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Se l’anziano scappa di casa

Vivono soli e spesso in povertà, in appartamenti fatiscenti e troppo costosi per le loro pensioni. Così migliaia di persone finiscono all’ospizio. Che fare?

di Francesco Di Nepi

Nei primi decenni del nuovo millennio saranno un terzo della popolazione italiana. Prede di una vecchiaia incalzante, sempre più soli, sempre più spersi all?interno di case vuote e inadatte alle loro esigenze. Pensare al ricovero in istituti o cliniche? È l?ultima risorsa, a cui ricorrere soltanto in caso di emergenza. Da utilizzare soltanto nel caso in cui fallissero le proposte e le idee emerse nel corso del primo convegno della neonata associazione ?Abitare e anziani? ( tra i soci fondatori c?è anche l?Auser), struttura che si prefigge, tra gli altri, l?obiettivo di creare un habitat adeguato alle esigenze di chi invecchia. Da solo o, al massimo, in coppia. Nel primo caso si parla di un numero vicino ai due milioni e 400 mila persone, nel secondo si sfiorano i quattro milioni e mezzo. Complessivamente i due terzi delle persone con più di 65 anni vivono sole o con l?unica compagnia del coniuge; e la metà di esse non ritiene di poter fare affidamento sui propri familiari nel caso di difficoltà insorgenti e foriere di limitazioni dell?autonomia. In definitiva, gli anziani trascorrono i loro giorni, nella grande maggioranza dei casi, in abitazioni di proprietà (il 79% degli ultrasessantenni, la media più alta in Europa) ma che, con il passare degli anni e la lenta diminuzione del nucleo familiare ad una sola persona (quasi sempre di sesso femminile), diventano troppo grandi e dispendiose (sono sempre di più, infatti, gli anziani che si lamentano di dover consegnare, ogni anno, una mensilità della propria pensione all?Ici). La casa, certamente, rappresenta una sicurezza, ma anche problemi e incombenze onerose, che diventano col passare degli anni insopportabili. E allora? «E allora», spiega Giuseppe De Rita, presidente del Cnel, anche lui presente al convegno, «gli anziani finiscono per recarsi in un istituto. Dove pensano di sentirsi più sicuri, più controllati e, soprattutto, meno soli. Ma, a parte il fatto che se tutti gli anziani dovessero essere ospitati in ricoveri si aggiungerebbero 60.000 miliardi al conto arrivato al ?tavolo? del Servizio sanitario nazionale, nel momento in cui questi si trovano in uno di questi ricoveri scoprono che la loro idea era una semplice illusione. Perchè ognuno di noi deve vivere e morire nella propria abitazione». Servono soluzioni alternative, dunque. Da creare attraverso alcune, semplici, regole base. La prima è quella di favorire, attraverso appositi incentivi economici e fiscali, la realizzazione, all?interno delle case degli anziani, di strutture in grado di fornirgli sicurezza e semplice gestione del proprio habitat. Anche sfruttando e sperimentando nuove soluzioni tecnologiche. La seconda regola vale per tutti quei ?vecchietti? che non vogliono modificare la propria casa: pretendono semplicemente di cambiarla. Per questi servirebbero offerte abitative valide: ad esempio piccoli alloggi da dare in affitto a canoni accettabili e ?in sintonia? con le loro (sempre più scarse) possibilità. Magari con servizi per garantire confort e sicurezza, come il portierato 24 oer su 24. Sembra così tutto facile, ma non lo è. Un?idea potrebbe essere quella di attivare dei programmi residenziali in grado di realizzare nuovi alloggi in zone disponibili o di utilizzare immobili pubblici dismessi, vuoti o inutilizzati. Le ultime, ma fondamentali proposte emerse nel corso del convegno, riguardano l?anziano inteso come persona fisica: individuo che ha bisogno di un netto miglioramento (da ottenere ?sfruttando? il sistema del privato-sociale) di tutti quei servizi a lui rivolti e anche di uno studio costante ed attento ai cambiamenti della sua vita e della situazione economica e sociale. Un?analisi, insomma, che porti all?istituzione di specifiche e mirate politiche in sostegno di chi invecchia. Per non ?bucare? il 1999: per chi non lo ricordi, è l?Anno internazionale degli anziani. Per informazioni: Associazione ?Abitare e anziani? via dei Frentani 4/A, Roma. Telefono: 06/44481298. Soli o in coppia Famiglie di anziani: 6.900.000 Anziani che vivono soli: 2. 500.000 Coppie di anziani: 4.500.000 Anziani soli 65-74 anni: 20,3% Anziani soli sopra i 75 anni: 37,9% Anziani proprietari di casa: 79% Età delle case abitate da anziani: 30-40 anni fonte: Cnel 1998


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