassino-Bersani. Ma per quale miracolo costoro dovrebbero tacere domani con Veltroni, se l?attuale presidente del Consiglio non è riuscito a imporre loro nemmeno mezza giornata di silenzio stampa?

Il partito, quindi, vuole nascere senza una ragion d?essere precisa e una identità forte: la collocazione europea non è messa in discussione da alcuna forza politica, la società di mercato è un orizzonte che neppure Turigliatto e Caruso osano contestare. Forse il Pd parlerà di «modernizzare l?Italia», un Paese dove notoriamente le modernizzazioni si fanno per processi spontanei, non guidati e spesso neppure capiti da Roma: uno slogan, non un progetto politico. Opporsi al berlusconismo è senza dubbio una necessità, ma una coalizione elettorale con le forze alla sinistra del Pd rimarrebbe comunque necessaria. Difendere i diritti dei lavoratori non sembra una priorità del governo Prodi, che fin qui ha dato l?impressione di volere piuttosto risanare i conti pubblici e garantire la competitività delle aziende.

Cercando entusiasmo
Questa carenza di un orizzonte ideale forte lascia il partito in balìa di oscillazioni continue, di opportunismi e furbizie quotidiane. Oggi si promette di ridurre il debito, domani di aumentare le pensioni, oggi si lanciano i Dico, domani si seppellisce il progetto. Un leader ?forte? può rimediare a tutto questo?

L?idea di Veltroni per il Partito democratico sembra essere un partito-federazione in cui coesistano sensibilità politiche e culturali assai diverse, come quelle che negli Stati Uniti fanno convivere nel partito dell?asinello Jesse Jackson con personaggi assai conservatori. Un partito aperto a nuovi talenti, nuovi soggetti, nuovi entusiasmi. Sulla carta, questo suona assai più interessante della ?fusione fredda? a cui stava lavorando il Comitato dei 45 insediatosi qualche settimana fa.

La nave immobile
Purtroppo non è sufficiente mettere una targa di benvenuto all?ingresso per far sì che il partito sia davvero «aperto ai nuovi talenti». Occorrerebbe che i cittadini avessero la sensazione di poter fare qualcosa, di poter decidere, di poter cambiare le cose. Ma l?intero, compatto ceto politico del Pd ha invece un unico obiettivo: la propria sopravvivenza, il mantenimento di una credibilità politica sufficiente per arrivare, se non a fine legislatura, almeno alla fine del 2008 o del 2009. Poi si voti pure, con Veltroni come leader, e se andasse bene sarebbe perfetto, se andasse male una comoda opposizione in Parlamento a un nuovo governo Berlusconi non sarebbe una prospettiva così disastrosa.

Veltroni prende quindi la guida di una nave che può galleggiare, ma a condizione di restare immobile: l?equipaggio non vuole andare da nessuna parte. Gli saranno grati se saprà evitare le secche, gli scogli e gli iceberg ma che non si provi a volere far rotta per qualche punto definito dell?oceano, altrimenti lo aspetta la sorte del povero capitano Bligh in un film che Walter conosce bene.


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