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Scout al contrattacco

Il mondo è cambiato, anche lupetti e coccinelle ripensano se stessi. Il presidente Patriarca delinea una proposta educativa. E al governo dell’Ulivo manda a dire: ci avete un po’ deluso

di Roberto Beccaria

Buon compleanno. Da novant?anni i ragazzi di Baden Powell scorrazzano per i sentieri e le città del mondo e dell?Italia: 200 mila giovani e circa 30 mila ?capi?, nel nostro Paese, e quasi 30 milioni di persone in tutto il mondo. Un vero e proprio popolo, guidato da tre anni da Edoardo Patriarca, presidente dell?Associazione guide e scout cattolici italiani (Agesci). Laureato in chimica, 43 anni e due figli, di 16 e di 13 anni, anche loro scout, insegnante in un istituto tecnico di Carpi. Per lui e per tutti gli scout il 1997 è un anno particolare. Dal 2 al 9 agosto, infatti, si tiene la seconda Route nazionale ai Piani di Verteglia, in provincia di Avellino. Un evento, se si tiene conto che la prima era stata celebrata nel lontano 1979. Ma che cos?è la Route? Lo chiediamo allo stesso Patriarca. Si tratta di un momento per riflettere sulla situazione dello scoutismo e dell?Italia intera. La Route serve a verificare se la nostra proposta educativa sta dando i suoi frutti: nel 1979 bisognava capire come porsi di fronte al momento tumultuoso che stava attraversando la società e la Chiesa stessa. Oggi vogliamo che lo scoutismo si rinnovi, pur rimanendo fedele alla sua tradizione. Una tradizione antifascista, laicale ed ecclesiale, come recita lo statuto. E nella Route c?è spazio anche per affrontare alcuni temi molto attuali e scottanti, visto il momento politico che sta attraversando il nostro Paese. Soprattutto per quel che riguarda l?educazione dei giovani. Per esempio la riforma della scuola, voluta dal ministro Berlinguer. Come insegnante condivido il progetto, anche se è davvero ambizioso. Tuttavia non si può assolutamente procedere a riformare seriamente il mondo della scuola se non ci sono i soldi. Intanto però il ministro Berlinguer sta punzecchiando le scuole private. Credo che valga la pena insistere per ottenere la parità, ma prima va rimessa a posto la scuola pubblica: sia per quel che riguarda gli insegnanti, sia per l?edilizia scolastica. Le scuole al Sud sono davvero fatiscenti e nessuno fa nulla. Un Paese che non investe sull?educazione dei giovani non ha futuro. A questo proposito, sullo scorso numero di ?Vita?, il professor Vittorino Andreoli parlava di giovani senza giovinezza. Che cosa contrappone in concreto l?Agesci allo sballo dei giovani d?oggi? Proponiamo una vita che vale davvero la pena di vivere, con degli adulti che mostrano e testimoniano una possibilità diversa per vivere: niente predicozzi, ma una sincera amicizia. Anche perché i giovani d?oggi sono sballati perché gli adulti sono senza bussola. Oggi si dimentica che le cose belle costano. E la fatica, a volte, è la condizione necessaria per ottenere qualcosa di bello. Adulti, d?accordo. Ma la famiglia? Noi abbiamo davanti di tutto: famiglie splendide e famiglie distrutte. Ma anche a loro presentiamo la nostra proposta: vostro figlio sta vivendo un?esperienza. E voi ci state? Questo tante volte ha aiutato a superare momenti davvero difficili. Perché senza una famiglia, con padre e madre, i bambini non crescono correttamente. Non dimentichiamoci che, se anche si smettesse un giorno di essere marito o moglie, padri e madri si rimane per sempre. Passiamo alle polemiche sulla politica. In occasione delle ultime elezioni eravate stati accusati di esservi schierati ufficialmente a favore del centrosinistra. A distanza di un anno dalla nascita del primo governo di sinistra vi ritenete soddisfatti dal lavoro fatto, oppure delusi? Noi non avevamo ufficialmente appoggiato l?Ulivo piuttosto che il Polo, anche se è vero che il centrosinistra sembrava dare maggiori garanzie. Tuttavia ora molti dei progetti fatti in campagna elettorale sono rimasti lettera morta. Facciamo un esempio: la vicenda albanese. Come scout stiamo facendo da quattro anni a Valona quello che il nostro governo non è riuscito a fare: aiutare il popolo albanese, considerandolo una ricchezza e non una palla al piede. Invece Prodi e i suoi stanno affrontando la situazione come un?eterna emergenza. Ciò non è degno di uno dei sette Paesi più industrializzati del mondo. Non è possibile che, se non ci fosse stato il volontariato, le città della Puglia sarebbero letteralmente affondate. Insomma, si può dire che siete diventati critici rispetto all?Ulivo. Andiamo calmi: giudichiamo e valutiamo i singoli progetti. Per esempio, la ministra per la Solidarietà sociale Livia Turco sta facendo buone cose sull?infanzia. Certamente, comunque, rispetto alle aspettative è corretto dire che ci hanno tutti un po? deluso. Alla Route ci sarà anche un incontro sulla droga con don Ciotti. Ormai oggi non è più il fumo il problema dei ragazzi. Sono le pasticche a 10 mila lire, che devastano il cervello. Non è problema di legalizzare o meno. Il vero problema è educare i giovani, prevenire: per esempio nessuno dice che per la prevenzione nelle scuole il ministero ha letteralmente dimezzato i fondi. Questo è uno scandalo: smascheriamo i politici che parlano e non agiscono. Comunque per educare e prevenire non si può fare a meno della famiglia, innanzitutto, e di realtà come quella degli scout. Perché i giovani hanno assolutamente bisogno di ritrovare il gusto della vita. Per concludere, quale augurio farebbe per i 90 anni dello scoutismo? Che possa sempre stare al passo dei tempi, pur mantenendo fermi la sua tradizione, i suoi valori, il suo metodo educativo. Ci sono splendide sfide per il terzo millennio che sta arrivando e noi siamo qui pronti per affrontarle. E allora, buon compleanno. L’opinione Ci vuol passione… Sono passati quasi vent?anni dalla prima Route scout. E in questi venti anni molto è cambiato, sia nella società, sia nella Chiesa. Nella società, allora, c?era una grande anima contestatrice e rivoluzionaria. Lo scoutismo, a quel tempo, era anch?esso anima di questa contestazione. E molti benpensanti ci vedevano proprio come i rivoluzionari per eccellenza: andavamo in giro con i calzoni corti, piantavamo tende dappertutto, incuranti della scomodità dei luoghi e del tempo atmosferico. Nella Chiesa, d?altro canto, si viveva tutto il travaglio del periodo pre e post conciliare. Oggi, invece, viviamo in un periodo in cui tutto è dominato dall?indifferenza: ormai andare per campeggi o essere naturalisti è all?ordine del giorno e anche nella Chiesa si vive l?esperienza di fede con una partecipazione molto meno viva. Il rischio che correva l?Agesci negli anni ?70 era quello di essere piena di contraddizioni, così come tutta la società. Oggi, invece, gli scout italiani corrono il rischio di non essere appassionati. I valori dello scoutismo sono per me validi tuttora, in qualsiasi luogo del mondo, ma devono essere vissuti radicalmente. Se si cerca la mediazione, come talvolta mi sembra di vedere nell?Agesci, gli scout diventano il sale senza sapore di cui parla il vangelo. Il problema di base rimane quello dell?educazione dei giovani. Cosa che, tra l?altro, mi sembra che manchi anche nella riforma della scuola di Berlinguer: se si affievolisce la cura del rapporto tra educatore ed educato, nessuna scuola potrà mai fare il suo dovere. Così come nessun movimento ecclesiale, come gli scout. di Giancarlo Lombardi


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